IL VOLO DI ICARO
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Post n°62 pubblicato il 29 Dicembre 2016 da IoDomenico
UN MENO DUE e un anno si aggiunge agli altri tra ricordi, rimpianti,sensazioni,gioie il nuovo dietro al tempo si arricchisce di auguri, tutto sembra possibile, tutto da presentare al Dio della speranza in ogni giorno da lustrare nel cammino della vita. Vi auguro il bene interiore e il senso gaio verso cui la nostra meta tende il passo. buon 2017 |
Post n°60 pubblicato il 23 Ottobre 2013 da IoDomenico
Ci sono tempi in cui il passato è una memoria senza un valore. Si presenta in un mattino così inutile che pur preparandolo nulla può mutare. Lo trovo nei gesti di operai che nel riesumare dei corpi usano strumenti che spezzano ogni vista. Già io non avrei dovuto esserci ,ma ero lì ed essi sapevano, chissà perché avevano rabbia e così poca umanità. Non avevo idea cosa cercassi in quel mattino, dopo oltre trenta anni dal giorno in cui i miei chiusero i loro sguardi. Avevo voglia di ritrovarli, forse lo stupido pensiero che nulla si fosse consumato quasi si potesse pensare di abbracciarli. Dopo tanto, dopo un calore dimenticato. Non potevo non esserci era un appuntamento, con la realtà, col mio dovere di sempre, di figlio. Era un tempo, e tutto poi appariva inutile, persino ciò che avevo costruito come se tutto fosse ciò che avrei dovuto consegnare alla loro memoria. La mia vita fratturata in un intimo dolore la costruivo sulle loro ceneri, nel loro lavoro da portare avanti, perché nulla fosse perso di ciò che avevano conquistato. La mia vita dal giorno dopo è stata l’idea da omaggiare ai loro sacrifici, e dentro tutte le mie conquiste io avevo il pensiero che loro fossero una traccia di ciò che raggiungevo. Io tratteggiavo i passi che dovevano essere il prolungamento d’un disegno dei loro destini. Lo facevo con orgoglio, cercando di rintracciare la mia vita che sembrava passarmi accanto, in un marciapiede opposto, senza mai incontrarsi se non per un nulla. Poi arriva il tempo è tutto appare inutile, stupidamente un sogno che non avrei dovuto trattenere, perché le cose perse non si possono ritrovare neanche calcando le orme che appaiono un segno. Resti solo, proprio come in quel mattino, in un silenzio così diverso da ogni altro. Neppure le scuse d’un operaio hanno un senso, perché avevano ragione loro, lì non vi era più nulla. E da quel momento non sapevo più dove cercarli. Non aveva logica. Tutto era stato senza fosse più abbraccio. Tutto un ricordo così sbiadito che rinunci persino a rintracciarlo. C’è solo una lacrima piccola, sfuggita. Ma basta un segno sul viso per cancellarne l’ultima sensazione. |
Post n°59 pubblicato il 16 Ottobre 2013 da IoDomenico
IO LO SO…
Io lo so che non sono solo… nella mia scelta,nella lotta, nella pazienza di un’attesa, non sono solo dentro la mia delusione , stretto alla concretezza, o ad una speranza.
In un angolo d’anima legato alla nuda pelle di un battito in affanno so che non sono solo navigo la vita stretto a rami in derival onde d’amarezza nel giudizio che non può comprende so che non sono solo se il riflesso dei miei occhi si smarrisce in questa forza per stare agganciati e intorno il chiasso del mio deserto sussurra il vento di una carezza
Io, so… che non sonosolo © Domenico Nava |
Post n°58 pubblicato il 11 Ottobre 2013 da IoDomenico
Luci del giorno ad abbracciare i gesti
senso da dare a un tempo dietro un banco col silenzio che attende
le parole non si trovano più assemblano la maschera di sempre
l’ombra del giorno, l’impressione delle cose tutto muove nei passi del mondo mentre l’animo si sussurra e attende l’arcobaleno del suo essere
l’animo parla di te come a costruirsi con un amore in un segno dentro al petto e un fiore lasciato sul grembo e l’uomo sta dietro la saracinesca
un giro di chiave e la vita suona col correre dei passi, il sorriso dei bimbi lo strillo di mamme e i nonni che stringono mani piccole e i desideri
inizia sempre così il gemere della vita dietro al tuo banco. © Domenico Nava |
Post n°57 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da IoDomenico
La luna d’argento si maschera d’alone rossastro traspare nel tono d’un pudore comesfogliasse la durezza dei giorni che una guerra assomma sul globo terrestre
il nulla del tempo d’un evento compiuto
il senso d’ogni passo dell’uomo appare l’ombra poggiata sulla luna e non basta mostrarne la bellezza il rosso dell’uomo sbriciola o infiamma il deserto del suo spazio il ruolo in cui una mano contro l’altro è arma e persino l’innocenza si veste di follia
il brillio d’un punto d’universo poggia sulle acque e rispecchia il tempo d’una ponderazione quiete che si offre ad angoli d’amore ma l’uomo vive la sua guerra @ diritti riservati Nava Domenico |
Post n°56 pubblicato il 26 Settembre 2013 da IoDomenico
alzare lo sguardo e trovare un cielo di stelle. sembrano radunarsi davanti ai miei occhi, luccicano per scintillare la mia sensazione ed io mi chiedo dove sia la mia stella. Fumo, non lo facevo da tanto mi serve quando cerco energia. Sembra una sera d'agosto solo un po più frizzantina. Chissà cosa hanno le sere come queste per avvertirle come speciali. Forse il riconoscerle o cercare di interpretarle per vivere. Ma è troppo difficile in una sera spiegarsi parte della vita. E che senso avrebbe, sarebbe come se qualcuno mi spiegasse il perché d'una stella; Non mi serve mi basta vederla nel suo brillare. Manca la Luna, forse per questo ci sono tante stelle in libertà. Vorrei il mio sacco a pelo, quello che sapeva di libertà. Cosa non farei per abbracciarla, è ciò che cerco sempre a costo di farmi poi dei nemici. Spesso il mio senso di libertà è sopraffatto dal mio dovere ed io non sono il vero me stesso. La vita si impone, detta legge sul suolo ma qui, nell'infinito ogni mio pensiero spazia sino al riflesso più lontano. E in quel riflesso forse c'è un Dio o solo la parte fragile della mia umanità... |
Post n°55 pubblicato il 11 Settembre 2013 da IoDomenico
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Post n°54 pubblicato il 03 Settembre 2013 da IoDomenico
Lasciami i tuoi occhi, le tue mani,
© Domenico Nava
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Post n°53 pubblicato il 05 Agosto 2013 da IoDomenico
serve la notte a luccicare desideri a reperire fra la rena i nostri averi a guidare una bracciata verso il lampo dei fari o trovare amore in voce di conchiglia e coricare nel vento il soffio delle palpebre
la notte dei miei silenzi d’una luna che rincorre le risposte che non bastano alla mente e… viandante senza suole che piantano orme parte di verità confusa nel giorno sulla scia di stelle immagino un volo una costellazione che schizzi la fiaba del mio termine poiché vi sarà nell’immenso disegno dei tempi la risposta che nell’animo ho muta
ci sarà nel riflesso notturno il punto che rompe l’inquietudine e marea dell’errare sia la boa per annodare il mio attracco la notte dell’amore
@ Domenico Nava
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Post n°52 pubblicato il 17 Luglio 2013 da IoDomenico
IL FIORE SULLA ROCCIA Alita il vento sulla roccia leviga l’orma d’una memoria ciò che sulla battigia trascina
Scaltro è il potere scortica interiormente la considerazione dell’uomo, d’un lavoro
sudore della fronte fatica che consuma la carne e logora i sogni goccia d’ogni sforzo
quanto costa chinare la schiena e stringere fra le mani il nudo destino
si avverte marcato dal colore della pelle onestà e sacrificio… da confidare ad una generazione
subdolo il potere ciarla di finanza e s’impadronisce della dignità sigillo d’un lavoro
e sulla riva dei giorni la memoria scorge chi parte quando sulla roccia cresce la radice d’un fiore @ Nava Domenico clicca qui per ascoltare tornando sulla poesia |
Post n°51 pubblicato il 30 Ottobre 2012 da IoDomenico
Con le mani stava appoggiato al parapetto della nave, su di sé sentiva il peso degli anni e il suo sguardo aveva le pieghe che nel tempo lasciano i sorrisi, le rughe tracciate da una vita di stenti. Il vento si trastullava coi suoi brizzolati capelli, con il riporto che lambiva la tempia, mentre sul viso si adagiavano i cristalli di sale che nell’aria il traghetto sollevava allontanandosi dalla costa al massimo dei motori. Il suo sguardo stava in un tuffo tra la schiuma biancastra che si allargava con le onde e la sponda calabra, mentre cresceva il frastuono della gente che si affollava sul ponte, lasciava che ogni ricordo fosse accompagnato dalle onde, che lievi si accavallavano dinanzi ai suoi occhi. Stava ad osservare con le palpebre strizzate per il sole la distanza che si creava fra l’azzurro del mare e il verde dei boschi, chiazzati dai profili delle case distanti. Accanto a lui un uomo indicava il punto in cui sarebbe stato costruito il ponte.... I traghetti erano stati parte della sua vita, non saprebbe dire a che età iniziò a salirci, ma gli è rimasto dentro l’odore dei motori, della nafta che aleggiava nei corridoi che portavano in coperta, sino a percepire quello dei saloni, delle stoffe dei divani occupati dal chiacchierio della gente che li riempiva.... L’attraversamento da Reggio durava circa un’ora e non sempre l’orario di partenza e quindi di arrivo veniva rispettato, causa il ritardo dei treni a cui la nave faceva da coincidenza, e che portavano soprattutto d’estate i tanti emigranti che rientravano nella loro terra. Ma per lui quel viaggio non aveva mai fine, ricominciava dopo che aveva toccato l’altra sponda sino all’imbrunire.
stralci da...Il traghetto di D.Nava |
Post n°50 pubblicato il 24 Agosto 2012 da IoDomenico
Nel seguente frammento del racconto “Il soffio d'uno sguardo” tratto dal libro "Frammenti" di Domenico Nava ...il momento nasce da uno sguardo per essere esplosione concatenata di sensazioni.
In quel momento apparve lei con i suoi piccoli occhi neri affacciati alla vita, e l’aria spaurita d’un pulcino, avvolta in un bianco lenzuolo. Starei ore a ritrovare nella mia mente quel primo sguardo, a invadermi di gioia, che avrei urlato per quel nostro primo bambino. La adagiai accanto a Laura, al suo seno perché tornasse a vivere il calore della mamma; avvicinandomi fu facile scivolare sulle sue labbra in un tutt’uno mi piegai in un bacio mentre incrociavo i suoi occhi. E lì in quello sguardo, rividi il nostro primo vero incontro. La clandestinità aveva una sola forza, l’unica che sapeva infiammare il nostro pensiero, la sola che poteva giustificare il nostro abbraccio: l’amore, che scavalcava le ipocrisie, le riempiva di verità da non potere annullare, di certezze che sembravano mondare ogni peccato. Fuori pioveva: sotto il giaccone a coprirmi solo un pantalone, ai piedi gli infradito della doccia. Mi ritrovavo così a salutarla, dopo che la nostra passione aveva disfatto le lenzuola di un letto, in cui si era stretta agli animi, senza tregua, in mezzo ai pensieri, ai respiri, alla parte di noi che nasceva nel contatto della pelle, della nostra intimità. Stetti fermo ad osservarla, fra il buio intorno e le luci poco distanti del piazzale d’una piccola stazione di paese, giallognole come fossero una sfera di sole. Respiravo quel posto per la prima volta e percepii dentro di me lo sbalordimento nel trovarmi in strada fra l’ora della notte e il primo mattino. Avvertivo l’aria umida, l’odore della pioggia che ristagnava nella terra ma più di tutto stavo immobile a fissare i suoi occhi. I nostri occhi avevano bisogno di quell’amore, non illecito, non egoistico, non calcolatore; quell’amore da mostrare agli altri, che nasce dalle ceneri di altre unioni, eppure capace di brillare con esse. L’amore puro, da non nascondere agli occhi di nessuno. Le storie hanno partenze e arrivi come fu per quel treno, che mi trasportò vicino alle nostre sensazioni. Ed ecco ora, di nuovo quel momento. Nel suo sguardo mi ritrovavo ad incrociarli nel calore di quella stanza, nel respiro della nostra piccola bimba ed io ricordavo la vibrazione di quel primo incontro, il suo profumo, le carezze di mani fra le ciocche di sottili capelli e in un sorriso mi strinsi ai suoi occhi, che ora brillavano del sogno di essere donna e mamma. Nei suoi occhi leggevo la felicità.
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Post n°49 pubblicato il 08 Giugno 2011 da IoDomenico
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Post n°48 pubblicato il 06 Giugno 2011 da IoDomenico
Cosa muterà una poesia, all’orecchio del mondo strappato al suo ruotare, se è la prepotenza, il fiore coltivato nel giardino d’uomo
cosa sostituirà una preghiera se non si snoda dentro un cuore labbra smosse d’un catechismo
cosa reggerà una legge se non sa farsi pensare nel rispetto d’ogni simile
cosa sposterà l’impegno che non riesce neanche a farsi riconoscere essere è solo apparire
se una vita è solo un bocciolo sepolto dal giorno cosa cambierà… se l’umanità vive offuscata nei gesti dell’empio d’un senso che l’Io è la cima su cui devi saper svettare
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Post n°47 pubblicato il 06 Giugno 2011 da IoDomenico
Cosa fai quando ti trovi solo… gli averi da far arrivare sembrano nuvole sui cui nessuno potrà giungere, cosa fai quando non ti riesce d’esprimere l’autentica parte di te, credono poterla riconoscere scambiandola al poco che sfoggia col tuo essere. Cosa fai...quando gli sguardi incrociano barriere che non vorresti ostili o presuntuosi al comprendere. Cosa fai se al tanto da donare esprimi solo indifferenza, se un dolore anziché sbriciolarsi nel tempo dei giorni si fa forza e nega ogni parte di te che non sia solo ragione. Cosa fai…se intuisci che se ti perdessi in un silenzio, chi ti è intorno valuterebbe le sole parole capaci di tuonare nel deserto delle loro stanze. Cosa fai…se nel percorso del cammino quell’amore che avresti seminato è traccia confusa nel sentiero e non ha orme dietro ogni passo. Cosa fai…senza la voglia di ricominciare…
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Post n°46 pubblicato il 14 Maggio 2011 da IoDomenico
L’intuisci da come ti viene incontro, sguardo e mano tesa come d’un vecchio amico le parole non hanno importanza non si ascoltano fra loro o fingono come quando avrai da chiedere. E nella sagra della politica la stretta di mano simboleggia …sei mio con te andrò al potere. E’ l’istante da immortalare l’unico fra le promesse e i sentimenti, un mantello che avvolge e conforta la mano amica la stringi e sai che sarà l’unica stretta, la base sui cui si erge il senso della politica: il segno dell’ipocrisia
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Post n°45 pubblicato il 11 Maggio 2011 da IoDomenico
La mia Calabria… A mè calabria rocce incastonate nel mare, chi rocce ncastunati nto mari bagliori di sole, bagghiuri ru suli ombre dell’incerto domani. umbra ill’incertu rumani
La mia Calabria,arida terra a mè calabria sciutta terra dove il dramma di chi emigra aundi u dramma i cu emigra acuisce il dubbio di chi resta punge i rabbia cu resta dove la speranza si perde nel sogno, ca speranza ca si perde nto sognu e il sogno non è mai speranza. E u sognu chi nun è mai spiranza
La mia Calabria, a mè calabria di zagare e bergamotto i zagare e bergamottu souvenir d’un viaggiatore pu ricordu ri forestieri
spine di fico d’india spine i ficu r’india sui dorsi delle mani supra li mani di chi coltiva la terra. chi cultivannu la terra
La mia Calabria A me calabria nei suoi dilemmi ri l’ìeterni dilemmi striati dai raggi di sole, raggiati da lu suli di giovani da braccia forti ri brazza di juvani fuorti incatenate dai vili poteri, ncatenati ri vili puteri nel pregiudizio cu pregiudizio che oscura chi scura la storia di tempi gloriosi a storia ri tempi perduti polvere raschiata dal vento pulberi raschiata ru ventu dei perduti ricordi ri ricordi scurdati
La mia Calabria a me calabria punta d’uno stivale nta punta ru stivale stretto ai confini, stritta i cunfini fazzoletto di terra maccaturi i terra che ai figli chi ai so figghi deterge il sudore sciuga a surura e asciuga il pianto e lu chiantu di chi il giorno contende. ri chi s’arabbatte à sò iuornata
sono gradite le correzioni dialettali...e chiedo venia per errori che chi come me nn ha abitudine a trascrivere il dialetto sicuramente avrà commesso..grazie |
Post n°44 pubblicato il 10 Maggio 2011 da IoDomenico
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Post n°43 pubblicato il 05 Aprile 2011 da IoDomenico
Lui sta nel suo tempo, adagiato sino a sentire il pietrisco della riva, il respiro del mare, nell’onda che ruba il tratteggio dei passi, tra nuvole che spezzano i colori. Sottrae ogni cosa di se, il pensiero, un sogno, ogni paura fra lo sciabordio delle onde nel silenzio dell’animo. Non ha bisogno di scorgere l’orizzonte, ha il sapore salmastro dell’aria nelle narici e il frusciare del mare fra le orecchie, è tutto lì lo spazio da intendere. Poi saranno le sensazioni che veleggiano il momento a recargli dentro ogni parola. In lontananza le gradazioni variano col flusso delle correnti, lui deve cercarle nel gioco delle sue pupille. Basterebbe una vela per navigare lui sa che non serve molto, lì, nel mare. Per partire un motivo, o niente da lasciare. Ed è un ricordo, o il presente. L’onda bagna il suo terreno e si ritira sembra la sfida della vita, l’occasione che sfuma quando serri il pugno come volessi stringere la foschia dell’aria della sera. Il mare è trasparenza, il colore lo prende dai riflessi del cielo o dalle nuvole nere. Lui tinge il suo umore osservando il mare, ed è quasi sempre azzurro. E quando infuria, schizzando nell’aria minuscoli cristalli di sale quella burrasca per lui, è la forza da saper trovare. La rabbia dell’inverno lascia sulla riva i resti di qualche mareggiata nel suo cuore un po’ d’amarezza,credeva aver trovato la parte di se, non solo un riflesso, specchiato nei suoi occhi. Il confine tra la terra e il cielo è questo mare, lui lo sa ed è li a bagnare l’animo nelle tinte che sanno di pace. |
Post n°42 pubblicato il 28 Marzo 2011 da IoDomenico
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Inviato da: fosco6
il 31/12/2017 alle 19:28
Inviato da: amandaclark82
il 30/12/2016 alle 17:10
Inviato da: IoDomenico
il 02/01/2014 alle 22:49
Inviato da: fosco6
il 31/12/2013 alle 11:53
Inviato da: IoDomenico
il 16/10/2013 alle 19:02