ICARO...lemieali

La città, la collina e ..il mare


 
 Con le mani stava appoggiato al parapetto della nave, su di sé sentiva il peso degli anni e il suo sguardo aveva le pieghe che nel tempo lasciano i sorrisi, le rughe tracciate da una vita di stenti.Il vento si trastullava coi suoi brizzolati capelli, con il riporto che lambiva la tempia, mentre sul viso si adagiavano i cristalli di sale che nell’aria il traghetto sollevava allontanandosi dalla costa al massimo dei motori. Il suo sguardo stava in un tuffo tra la schiuma biancastra che si allargava con le onde e la sponda calabra, mentre cresceva il frastuono della gente che si affollava sul ponte, lasciava che ogni ricordo fosse accompagnato dalle onde, che lievi si accavallavano dinanzi ai suoi occhi. Stava ad osservare con le palpebre strizzate per il sole la distanza che si creava fra l’azzurro del mare e il verde dei boschi, chiazzati dai profili delle case distanti.Accanto a lui un uomo indicava il punto in cui sarebbe stato costruito il ponte....I traghetti erano stati parte della sua vita, non saprebbe dire a che età iniziò a salirci, ma gli è rimasto dentro l’odore dei motori, della nafta che aleggiava nei corridoi che portavano in coperta, sino a percepire quello dei saloni, delle stoffe dei divani occupati dal chiacchierio della gente che li riempiva....L’attraversamento da Reggio durava circa un’ora e non sempre l’orario di partenza e quindi di arrivo veniva rispettato, causa il ritardo dei treni a cui la nave faceva da coincidenza, e che portavano soprattutto d’estate i tanti emigranti che rientravano nella loro terra.Ma per lui quel viaggio non aveva mai fine, ricominciava dopo che aveva toccato l’altra sponda sino all’imbrunire. stralci da...Il traghetto di D.Nava