IL VOLO DI ICARO
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Post n°50 pubblicato il 24 Agosto 2012 da IoDomenico
Nel seguente frammento del racconto “Il soffio d'uno sguardo” tratto dal libro "Frammenti" di Domenico Nava ...il momento nasce da uno sguardo per essere esplosione concatenata di sensazioni.
In quel momento apparve lei con i suoi piccoli occhi neri affacciati alla vita, e l’aria spaurita d’un pulcino, avvolta in un bianco lenzuolo. Starei ore a ritrovare nella mia mente quel primo sguardo, a invadermi di gioia, che avrei urlato per quel nostro primo bambino. La adagiai accanto a Laura, al suo seno perché tornasse a vivere il calore della mamma; avvicinandomi fu facile scivolare sulle sue labbra in un tutt’uno mi piegai in un bacio mentre incrociavo i suoi occhi. E lì in quello sguardo, rividi il nostro primo vero incontro. La clandestinità aveva una sola forza, l’unica che sapeva infiammare il nostro pensiero, la sola che poteva giustificare il nostro abbraccio: l’amore, che scavalcava le ipocrisie, le riempiva di verità da non potere annullare, di certezze che sembravano mondare ogni peccato. Fuori pioveva: sotto il giaccone a coprirmi solo un pantalone, ai piedi gli infradito della doccia. Mi ritrovavo così a salutarla, dopo che la nostra passione aveva disfatto le lenzuola di un letto, in cui si era stretta agli animi, senza tregua, in mezzo ai pensieri, ai respiri, alla parte di noi che nasceva nel contatto della pelle, della nostra intimità. Stetti fermo ad osservarla, fra il buio intorno e le luci poco distanti del piazzale d’una piccola stazione di paese, giallognole come fossero una sfera di sole. Respiravo quel posto per la prima volta e percepii dentro di me lo sbalordimento nel trovarmi in strada fra l’ora della notte e il primo mattino. Avvertivo l’aria umida, l’odore della pioggia che ristagnava nella terra ma più di tutto stavo immobile a fissare i suoi occhi. I nostri occhi avevano bisogno di quell’amore, non illecito, non egoistico, non calcolatore; quell’amore da mostrare agli altri, che nasce dalle ceneri di altre unioni, eppure capace di brillare con esse. L’amore puro, da non nascondere agli occhi di nessuno. Le storie hanno partenze e arrivi come fu per quel treno, che mi trasportò vicino alle nostre sensazioni. Ed ecco ora, di nuovo quel momento. Nel suo sguardo mi ritrovavo ad incrociarli nel calore di quella stanza, nel respiro della nostra piccola bimba ed io ricordavo la vibrazione di quel primo incontro, il suo profumo, le carezze di mani fra le ciocche di sottili capelli e in un sorriso mi strinsi ai suoi occhi, che ora brillavano del sogno di essere donna e mamma. Nei suoi occhi leggevo la felicità.
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