I Cinque Sensi

Sulla lentezza


Bisogna essere lenti come un treno di campagna...e di contadine vestite di nero,come chi va a piedi e vedeaprirsi magicamente il mondo,perché andare a piedi è sfogliare il libroe invece correre è guardare soltanto la copertina.Bisogna essere lenti, amare le sosteper guardare il cammino fatto,sentire la stanchezza conquistarecon malinconia le membra,invidiare l’anarchia dolce di chi inventadi momento in momento la strada.Bisogna imparare a star da sée aspettare in silenzio,ogni tanto di essere felici di avere in tascasoltanto le mani.Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli,è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce,è trovare una panchina,è portarsi dentro i propri pensierilasciandoli affiorare a seconda della strada,bolle che salgono a galla e che quando sono forti scoppianoe vanno a confondersi con il cielo. E’ suscitare un pensieroinvolontario e non progettante,non il risultato dello scopo e della volontà,ma il pensiero necessario,quello che viene su da solo,da un accordo tra mente e mondo.Andare lenti è fermarsi su un lungo maresu una spiaggia, su una scogliera inquinata,su una collina bruciata dall’estate,andare col vento di una barcae zigzagare per andare dritti.Andare lenti è conoscere le mille differenzedella propria forma di vita, i nomi degli amici,i colori e le piogge, i giochi e le veglie,le confidenze e le maledicenze.(tratto da “Il pensiero meridiano” di Franco Cassano)