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Post n°22 pubblicato il 06 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta
Schopenhauer e l'arte di essere felici.
La saggezza di vita intesa come dottrina è un sinonimo di eudemonica. Essa dovrebbe insegnare a vivere il più felicemente possibile, e questo a due condizioni: non pretendere un atteggiamento stoico nè un agire machiavellico. Non la prima via (quella della rinuncia e della privazione), perchè la scienza deve regolarsi sull'uomo comune, che è troppo colmo di volontà ( troppo sensibile ) per cercare la sua felicità in questo modo. Non la seconda, il machiavellismo, cioè la massima di raggiungere la propria felicità a spese della felicità altrui, poichè proprio nel caso dell'uomo comune non si può dare per scontata la presenza della ragione necessaria a questo scopo nell'uomo comune. L'eudemonica occuperebbe dunque un ambito intermedio tra lo stoicismo e il machiavellismo, considerando questi due estremi come vie effettivamente pù brevi, ma ad essa negate, per giungere alla mèta; in quanto essa insegna come si possa vivere il più felicemente possibile, senza grandi rinunce e grandi sforzi per vincere sè stessi, e senza considerare gli altri come semplici mezzi per i propri scopi. Al primo posto andrebbe il principio secondo cui una felicità compiuta e positiva è impossibile, mentre ciò che ci si deve aspettare è soltanto uno stato relativamente poco doloroso. Capire questo può contribuire molto a farci partecipi del benessere che la vita concede. inoltre solo molto raramente i mezzi utili a tale scopo sono in nostro potere ( tà mèn ef' emìn= ciò che dipende da noi ). L'eudemonica si suddividerebbe quindi in due parti: 1) massime per il nostro comportamento verso noi stessi; 2) massime per il nostro comportamento verso gli altri. Prima di stabilire tale suddivisione, bisognerebbe determinare con più precisione il fine, discutendo in cosa dovrebbe consistere la felicità umana definita come possibile e che cosa è essenziale per raggiungerla. In primo luogo la serenità d'animo, l'eucolìa, il temperamento felice, che determina la capacità di soffrire e di gioire. In secondo luogo la salute del corpo, che è strettamente legata al temperamento e ne è quindi la condizione imprescindibile. In terzo luogo la quiete dello spirito ( " Di molto, il primo elemento della felicità è l'essere saggio" Sofocle, Antigone ). In quarto luogo i beni esteriori, in misura assai limitata. Crediare possa bastare?
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