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LA PERFEZIONE DELL'INCERTO

Post n°47 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da IntelligenteNONbasta

 

A volte penso a un mondo incantato e perfetto, senza dolore e sofferenza, senza falsità, senza odio, ma un mondo perfetto porterebbe la felicità?
Molte volte siamo attratti dall'imperfetto, forse perchè vorremo renderlo perfetto, abbiamo qualcosa per cui lottare, per metterci alla prova, avere tutto tra le mani non porta sempre la felicità.
Abbiamo due porte davanti ai nostri occhi, in una di queste è racchiuso il nostro passato con tutto ciò che conosciamo, che ci rappresenta e ci ha segnato, l'altra porta racchiude il nostro futuro, incerto, un futuro che possiamo creare, un futuro che ci porterebbe al cambiamento.
Vivere nel passato a volte è la sensazione più dolorosa che si possa immaginare e riprovare sensazioni conosciute e rivissute nel presente non porta al cambiamento, perchè non buttarsi allora nella porta del futuro sconosciuto, dove nascono speranze?
Il passato credo sia il nostro imperfetto, ci piace così tanto soffrire nelle vecchie sensazioni?? Perchè non continuare a sognare nel futuro, nella perfezione dell'incerto??
Il futuro è perfetto perchè cambierà il nostro passato, è una continua trasformazione, mentre il passato rimane imperfetto dato che non si può modificare.
Forse è una continua imperfezione perchè il futuro quando diventa presente, si trasformerà in passato e tornerà sempre imperfetto. Sento un'attrazione per l'imperfetto, ma non voglio vivere in un passato presente. "Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro; giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla" (Seneca).

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Commenti al Post:
theFOXinTHEsnow
theFOXinTHEsnow il 18/01/10 alle 18:32 via WEB
Ieri è storia Domani,è un mistero Oggi è un dono, Per questo si chiama Presente. Shifu vs. Seneca Shifu era il maestro di Kung Fu Panda....
 
audace_mente
audace_mente il 18/01/10 alle 22:01 via WEB
I fattori che a mio parere creano infelicità sono: la nostra sottomissione culturale che ci rende schiavi ed impossibilitati a vivere serenamente e la nostra conseguente incapacità cronica di vivere il presente. Vivere nel presente significa vivere nel “senza tempo”. Il passato ed il futuro non esistono ma possono rientrare nell’estensione temporale del presente e questo ci dà felicità. La sottomissione culturale ad un mortifero e tirannico ideale ascetico, creatore di ultramondi, nemico della vita terrena e principio cardine di tutto il nostro apparato culturale religioso, filosofico e teologico che è riuscito a pervadere ogni ambito della nostra esistenza, ci impedisce di essere liberi e di amare le uniche cose reali: la vita terrena, l'amore sensuale, il nostro corpo ed il mondo sensistico. Solo la riscoperta di un sano materialismo edonista e la riconquista di una lucida dimensione del tempo presente possono farci assaporare l’ebbrezza della felicità.
 
IntelligenteNONbasta
IntelligenteNONbasta il 21/01/10 alle 17:25 via WEB
A volte si vorrebbe cercare la perfezione del poter vivere senza nè luogo nè tempo. In uno stato di perfezione che non porta con sè il peso del quotidiano e che pensa solo all'attimo. Quante volte nella nostra Vita ci è venuta la voglia di staccare completamente da ciò che facciamo quotidianamente, per vivere intensamente un' emozione fuggente da catturare e perpetrare nel tempo? Il quotidiano ci costringe sempre più a ritmi esasperanti e non abbiamo mai il tempo di fermarci. Non solo a meditare, ma anche a vivere il bello che magari ci viene offerto dalla Vita, nella pienezza che si merita. Tante volte non sappiamo cogliere l'attimo fuggente e dargli il giusto peso. Il quotidiano ci distrae da ciò che è più importante, che è l'Essenza della Vita. Saper percepire l'Essenza dovrebbe educarci ad un animo più gentile, da riverberare anche nel quotidiano in vari gesti magari inconsueti: una parola giusta, una pacca sulla spalla, un sorriso, uno sguardo stupito, un silenzio opportuno. Non sappiamo più ascoltare: prima di tutto noi stessi, ma anche tutti quelli che ci parlano. Forse cercare questa dimensione ci può aiutare a vivere meglio il quotidiano: per noi stessi e per coloro che ci circondano. Io ci voglio provare...
 
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