Creato da IntelligenteNONbasta il 08/06/2009

SHINING

Blog

 

QUESTIONI DI PROBLEM SOLVING

Post n°26 pubblicato il 10 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

 

 

 

Quale relazione intercorre tra creatività e intelligenza????

La creatività, come capacità o insieme di capacità che favorisce l'adattamento, é da sempre considerata parte di quel più generale insieme di capacità mentali indicato con il termine di intelligenza.

La capacità di trovare soluzioni ai problemi, grandi o piccoli, della vita quotidiana é la funzione che di solito viene più spesso associata all'intelligenza. Tale funzione viene solitamente indicata nella letteratura con il termine, di derivazione anglosassone, di problem solving

Le capacità creative sono ritenute contribuire alla funzione di risoluzione dei problemi, ed in genere i solutori tendono ad essere o apparire particolarmente dotati sul piano dell'intelligenza.  E' peculiarità di molti creativi essere capaci di osservare aspetti della realtà che i "normali", anche dotati sul piano dell'intelligenza, a volte non considerano

Il soggetto intelligente nel modo tradizionale, infatti, per la risoluzione dei problemi che ha di fronte, spesso, si basa sull'applicazione di algoritmi o comunque regole che, per quanto complesse, sono comunque costanti e fisse, prevedendo un numero limitato di casi ed un numero ancor più limitato di eccezioni.

Il creativo, invece, riesce talora a ri-formulare il problema da risolvere secondo punti di vista inusuali, giungendo a fornire risposte che a volte appaiono tangenziali rispetto al problema posto, ma che pure possiedono un loro carattere innovativo, e di utilità, sul piano appunto della risoluzione dei problemi, maggiore spesso di quella posseduto da risposte, anche estremamente elaborate ed intelligenti, offerte secondo approcci tradizionali.

Tra intelligenza e creatività esistono molteplici relazioni, ma la complessità di queste relazioni appare sempre maggiore con il crescere delle conoscenze relative al funzionamento del cervello.

Un problema aperto, e non da poco, é il valore da attribuire al quoziente di intelligenza (QI). Se esso é realmente una misura dell'intelligenza, cioé della capacità di adattarsi e raggiungere i propri obiettivi attraverso abilità mentali, é anche capace di predire i futuri risultati ?

 
 
 

UMORISMO E DINTORNI

Post n°25 pubblicato il 09 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

 

Umorismo: uomini e donne non la pensano allo stesso modo

Uomini e donne percepiscono l’umorismo in modo assolutamente differente. Le donne desiderano un uomo che le faccia ridere, mentre gli uomini preferiscono una donna che sappia ridere delle loro battute. La pensa così il 65% degli uomini e il 62% delle donne.

Sono i dati ricavati da una ricerca effettuata da Eric Blesser, impiegato presso il Dipartimento di Psicologia della McMaster University, in Canada. Blesser, rivolgendosi a 150 studenti, ha constatato che nella vita di coppia e nell’attrazione che precede la nascita di una coppia il senso dell’umorismo riveste un ruolo di primo piano, essendo quasi sempre indispensabile per l’instaurazione di un buon rapporto affettivo.

“Per una donna ha senso dell’umorismo l’uomo che la sa far ridere – spiega il ricercatore canadese – al contrario, per lui ha ‘sense of humor’ la lei che ride alle sue battute e ai suoi scherzi”.

 Blasser ha evidenziato come tutto ciò sia vero solo in amore, mentre nel rapporto di amicizia i ruoli (almeno nell’uomo) vengono invertiti. In questo caso infatti il maschio evita di sprecare energie per far ridere la compagna, con la quale non intende avere rapporti amorosi, e si affianca invece a donne che, come è sua consuetudine comportarsi quando è innamorato, lo sappiano far ridere.

Ma cos’è da un punto di vista scientifico l’umorismo? Per umorismo si intende la capacità di saper cogliere gli aspetti contraddittori e bizzarri della vita.

 In particolare gli scienziati affermano che tutto ciò che facciamo, il lavoro, lo studio, il gioco, le uscite con gli amici, portano con sé un pizzico di comicità che non aspetta altro che di essere colto. È quindi importante saper individuare i propri lati umoristici, ammettono gli studiosi, anche per conoscersi meglio e ad amarsi per quel che si è.

Con l’umorismo, peraltro, abbiamo la possibilità di scaricare le piccole tensioni che accumuliamo durante la giornata.

 
 
 

SINAPSI ED EMOZIONI

Post n°24 pubblicato il 08 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

 

Ti piacerebbe mettere il turbo ai tuoi mantra e velocizzare la realizzazione dei tuoi desideri e dei tuoi obiettivi? Niente di più facile: seguimi!

Un mantra è qualunque frase motivante che ripetiamo spesso in modo da influenzare il nostro inconscio e renderla reale. Include i nostri obiettivi e desideri e qualunque intento come per esempio volere smettere di fumare o diventare più magri, più costanti o più altruisti. La ripetizione è come un apprendistato: più ripeti più impari e più diventa una abitudine e quindi un fatto automatico.

 

Per mettere il turbo ai tuoi mantra, ossia per aumentarne l’efficacia, devi coinvolgere l’intero corpo mentre reciti le tue frasi potenzianti o motivanti. Coinvolgere l’intero corpo significa emozionarsi.

Quando ci emozioniamo sono coinvolte tutte le cellule del corpo contemporaneamente. Per effetto di ciò si formano le famose sinapsi. Una sinapsi collega tra loro due cellule nervose. Quando si forma una sinapsi si memorizza il ricordo di qualcosa che può essere tanto un’emozione, che una nuova conoscenza o esperienza o abitudine.

Senza emozione non c’è ricordo, o meglio non si crea una memoria a lungo termine. Per esempio, il primo bacio è successo una sola volta e tanto tempo fa, eppure lo ricordiamo per sempre, come se fosse ieri, proprio perché si è trattato di un momento della nostra vita in cui abbiamo provato una bellissima emozione.

Pertanto, se recitiamo una frase potenziante senza trasporto emotivo, anche se la ripetiamo 100 volte al giorno, non succede nulla o quasi perché manca l’emozione e il corpo non viene coinvolto. In sintesi, senza emozione non si formano sinapsi e senza sinapsi non accade assolutamente niente di nuovo.

Per innestare il turbo è necessario emozionarsi e per emozionarsi deve essere coinvolto l’intero corpo, ossia occorre agire energicamente sulla respirazione e sulla circolazione sanguigna.

L’emozione in genere non ci avvisa quando sta arrivando proprio perché il ritmo respiratorio subisce un’impennata improvvisa, come per esempio nello scatto di rabbia; assieme all’accelerazione del respiro c’è ovviamente anche l’accelerazione della circolazione del sangue, quindi è il cuore stesso che pompa il sangue più velocemente.

Ed ecco l’esercizio che vi propongo, utilissimo a prescindere dal mantra stesso, per  migliorare la propria salute in quanto consente di attivare la respirazione profonda o addominale e ravvivare la circolazione del sangue!

L’esercizio consiste nel chiudere e aprire rapidamente le dita di una mano o di entrambe le mani. Ovviamente agendo con entrambe le mani l’efficacia è maggiore. Non appena cominciamo a chiudere a pugno le dita delle mani e ad aprirle velocemente, viene attivata automaticamente la respirazione profonda e sentiamo il diaframma che si muove e l’aria che entra nelle narici. E’ come mettere in azione un secondo cuore che pompa il sangue velocemente in tutto il corpo.

Questo esercizio può essere praticato in qualunque momento del giorno e dovunque ci troviamo, per esempio, anche quando assistiamo ad una conferenza e rischiamo di addormentarci…. o quando ci svegliamo al mattino per affrontare la giornata con più grinta e forza di volontà. Anche quando ascoltiamo in cuffia a casa nostra, non appena ci accorgiamo che stiamo per perdere la concentrazione e cominciamo a divagare col pensiero, è utile muovere rapidamente le dita delle mani e in generale muovere il corpo.

Ciò che ripetiamo emozionandoci deve diventare una certezza assoluta sia per l’inconscio che per la mente razionale.

Provateci e fatemi sapere!!!!

 
 
 

Quante e quali sono le nostre personalità?

Post n°23 pubblicato il 08 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

Tante persone convivono nello stesso corpo.

Hanno nomi diversi, voci diverse, scritture diverse, e sembrano non sapere nulla l'una dell'altra. Di situazioni simili al cinema ne abbiamo viste tante: dal recente "Identità" ad alcuni capolavori di Hitchcock ("Psyco", "Marnie"), passando per Brian De Palma ("Doppia personalità") e perfino Totò ("Totò Diabolicus"). Per non parlare di un classico della letteratura quale "Il dottor Jekyll e Mr Hyde" di Robert Louis Stevenson.

Ma è scienza o fantascienza? 

Per capirlo bisogna anzitutto partire dal nome. Oggi gli psichiatri non parlano più di "personalità multiple" ma di "disturbo dissociativo d'identità". La personalità insomma è una sola, ma frammentata.

Alla base delle personalità multiple c'è la "dissociazione", ovvero la perdita della consapevolezza di sé. Un evento che, in misura limitata, colpisce chiunque: per esempio quando guidiamo sovrappensiero lungo strade ben note, e all'improvviso notiamo di essere arrivati. L'ipnosi stessa è un classico esempio di dissociazione: durante la trance si annulla la percezione di ciò che ci sta intorno perché ci si concentra su altri stimoli.

Come il corpo è formato da un insieme di funzioni autonome, ma correlate tra loro, così anche la psiche è formata da un insieme di entità autonome ma collegate.

La mente e il corpo si condizionano a vicenda. Così anche in ambiti teatrale  l’attore e il personaggio fanno uso dello stesso corpo ma esprimono due entità psichiche diverse: l’attore non è mai doppio ma è in coppia con il suo personaggio. 

Da Jung in poi l’Io dell’uomo non viene più considerato univoco, ma esiste una sorta di “politeismo dei demoni interiori”, cioè un insieme di personaggi, di io particolari, di immagini interiori, che nella loro totalità formano la cosiddetta personalità poliedrica. Solo attraverso la sperimentazione dei vari personaggi giocati nella quotidianità si può arrivare a comprendere nuove parti di sé.

Bisogna abbandonarsi al gioco delle pulsioni inconsce, alla spontaneità, per capire la vera natura interiore. È un errore quello di pensare a sé come un unico io! In realtà si è formati da centinaia di io differenti che sono integrati in un’unica psiche.

Non credi che anche la tua personalità sia poliedrica?

 
 
 

SCHOPENHAUER

Post n°22 pubblicato il 06 Novembre 2009 da IntelligenteNONbasta

Schopenhauer e l'arte di essere felici.

 

 

 

La saggezza di vita intesa come dottrina è un sinonimo di eudemonica.

 Essa dovrebbe insegnare a vivere il più felicemente possibile, e questo a due condizioni: non pretendere un atteggiamento stoico nè un agire machiavellico. Non la prima via (quella della rinuncia e della privazione), perchè la scienza deve regolarsi sull'uomo comune, che è troppo colmo di volontà ( troppo sensibile ) per cercare la sua felicità in questo modo.

 Non la seconda, il machiavellismo, cioè la massima di raggiungere la propria felicità a spese della felicità altrui, poichè proprio nel caso dell'uomo comune non si può dare per scontata la presenza della ragione necessaria a questo scopo nell'uomo comune.

L'eudemonica occuperebbe dunque un ambito intermedio tra lo stoicismo e il machiavellismo, considerando questi due estremi come vie effettivamente pù brevi, ma ad essa negate, per giungere alla mèta; in  quanto essa insegna come si possa vivere il più felicemente possibile, senza grandi rinunce e grandi sforzi per vincere sè stessi, e senza considerare gli altri come semplici mezzi per i propri scopi.

Al primo posto andrebbe il principio secondo cui una felicità compiuta e positiva è impossibile, mentre ciò che ci si deve aspettare è soltanto uno stato relativamente poco doloroso. Capire questo può contribuire molto a farci partecipi del benessere  che la vita concede. inoltre solo molto raramente i mezzi utili a tale  scopo sono in nostro potere ( tà mèn ef' emìn= ciò che dipende da noi ). L'eudemonica si suddividerebbe quindi in due parti:

1) massime per il nostro comportamento verso noi stessi;

2) massime per il nostro comportamento verso gli altri.

Prima di stabilire tale suddivisione, bisognerebbe determinare con più precisione il fine, discutendo in cosa dovrebbe consistere la felicità umana definita come possibile e che cosa è essenziale per raggiungerla.

 In primo luogo la serenità d'animo, l'eucolìa, il temperamento felice, che determina la capacità di soffrire e di gioire.

In secondo luogo la salute del corpo, che è strettamente legata al temperamento e ne è quindi la condizione imprescindibile.

In terzo luogo la quiete dello spirito ( " Di molto, il primo elemento della felicità è l'essere saggio" Sofocle, Antigone ).

In quarto luogo i beni esteriori, in misura assai limitata.

Crediare possa bastare?

 

 

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

ognigiornougualeyourtimerebel0ilmonellonemonade74manciopersemprelesaminatoremi.fermocoltomaltese62do.si.faludiste71saradl_2009creazioniuniche0gio.tremoladacarloreomeo0hush_hush_news
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963