Ignazio PiLone

«La morte arriva col blog - scrive il Corriere della Sera, in un pezzo ripreso sul blog di Marco Piccolo -: lo stress di tener aggiornato 24 ore su 24 un diario on line combinato con l'assenza di esercizio fisico e di sonno e con una dieta irregolare e malsana, sono un cocktail potenzialmente letale che ha cominciato a mietere vittime nel mondo del web».

«Due settimane fa a Fort Lauderdale in Florida è stato celebrato il funerale di Russell Shaw - si legge sul Corriere -, un prolifico blogger di temi tecnologici morto improvvisamente di infarto a 60 anni. In dicembre un altro blogger suo amico, Marc Orhant, era finito sottoterra per un esteso blocco alle coronarie. Un terzo, Om Malik, ha avuto un infarto negli stessi giorni ma ce l'ha fatta: ha appena 41 anni. Sono casi isolati o la punta di un iceberg?».

«Morirò giovane, obesa e tachicardica, dopo mesi di ansia e insonnia - ironizza Blimunda -. Colpa del lavoro, dei ritmi di vita di una grande città, del fatto che non faccio sport, dell’alimentazione sbagliata, dell’inquinamento? No. Tutta colpa del blog». Scherzi a parte, «Sempre più numerosi sono i blog ed i magazine digitali - commenta Dgmag - che si affacciano sul panorama informatico. La concorrenza a questo punto diviene spietata e la necessità di aggiornare in tempo reale le notizie costringe collaboratori e bloggers a ritmi di vita frenetici».

«Le possibili fonti di guadagno per un blogger sono due - spiega Elaborando -: i proventi pubblicitari legati ai banner che inserisce nel suo blog, la possibilità che qualcuno lo retribuisca un tot a post prodotto. Entrambe sono fonti estremamente volatili, dipendono dal gradimento e dal traffico che il blogger è capace di attrarre: più gente passa, maggiori sono le probabilità che qualcuno clikki sui banner, e quindi i guadagni; più i suoi post portano vantaggi economici a chi glieli ha commissionati, più è probabile che ne debba scrivere ancora. Ed è quando si riesce a mettere insieme un guadagno decente, o addirittura interessante, che scatta il pericolo: la paura di poter perdere tutto da un momento all'altro».

Ma anche per chi non fa del proprio diario online un business, c'è l'ansia da prestazione, il confronto con gli altri, la dipendenza psicologica dalle performance in termini di page views e di commenti, il tono dei commenti stessi, gli eventuali conflitti, le liti fino all'ultimo clic, le polemiche che degenerano in flame, il coinvolgimento emotivo - e non di rado sentimentale - con i suoi alti e bassi: insomma, aprire un blog può essere fonte di piacere e soddisfazione ma anche avere effetti collaterali spiacevoli. Qual è la vostra esperienza e opinione in merito? Il gioco vale comunque la candela? (Libero News)