Creato da IgnazioPilone il 08/05/2007
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Martina è un'assistente di volo a tempo pieno e studentessa a tempo perso. Durante un volo di linea conosce Angelo, un ragazzo timido e introverso che come lei vive in un piccolo paese dell'Abruzzo. Rinvenuto il suo diario, Martina decide di restituirglielo. Quello che sembrava un oggetto dimenticato si scoprirà invece un rinnovato voto d'amore. Perché Martina e Angelo si conoscono da tempo e si amano irrimediabilmente ma instabilmente. L'amore che basta a innamorarli non basta a legarli per sempre.
La storia raccontata da Stefano Chiantini oscilla tra l'apertura e la chiusura, con i personaggi, interpretati da Giovanna Mezzogiorno e da Alessandro Tiberi, che sembrano tentati di aprirsi e di aprire ma poi ricadono nella tendenziale mancanza di desiderio e nella sicurezza abitudinaria di una routine fatta di solitudini, fantasmi, ostruzioni ed ossessioni.
L'autore abruzzese prova ad aprire varchi (il diario lasciato sull'aereo) e a intessere relazioni ma i contatti tra i due protagonisti si rivelano come occasioni perdute. Le tensioni verso l'altro si ripiegano su se stesse e sul proprio inevitabile scacco. Proprio qui si colloca l'originalità dello sguardo di Stefano Chiantini, nella lucidità con cui rappresenta il paesaggio sociale come un territorio popolato dal disagio, dall'apatia e dall'insicurezza. Martina e Angelo sono attraversati da flussi psichici e vitali mutevoli e sfuggenti, condividono e vivono uno stato di congenita indecisione, sempre alle prese con l'obbligo di scegliere che cosa fare della loro vita e del loro amore, ammesso che sia il caso di fare qualcosa.
La scelta della provincia, l'assunzione di una città "di montagna" (l'Aquila) o di un piccolo paese come orizzonte paesaggistico e formale è radicata alle origini del regista, per cui il cinema è un affare di terra, di spazio, di luoghi e sopralluoghi, è la riscoperta del paesaggio cinematografico nazionale, delle chiesette, delle fontane e dei palazzi appena segnalati dalle guide ma ricchi di tesori da apprezzare in silenzio.
Ma è pure e soprattutto il luogo-soglia, quello in bilico fra il dentro e il fuori, l'interno e l'esterno, in cui i due amanti vivono la loro sospensione e la loro volontà di fuga. Senza nessuno spostamento reale.
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