Creato da: un10aprile il 06/06/2006
politica, impegno e passioni del nostro tempo

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

psicologiaforensearchimassWIDE_REDbal_zacunamamma1Angelika63adoro_il_kenyastrong_passionfalco58dglIo_piccolo_infinitomatrix64651carinodolcerossaquerciamina.giuliodori
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« CITTA' IN OSTAGGIO (par...DANNI MORALI »

DARE UN SENSO

Post n°24 pubblicato il 14 Luglio 2006 da un10aprile

Cosa vuol dire fare politica oggi (in Italia)?

Io credo che nel dibattito che, in molti, ci troveremo ad affrontare nei prossimi mesi, quello legato alla costruzione del Partito Democratico, dovrà esserci anche questo tema.

Non è secondaria, infatti, una riflessione sul fare politica, sull’impegno militante, sullo stare in una forza politica, anche ai fini di un ripensamento della sua forma organizzativa.

In questi anni una certa cultura egoistica dominante, in parte sovrapponibile con il fenomeno del Berlusconismo, in parte strutturale alla cultura italiana, ha determinato un mutamento del significato dell’esperienza militante, che appare oggi sempre più caratterizzato da una forte componente di ambizione personale e personalistica.

Chi fa politica lo fa mettendo al centro le proprie ambizioni e puntando ad un percorso di crescita, inteso come progressiva conquista di ruoli (nel partito, nelle istituzioni, in enti, ecc.) e sempre meno con spirito di servizio.

Distinguere la sana ambizione, che è quella in grado di coniugare un forte riferimento ai valori e agli ideali con la presunta capacità di saperli affermare nella pratica politica, da quella tutta orientata all’affermazione di sé (per il potere), è un’operazione spesso complessa.

Il punto vero, allora, sembra quello di come incrementare i livelli di democrazia interna e come potenziare i processi di selezione (e formazione) delle classi dirigenti all’interno delle forze politiche.

Più forti saranno questi elementi, tanto maggiore sarà la possibilità di contenere le degenerazioni.

Tentando, al contempo, di avviare una riflessione profonda sulla possibilità e necessità di restituire alla politica e alla militanza un collegamento forte al senso e significato della nostra esperienza esistenziale.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/ILBRODODIPRODI/trackback.php?msg=1410268

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
answer4forme
answer4forme il 15/07/06 alle 00:06 via WEB
oggi fanno politica solo per interesse personale o di partito...passa in secondo piano il benessere della Nazione e del cittadino...che non è più semplice cittadino italiano...ma una fonte di guadagno per l'ERARIO...(ma sono ancora tanti quelli che le tasse non le hanno mai pagate e che non le pagheranno mai-perché vengono nascosti o ignorati dagli stessi addetti ai lavori),il Piccolo Italiano appena nasce deve essere iscritto non al comune...ma all'ufficio dell'anagrafe tributaria...e questi tributi finiscono negli appalti truccati...nelle cattedrali nel deserto... negli interessi personali e di partito...
(Rispondi)
 
stoora
stoora il 15/07/06 alle 10:07 via WEB
Per quel che mi riguarda,da bimba volevo fare politica per motivi strani che ora neppure ricordo, forse per diventare famosa. Ora, essendo cresciuta la coscienza di cittadina, e di cittadina che ha visto 5 anni di disastroso governo, mi sono accorta che c'è tanto da fare, e che vorrei fare qualcosa perchè anch'io ci sto dentro. Se "interessi di partito" non coincide con "interessi della gente", si vota il meno peggio. Bisognerebbe cercare di portare ventate d'aria fresca in parlamento, portando gente che i problemi dello stato li vive sulla propria pelle.
(Rispondi)
 
rossaquercia
rossaquercia il 17/07/06 alle 14:37 via WEB
Vorrei rispondere alle sollecitazioni di un10aprile con argomentazioni tecniche, circoscrivendo la speculazione ad un dominio strettamente razionale. Non mi riesce facilmente. Direi, anzi, che non appartiene alla mia esperienza, non alla mia indole, scindere il meccanismo della partecipazione alla vita pubblica dalle pulsioni viscerali. La mia militanza, nel PDS prima e nei Democratici di Sinistra poi, è spesso stata impregnata di uno spirito passionale. Eguaglianza e giustizia sociale sono categorie dell'anima, difficilmente oggetti di mediazione. La discussione attorno alla nascita del Partito Democratico non mi coinvolge, non mi appassiona, non mi intriga. Ciononostante, mi rendo conto che è necessario affrontare la questione, perché, lo dico con tutta sincerità (anche verso me stesso), non vedo prospettive diverse, non sembrano esserci altri approdi. Si discuta, quindi, delle nuove forme di militanza, della coabitazione di culture diverse e soprattutto della selezione della classe dirigente. Che, poi, sarebbe questione antichissima e problema endemico, ai quali non si è mai fornito una soluzione soddisfacente (almeno in Italia). Il nostro è un paese di codici appannati e di adolescenze protratte fino all'incanutimento, dove l'esercizio del potere diventa insediamento gerontocratico. Dal centralismo democratico all'occupazione del Partito da parte del baronato, il passo è stato breve. E' fra le poche cose che non rimpiango della straordinaria esperienza di militanza nel Partito.
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963