Il danno

Post N° 12


Arrivai a casa completamente a pezzi...avevo pensato così tanto durante il viaggio che la testa mi sembrava scoppiare. Erano state ore, dove il susseguirsi di emozioni non mi aveva lasciato scampo...come essere stata 24 ore sulle montagne russe. Dentro tanta amerezza e tanta rabbia...fuori la mia famiglia, i miei affetti veri...Non mi fece domande sul rientro anticipato, fui io a dirgli che avevo avuto voglia di tornare a casa prima.Lui capiva più di quanto io potessi mai immaginare...nei suoi silenzi c'era comprensione e pazienza, amore e dedizione totale. Lo abbracciai forte e piansi, piansi a lungo...mi disse cose meravigliose, mi rassicurò su ciò che non conosceva.Ogni volta che mi asciugava una lacrima comprendevo quanto il suo amore andasse oltre, quanto ciò che mi stava succedendo fosse assurdo, compresi come, dopo tredici anni, la nostra storia fosse ancora viva e piena di sentimenti intensi, forti, veri!Eppure, appena rimasi sola...composi ancora quel numero di cellulare e ancora lo trovai staccato.Per giorni lasciai messaggi a quella segreteria telefonica, implorando che mi richiamasse come non avevo mai implorato nessuno...perdendo ogni stima e rispetto per me stessa, anientandomi, umiliandomi e riducendomi ad una mezza donnetta povera e insulsa.Passò un mese e lo vissi sdoppiandomi perfettamente.Da una parte ero la moglie innamorata, la madre amorevole e disponibile, la collega simpatica, l'amica brillante, la figlia premurosa. Dall'altra una pazza esaurita, ossessionata da qualcosa che forse esisteva solo nella sua testa.Un pomeriggio come tanti provai per l'ennesima volta a chiamarlo. Rispose. Freddo, distaccato e con atteggiamento sarcastico mi disse:" Non ti arrendi proprio!".Come un fiume in piena iniziai a tempestarlo di domande...perchè aveva staccato il telefono, perchè era sparito senza dirmi nulla, perchè non mi diceva in faccia ciò che voleva invece di scappare. Mi rispose che quella famosa sera  al bar, si era sentito preso in giro...e che gli era già successo di trovarsi in mezzo a giochetti tra coppie annoiate. Che la presenza di "quell'uomo" all'improvviso gli era sembrata strana....che non sarebbe caduto in quel gioco. Lo ascoltavo stralunata. Poi aggiunse che aveva capito che ero troppo presa ed era inutile alimentare il mio sentimento volto ad una storia impossibile.Oddio...ma che giustificazioni erano....?Comunque a quel punto non mi importava nulla di quelle ragioni, ciò che contava veramente era che fosse al telefono con me, che mi stesse parlando. Mi nutrivo della sua voce come una moribonda. Gli dissi che non volevo nulla...se non solo, sentirlo qualche volta...gli chiesi di non sparire più. Poi la telefonata terminò..." Ciao, fai la brava!".Fai la brava. Mi vergognavo di quell'essere che ero diventata. Una donna persa, brutta, piccola piccola...stupida, lontana anni luce da ciò che ero.Passarono i giorni, i mesi...ogni tanto ricevevo una telefonata "anonima", uno squillo "anonimo" e lo chiamavo, sicura che fosse lui...ma lui non rispondeva mai.La mia vita e il mio cuore lentamente tornarono alla normalità...e dopo sei mesi scoprii di aspettare un' altro bambino. Accogliemmo questa notizia con una gioia immensa...lo desideravo tanto ed ora la mia famiglia era tutta concentrata sull'arrivo di quella nuova creatura. La gravidanza fu meravigliosa e una mattina di ottobre arrivò il nostro terzo figlio. E questo mi diede la forza di eliminare "quel numero di telefono" che ormai non componevo più da un'anno.Un pomeriggio di gennaio ero al supermercato con i mie figli...ridevo con il più grande sulla sua risaputa incapacità di ballare...quando sqiullò il cellulare."Ciao sono Francesco...come stai?"