Il danno

Post N° 23


Forse quella storia tanto idealizzata, andava lasciata lì dov'era, in un'angolo di cuore e di testa...forse era eccitante proprio perchè ognuno di noi poteva farci ciò che voleva. Eppure, quella storia mi aveva portata fin lì...davanti alla porta di una camera d'albergo, con un perfetto sconosciuto. Quello era un fatto, non tutte le cazzate che mi ripetevo da tre anni. Ero stata bravissima a lasciarmi coinvolgere, facile mandare messaggi appassionati o al limiti del pornografico...facile nascondersi dietro un bip...e ora? Dov'era la mia "carica erotica"?La passione? La fantasia più tumultuosa, la dannata esperienza che bramavo mostrare al ragazzino?Ora avevo paura...non sapevo più se volevo andare oltre, presa com'ero dal senso di colpa.Girò la chiave nella serratura, aprì la porta e poggiandomi una mano sul fianco, mi accompagnò delicatamente dentro la stanza. Ancora mi ripetevo...non posso...Socchiuse la porta, lasciando filtrare nella stanza la luce del corridoio, quanto bastava per vederci appena... mi prese  le braccia spingendomi  contro il muro...mi sfiorò le labbra..."finalmente" sussurò. Gli circondai la vita, lo strinsi e non dissi nulla. Si appoggiò a me prendendomi il viso tra le mani, chiuse la porta con il piede...rimanemmo al buio. Qualche istante e le nostre bocche si cercarono, si assaggiarono dolcemente per lungo tempo. Ora anche le mie mani erano sul suo viso e sfioravano ogni millimetro di pelle come in una danza...le mie, le sue...gli stessi gesti, la stessa dolceza.A poco a poco gli occhi si abituarono al buio e iniziai a vedere il suo corpo che mi stava addosso...le mani scesero ad accarezzarmi il collo, poi il seno...poi ancora mi toccavano il viso, mi baciava gli occhi, gli angoli della bocca, il mento...la passione cresceva senza togliere posto alla delicateza, il respiro si faceva pesante e sentivo quanto mi volesse.Gli sfilai la felpa e lo baciai, mentre le sue mani non smettevano di accarezzarmi i capelli..." sei quì... sei quì per me...". Mi tolse la giacca e sbottonò la camicietta...si inginocchiò, mi sfilò gli stivali e fece scivolare i pantaloni...poi tornò a baciarmi...poi furono i suoi jeans a finire a terra. Ci accarezzammo restando lì ,appoggiati al muro per non sò quanto.Mi lasciai scivolare sulla moquette, lui mi seguì e fummo un'unico corpo sdraiati uno sull'altro...la sua bocca era ovunque, le mani cercavano le mie e ad ogni incontro si stringevano sempre più forte.Ci ritrovammo nel letto...mi stringeva così forte da togliermi il fiato...ricambiavo sussurando "...ti voglio..."Mi prese...lo amai disperatamente come non fosse la prima...ma l'ultima volta, dimenticai i dubbi, le paure, i sensi di colpa che solo ora potevo dire di avere.Passarono ore... ci volevamo ancora, sempre di più, sempre più forte, mi chiese di restare...Dio sà quanto avrei voluto. Andai a farmi la doccia...mi raggiunse...passò un'altra ora.Erano le quattro di mattina. Scappai da quella stanza...arrivai davanti all'ascensore e mi voltai, aveva la testa fuori dalla porta e mi disse " ...sei mia..."Salii in macchina e volai verso casa, trasportata da non sò quale forza...