Il danno

Post N° 43


Uscì dall'ospedale il giorno dopo, ancora imbottita dai tranquillanti... ma non abbastanza per non sentire il pianto dei piccoli ,provenire dalle stanze accanto.Mi sorreggevano i miei genitori, io continuavo a chiedere dove fosse. Risposero che era meglio non lo vedessi, il ricordo doveva essere nel cuore e non negli occhi dissero. Percorsi i corridoi con un' angoscia tale che pensavo davvero di non farcela...chiudevo gli occhi per non vedere passare le mamme con i figli in braccio.Le infermiere mi salutarono...alcune dissero parole di conforto che sinceramente non ricordo più, altre mi strinsero le mani, altre mi diedero un bacio. Per fortuna dopo poco fui in macchina. Era una giornata bellissima...il sole splendeva,  faceva caldo ma si respirava bene... guardavo fuori dal finestrino... non vedevo che immagini anonime scorrere come in un film. Ma come poteva splendere il sole...come potevano essere così colorati e rigogliosi i fiori alle finestre!? La gente rideva, andava in bicicletta, entrava nei negozi... i semafori funzionavano...la nostra macchina era pulita...io respiravo...mia madre indossava una camicia senza maniche rosa....io respiravo.Mio padre era abbronzato... avevo sete... le nuvole erano bianchissime, un ragazzo mi sorrise, un cane faceva pipì....io respiravo. Io respiravo e mio figlio no. Svenni.Ricordo solo un gran trambusto e quando aprii gli occhi ero nel mio letto...lo stesso dove solo tre notti prima avevo dormito per l'ultima volta con il mio bambino. Mia madre mi bagnava la fronte con un fazzoletto e mi rassicurava... " Il caldo amore...stai tranquilla vedrai che ora starai meglio...sei a casa tesoro mio...".Piansi insieme a lei per ore... giorni...non mangiavo più...non volevo più niente....solo morire... solo raggiungere il mio piccolo. Si occuparono loro di tutto...io non ero neanche in grado di alzarmi dal letto.Erano passati dieci giorni e finalmente Luca irruppe nella mia stanza. Rimase qualche secondo in piedi ad un metro dal letto... fermo con gli occhi lucidi e l'aria sconvolta, poi mi si buttò addosso con tutto il suo peso e scoppiò a piangere e a singhiozzare disperatamente. Mi ritrovai ad accarezzargli la fronte e ad asciugargli le lacrime... " Luca non possiamo farci niente... Dio ha voluto così...". " Se io fossi stato accanto a te... forse avrei potuto fare qualcosa, invece quello stronzo di mio padre, sembra aver fatto apposta a prolungare i suoi impegni!!!" Disse distrutto. " Dovevo essere qui due settimane fa Bibi... due settimane fa". Ora piangevo io... e lui mi stringeva forte, mi diceva cose bellissime. " Amore staremo insieme per sempre... ". Ci addormentammo io in maglietta sotto le lenzuola... lui vestito, sopra. Mia madre verso l'ora di cena venne a dirci che era pronto qualcosa da mangiare... ma nessuno dei due aveva fame. Rimanemmo abbracciati tutta la notte, ci appisolavamo per un pò, poi le lacrime...poi ancora il sonno ci strappava al dolore. DUE GIORNI così... poi gli chiesi di andarsene.... una mattina tra le lacrime gli dissi..." Amore mio, se mi ami vai via, altrimenti muoio". Capivo che ci saremmo distrutti, quel dolore ci avrebbe macerato l'anima fino a non farci sentire più niente,nemmeno per noi stessi. Qualcosa mi diceva che dovevo salvarmi la vita e l'unico modo, era staccarmi dal ricordo più vicino al centro del dolore.Così ci facemmo una promessa, ci saremmo sentiti tra un mese. Lo strinsi forte al cuore e lo lasciai andare verso la porta, si girò… ci sorridemmo, sentii la sua voce che salutava mia madre. Guardai fuori dalla finestra…il terrazzo era un tripudio di glicine e ortensie… ed io respiravo...ancora.