Il danno

Post N° 44


A fatica ma respiravo ancora. Passò quel mese... ci sentimmo un paio di volte ma ci scambiammo decine di lettere. Era un modo per sentirci vicini, abbastanza per non impazzire di malinconia, e sicuro, per non perdersi nella disperazione. L'amore e la passione adolescenziale era svanita in un secondo... la spensieratezza, cancellata per sempre. L'estate stava per finire non me la sentivo di tornare a scuola... che senso aveva?Invece ripresi le lezioni come tutti a metà settembre. Le compagne mi si strinsero attorno con affetto... poi tornarono a raccontarsi del ragazzo conosciuto in campeggio o delle scarpe viste nella vetrina dietro casa. Mi sforzavo... cercavo di partecipare ai loro discorsi ma non trovavo più comunione di idee, non mi interessavano più le "cose della mia età".Mi buttai nello studio, era l'ultimo anno di Liceo Artistico. Presi la maturità. Si concluse così un periodo, un capitolo intenso di una vita normale. Con Luca non ci si sentiva quasi più. Erano le nostre madri a mantenere strettissimi rapporti, si telefonavano spesso... e credo si fossero anche viste per qualche giorno durante l'estate.Dopo vari ripensamenti e discussioni decisi che dovevo allontanarmi da casa, avevo bisogno di aria nuova, fresca. Avevo bisogno di muovermi in una casa, dove ogni cosa non mi riportasse al mio dolore... dove un letto fosse semplicemente un posto dove dormire, e non " quel letto" ,dove avevo dormito con la mia creatura ancora in grembo. Dove l'odore del bucato fosse diverso, dove l'ansia e il dolore degli altri non si accavallasse al mio.Così scelsi il posto più tranquillo del mondo... un piccolo paese sul Lago. Un'antica palazzina... al piano terra un'anziana donna sola, con cinque gatti... aveva deciso di affittare il piano superiore. " Mi basta questo" mi disse facendomi entrare in casa " Ho difficoltà a salire le scale, però mi spiace lasciare morire una parte di questa casa, così l'ho fatta sistemare un po’... vada, vada su a vedere se le piace... scusi se non l'accompagno sa, ma faccio fatica...vada, io l'aspetto in giardino".Uscimmo insieme dal suo portoncino bianco, lei si sedette su una panchina e io girai appena dietro la casa, dove trovai un altro piccolo portone bianco... entrai e mi ritrovai già sul primo gradino di una scala di pietra a spacco. Arrivata in cima mi accorsi di aver contato i gradini, 18, come la mia età... sorrisi ed aprii la porta.Fui accecata dal sole che si rifletteva prepotente sul pavimento di marmo bianco... davanti a me un delizioso locale arredato con pochi mobili austeri ma pregiati, un divano bianco con due poltroncine Luigi XV... più a destra un tavolo rotondo con quattro sedie intorno, e sopra un vaso pieno di rose inglesi appena tagliate. A sinistra una piccola cucina tutta bianca. Tornai nella sala ed aprii la porta dietro al divano. Ecco un piccolo corridoio con il pavimento in legno chiaro, due applique di ferro battuto verniciate di bianco sistemate sulla parete di destra.  Tra esse due porte, una del bagno, anch'esso curatissimo nel suo stile vagamente retrò, e l'altra della camera da letto. Il pavimento scricchiolava un po’, la porta finestra era spalancata sul terrazzo che per ora avevo solo intravisto... secondo me era il pezzo forte della casa e desideravo gustarmelo per ultimo, il vento muoveva le tende di cotone ricamato e i raggi del sole si posavano sul letto, tra le pieghe di quel copriletto a fiori piccolissimi... profumato come se fosse appena stato stirato!Mi sedetti sul letto e provai ad ascoltare il mio dolore... si c'era.... mi portai una mano sul cuore, come per assicurarmi che battesse, poi sorrisi rassicurata da quella certezza non proprio felice.Mi alzai e uscii sul terrazzo. Il tendone arrivava quasi fino a metà, poi una griglia di ferro faceva da supporto ad un glicine infinito! Partiva dal retro della casa, giù nel giardino, mi sporsi di più per guardare meglio e scorsi la vecchietta salutarmi con la mano! La salutai anch'io e quasi senza rendermene conto dissi " E' meraviglioso da quassù, e la casa è bellissima e questo glicine poi.... incredibile quanto è grande!!!"Stavo gridando... da quanto tempo non sentivo la mia voce così forte... e il tono...diverso più acuto...quasi non mi riconoscevo. Diedi un'ultima occhiata alla casa e scesi le scale di corsa fino alla panchina della Signora, mi misi di fianco a lei, ansimando un po’... sorridendo, guardandomi in giro... " Le è piaciuta Signorina ?" mi chiese dolcemente. "Se mi è piaciuta??? E' meravigliosa, se fosse un po’ meno l'affitto non ci penserei due volte." Lei si rabbuiò e iniziò a sfregarsi le mani rugose ma ancora bellissime, con unghie curate e anelli da far invidia ad una Principessa. Il sole iniziò a spegnersi... guardai l'orologio e mi prese un colpo, le nove di sera... avevamo parlato per sei ore, mi aveva mostrato le sue rose, le vecchie foto del marito pilota di caccia bombardieri, i ricami fatti da lei col tombolo... il suo abito da sposa. Poi aveva fatto il tè e lo avevamo bevuto sotto un magnifico bersò... le avevo parlato di Luca e del nostro bambino, avevamo pianto insieme. " Resti per cena Signorina... e se vuole può dormire qui... domani potrà guidare con la luce, entriamo a telefonare ai suoi genitori... vuole?" Rimasi.