Il danno

Post N° 49


No non me l'aspettavo quel messaggio, però in fondo al cuore sapevo che non era finita. Come se una vocina avesse sempre sussurrato qualcosa in proposito...non saprei dire cosa, come non sapevo cosa fosse, quel filo sottile come quello delle ragnatele ma forte come l'acciaio, che mi legava a lui. Fui combattuta se rispondere o lasciare che passasse quel momento che mi perforava lo stomaco. Decisi di rimandare la decisione, di aspettare per vedere cosa succedesse dentro il mio cuore, quel cuore che pensavo ormai al sicuro.Ne arrivò un'altro qualche ora dopo..." Ho cercato di non pensarti, due anni Bibi, senza muovere un dito perchè era giusto così. Ma ho un vuoto dentro che non si colma nemmeno con un nuovo amore, mi manchi tu e io non posso farci niente. Scusami se puoi". Girai nervosamente per lo studio in preda alle sensazioni più disparate e sconosciute, ma non mi meravigliava più, tutto riguardo a lui era sempre stato nuovo, sconosciuto e impossibile da dimenticare. Tutto così forte da farmi perdere.E mi persi per l'ennesima volta dentro quelle regole, quegli stereotipi dai quali ero bersagliata fin da bambina. Li condividevo, non li condividevo, tutto dipendeva da tutto, dal resto… ed io rimanevo fregata. Mi convincevo di qualcosa, poi non capivo perché ne ero stata fino a poco prima così convinta e smontavo e rimontavo le mie tesi, per trovare quella che  più congeniale a quel momento, a quello stato d’animo. Ma lo stato d’animo mutava più veloce dei pensieri e il cuore batteva, spingendo in un’unica direzione, quella che combattevo per non percorrere ma che sapevo benissimo sarebbe stata l’unica.Composi il suo numero, non sorprendendomi affatto di ricordarlo perfettamente…due squilli e rispose. La gioia e il senso di colpa si mischiavano ad ogni parola, l’imbarazzo era comunque palpabile da entrambe le parti…eppure eravamo noi, sempre noi, gli stessi protagonisti di una storia assurda quanto totale. Ci scoprimmo più vicini che mai. Mi raccontò di quanto aveva cercato di non chiamarmi, di come si era buttato in una storia nella speranza di dimenticarmi. Di come l’amore conosciuto in seguito non fosse riuscito ad eguagliare la nostra passione, il nostro legame… “la mia mente cerca la tua…” mi disse con una disperazione che mi spaventò. Dio mio era giovane e bellissimo…come poteva non aver trovato pace? Davvero gli ero entrata così dentro da non premettergli di amare un’altra donna? Non mi sembrava possibile. Gli feci mille domande, cercai di rassicurarlo, gli spiegai che il nostro, seppur grande, era un sentimento impossibile. Amavo mio marito e non l’avrei mai lasciato, amavo i miei figli sopra ogni cosa…amavo anche lui.  Mi disse che sarebbe venuto a Milano per qualche giorno e che avrebbe voluto  vedermi anche solo per un caffé. Gli risposi di no… gli chiesi di non insistere, di lasciare le cose come stavano…di non aggiungere dolore al dolore. Arrivò a supplicarmi…mi infastidì. Lo salutai e chiusi la conversazione.“Ciao Francesco”