Il danno

Post N° 50


Erano passati più di due anni. Certo anch'io non avevo smesso di sentirmi attratta al solo suo ricordo, però avevo cercato di dimenticare, di andare avanti, ero una donna felice, non mi mancava niente, perchè avrei dovuto alimentare quell'amore impossibile?. Staccarmi da lui e dalla situazione era stata una decisione sofferta, ma sicuramente giusta, avevo combattuto contro il senso di colpa nei confronti di un marito meraviglioso, premuroso e comprensivo, perché ero diventata la donna che non avrei voluto essere, mi ero persa per un amore, infantile quanto profondo e passionale. Si mi ero persa e questo non mi piaceva e non per un ipotetico giudizio altrui ma per me stessa, per come mi vedevo riflessa nello specchio... e non vedevo più la moglie e la madre devota che ero sempre stata.Quando si raggiunge ciò che tanto si è desiderato, quando la vita ci regala generosamente frutti preziosi, il minimo sarebbe quello di riuscire a preservarli attentamente da ciò che la vita stessa ci mette davanti, almeno quello che riguarda noi, ciò che riguarda il nostro libero arbitrio. Ciò che mi rattristava era essere io il motivo discordante di un progetto d’amore che avevo anelato fin da bambina…io ero caduta nella rete del tradimento, cosa che mai avrei immaginata, io avevo ceduto alla passione e sempre io avevo permesso ad un ragazzo così giovane, di buttarsi in una storia tanto più grande di lui, da renderlo interdetto nel comprenderei i suoi stessi sentimenti.“Bibi finiscila di colpevolizzarti come se tu avessi ammazzato qualcuno, queste cose capitano, certo se non capitassero sarebbe meglio ma possono succedere a tutti. Tu non hai tradito Pietro per noia, per desiderio di trasgressione, per sesso, non vai a letto con tutti appena lui gira l’angolo…ti sei innamorata o come piace dire a te, ti sei persa…ora devi solo ritrovarti. Questa storia l’hai chiusa tempo fa, per amore della tua famiglia, hai fatto una scelta… ora lui ti chiama, ti dice che è in crisi e tu risprofondi nel baratro in meno di un secondo!? Che scelta è stata allora? Direi poco convinta se basta una chiacchierata per mandarti in crisi. Non è forse il caso che vi vediate e parliate, o vuoi soffocare chissà ancora per quanto tempo una situazione che ti logora l’anima, fino al prossimo bip!?”.I consigli di Lilly, mi suonavano noiosi banali e ripetitivi, sapevo già tutto ma lei adorabile come sempre, cercava di starmi vicina, era l’unica persona a conoscere tutta la storia ed era stata al mio fianco  sempre in modo speciale. Ma le sfuggiva quello che volevo significare quando le parlavo di un sentimento che andava oltre, quando le dicevo che mai avevo conosciuto le emozioni che provavo con lui anche quando non ci si vedeva, quando provavo a spiegarle che non era solo attrazione ma che non potevo chiamarlo amore, che non assomigliava alla passione conosciuta con mia marito, ma che era altrettanto forte e potente. Quando le raccontavo di come restavo a guardarlo con dolcezza dopo aver fatto l’amore… di come amavo accarezzargli i capelli, vederlo ridere di gusto, di come mi stringeva forte, di quanto mi facesse battere l’anima. Tendeva a ridimensionare tutto a un banale tradimento, una svista, un incidente di percorso dal quale con un po’ di intelligenza e buona volontà, ne sarei uscita tranquillamente. Però capisco quanto sia difficile spiegare i sentimenti, li capisci se li hai provati.Due giorni dopo lo chiamai e gli diedi un appuntamento in un locale pubblico ben affollato. Ci saremmo visti per l’aperitivo e per cena sarei stata a casa mia. Certo il cuore batteva forte mentre mi dirigevo in quel bar, mi tremavano le mani, cercavo di respirare profondamente ma sentivo il fiato corto. Entrai e mi diressi nella saletta che gli avevo indicato, non lo vidi e mi sedetti al tavolino più nascosto, non ordinai niente…aspettai dieci minuti impaziente ma sollevata all’idea che non venisse. Altri cinque minuti e me ne vado pensai….invece ne feci passare venti e altri venti, inchiodata a quella sedia, nervosa al punto di saltarci sopra. Basta vado, mi alzai e mi diressi all’uscita. Passai davanti al bancone con passo da generale all’attacco, facendomi largo tra la gente che si abbuffava di stuzzichini…mi sentii afferrare per un braccio e per un attimo pensai di essermi agganciata a qualcosa per sbaglio. Mi voltai pronta a sbranare qualcuno, quando mi resi conto che era Francesco a trattenermi. Sparì la gente, la musica, la tensione…potevo essere ovunque in quel momento. Lui mi sorrise e si scusò per il ritardo, disse di aver provato a chiamarmi ma il mio telefono risultava staccato. Rimanemmo lì a fissarci…ordinammo qualcosa, poi non saprei nemmeno come…. mi ritrovai attaccata alla sua bocca, stretta in un abbraccio infinito, isolata dal mondo. “ Stai con me stasera…non mi lasciare” e mi baciava… “ Non posso devo tornare subito….” Risposi stringendolo più forte. “ Non te ne andare Bibi…stai con me… “. Uscimmo, la mia macchina non era lontana, salimmo….cercai il cellulare e chiamai Pietro inventando una scusa.