Il danno

Post N° 61


Passarono mesi…i lavori nella casa di Tea procedevano bene, Pietro stava facendo un lavoro eccezionale, senza turbare il fascino antico di quella villa. Qualche fine settimana lo avevamo passato il quell’albergo sul lago, per seguire meglio la ristrutturazione.Decisi di telefonare allo psicologo con il quale avevo fatto l’ipnosi regressiva anni prima, perché purtroppo il mio disturbo era tornato prepotentemente a rovinarmi la vita. Il pianto di un bambino in fasce… riecheggiava nella mia testa, di giorno, di notte, sempre e come sempre tornava violentemente a trovarmi, ogni volta che lasciavo Francesco.Una mattina arrivai molto presto nel suo studio, mi accomodai sul lettino e iniziai a raccontare ciò che era successo in quegli anni…il modo feroce con il quale avevo allontanato definitivamente quel ragazzo dalla mia vita. Non ne andavo fiera, come fiera non ero, di tutto ciò che avevo permesso succedesse a me stessa e indirettamente al mio matrimonio.  Però ora ero libera da un sentimento impossibile e mi piaceva immaginare lui, finalmente capace di amare una donna che potesse stargli accanto come meritava.Una parte del mio cuore forse, non l’avrebbe dimenticato mai…quello che avevo provato e che in qualche modo provavo ancora, rimaneva sigillato nella parte più profonda della mia anima, un segreto solo mio che pesava come un macigno sul cuore ma che malgrado tutto, ero felice di aver conosciuto.Rividi il medico per altre quattro volte con una alternanza di quindici giorni…la preparazione all’ipnosi non era cosa semplice. “La settimana prossima potremo tentare” mi disse l’ultima volta… “Te la senti?”“ Certo Dottore…così non posso continuare… è un tormento, prima risolvo, capisco…meglio sarà”. “ Sì ma non devi avere fretta Beatrice, può anche darsi che non si riesca a risolvere, il problema potrebbe  risiedere altrove, noi stiamo cercando nel passato…ma chi ci dice che non sia da ricercare nel presente la soluzione?”.Nel presente pensai… ma il mio presente era sereno, lo era sempre stato da quando amavo Pietro…non c’erano secondo me, difficoltà che giustificassero un angoscia così grande, tale da sfociare in una patologia fisica reale. O quel pianto era solo il frutto di fantasia?La sera, rientrai a casa poco prima di cena. Pietro mi venne incontro e come sempre il nostro abbraccio fu caldo e le nostre labbra si concessero un bacio dolce. “ Com’è andata la giornata Bibi?” “ Bene tesoro…stanca ma felice di essere a casa” risposi posando il soprabito. “ Ah ti ho messo la posta sul tavolo della sala” mi disse. Preparai la cena, chiamai i ragazzi che si sedettero intorno al tavolo. Li guardai ridere e conversare serenamente…potevo ritenermi più che soddisfatta…una bella famiglia, l’armonia non era mai mancata, a parte i momenti di normale tensione, non c’erano mai stati gravi problemi. Io ero felice. Mi domandavo cosa non andasse allora…cosa mi procurava quella sorta di strane allucinazioni sonore.Andai a farmi una doccia, Pietro mi aspettava a letto, quando mi coricai accanto a lui mi disse “ Hai aperto la lettera?”. “ Quale lettera?” chiesi.“ Te l’ho messa insieme alla posta sul tavolo, te l’ho anche detto!” rispose guardandomi di sottecchi. “ Ah me ne sono scordata, l’aprirò domattina…perché pensi sia importante?” risposi sorridendo. “ Non lo so... mi ha incuriosito il fatto che c’è solo scritto Bibi…vuol dire che qualcuno l’ha lasciata personalmente”. Ora sì era riuscito a solleticare la mia attenzione, ma non volli farglielo capire. “ Ora sono stanca Pietro… ci penserò domani” e spegnendo la luce del mio comodino mi sistemai sul suo petto.Mi svegliai di soprassalto nel cuore della notte… scesi in salone e cercai la lettera. L’aprii e lessi.