Il danno

Post N° 67


Cosa sapeva… a quali prove certe si riferiva? Complotto? Una sera Pietro sbottò “ Insomma Bibi, basta!!! Sono mesi che non parli d’altro! Non se ne può più, la tua coscienza è a posto? Bene, la mia pure, allora fino a quando non si paleserà con le sue prove certe, ti prego tentiamo di continuare con la nostra vita, in pace, e per quanto sia possibile, sereni, ok?”. “ Ok” risposi poco convinta, ma determinata a fare il possibile perché quel tormento uscisse dalla mia testa. “ Perdonami Pietro… mi ha scosso molto questa storia, ha lanciato accuse pesantissime ed è sparito nel nulla… non posso credere che ….”  “Basta!” mi interruppe “ Basta… sai che sono e sarò dalla tua parte sempre, a prescindere dai fatti, rischiando di essere per nulla obiettivo….” Sorrise… e sfiorandomi le labbra con un bacio continuò “ Io sono sereno perché so che non ci sono ombre nella nostra vita, ci siamo sempre detti tutto, non abbiamo segreti…  quindi inutile arrovellarsi o imbastire ipotesi assurde. Come diceva tuo padre…? Male non fare, paura non avere….. tranquilla tesoro, si risolverà tutto”. Ma io avevo paura… la mia coscienza non era evidentemente pulita come quella di Pietro, quanta forza gli dava la sua lealtà. Certo, Luca e il passato lontano dal quale riemergeva, nulla centrava con il mio tradimento… eppure la mia coscienza gridava e si sentiva avvolta dai fantasmi più spaventosi. Erano passati due anni da quando avevo chiuso la storia con Francesco… ma ora avevo ancora più paura di quando lo frequentavo, che qualcosa fosse potuto sfuggire al mio controllo, rendendomi ora vulnerabile più che mai.Un giorno come tanti, sdraiata sul quel lettino in pelle nera, dove tante volte avevo raccontato i miei pensieri, i dubbi, le paure…. mi ritrovai ricoperta di lacrime con la coscienza in mano che gridava, parlare a Mario, non più come ad un medico, ma come a un vecchio amico. “ Come ho potuto essere così stupida… mi ero lasciata vincere dalla passione, come se la vita mi fosse in debito, come se quell’ amore mi fosse dovuto, ho voluto quella storia come se fosse stata mia da sempre, l’ho vissuta con l’intensità dell’amore più profondo e sconosciuto senza neanche capirne il perché. Poi ho fatto una scelta… sapendo quanto dentro me rimanesse di quel ragazzo… ma l’ho fatta senza rendermene conto, quando ho creduto in pericolo la mia famiglia” spiegai… se ancora ci fosse qualcosa da spiegare, a Mario.  “Allora Beatrice, hai tutto chiaro, da dove partono tutti questi sensi di colpa!? Hai tradito tuo marito… non c’è da andarne fieri…ma capita… però sei accanto a lui, hai scelto lui. Hai fatto uno sbaglio ne hai compreso la sua gravità. Questa è l’unica… chiamiamola macchia nella tua vita. Per il resto sei stata una brava figlia, una moglie e una madre amorevole. Non rovinarti l’esistenza, devi perdonarti e accettare il fatto…” disse sorridendo, “che sei un umile essere umano… con le debolezze che lo contraddistinguono e lo rendono unico e speciale. Le nostre fragilità sono come il cibo che non abbiamo ancora gustato… ne siamo attratti, ma non riusciamo mai assaporarlo con calma, e quindi ci resta il desiderio di sentirne ancora il sapore. Ma tutto questo è umano e il tuo vivere di senso di colpa non ti farà diventare migliore, non cancellerà ciò che è stato… non ti aiuterà ad andare avanti… accetta e perdona… tu per prima devi perdonare te stessa”. Alzai lo sguardo…ora non c’erano più lacrime nei miei occhi. “ Sai da dove nasce il mio senso di colpa? Dal fatto che io… non avrei mai lasciato Francesco. E’ stata solo la paura di essere scoperta che mi ha fatto diventare crudele e meschina… lui si è limitato a fare la cose più saggia… se ne è andato, ferito dalla mia vigliaccheria, camuffata da senso di  protezione. Ecco cosa mi fa male… che nonostante l’amore profondo per mio marito, sono riuscita ad amare con la stessa intensità, se non di più… un altro uomo. Ho provato amore per un ragazzo e l’ho messo a pari di un marito devoto e adorabile, che mi  aveva dedicato anni di amore incondizionato. E fosse dipeso da me… forse non lo avrei nemmeno lasciato… eccola qui la tua moglie e madre devota… eccola… questa donna che forse manco lo conosce l’amore vero, e si nasconde dietro a mille palliativi, presa com’è a voler dare un senso a tutto, per far quadrare la sua verità”. Mi guardò serio e mi chiese “ Perché non hai mai detto a Pietro che l’hai tradito, anzi mi correggo… hai mai avuto la tentazione di confessarglielo?”. Non pensai neanche per un istante, la risposta uscì dalla mia bocca prima che la potessi formulare… “Sì, c’è stato un momento che gli avrei voluto dire tutto… ma per fortuna non l’ho fatto”. Annuì accarezzandosi la barba…esitò qualche istante e aggiunse, “Cosa significa, per fortuna…? Puoi spiegarmi cosa intendi con la frase … ma per fortuna non l’ho fatto?”. A quella domanda dovetti pensare un po’…poi azzardai una risposta, “ Intendi dire che la fortuna in questi casi non centra…!? Chiesi titubante. “ Può centrare nel momento in cui mi spieghi che valore ha la fortuna…” aggiunse . Cercai di uscire da quella discussione e lo interruppi spiegandogli, che il mio era stato solo un’intercalare, avevo usato quell’ espressione per sottolineare che ero stata graziata dalla fortuna, prima di commettere un’impagabile imprudenza. Ma lui serio aggiunse“ Ma non è proprio quando ci rendiamo conto di stare per commettere un’imprudenza che ricorriamo a tutta la nostra fermezza e determinazione per tentare di evitare o di rimediare!?” . Lo guardavo e sinceramente non mi sembrava che la mia espressione di poco prima meritasse tutta quell’attenzione… e lui intuì che ero davvero troppo presa dal mio senso di colpa per riuscire a comprendere ciò che per lui era assolutamente palese.Si aggiustò gli occhiali sul naso e riprese “ Qui non centra la fortuna, a meno che, tu non sappia a livello inconscio di essere stata la fortuna del tuo matrimonio…” mi guardò da sotto gli occhiali e proseguì, “Confessando si fa apparentemente un atto di onestà… ma ci si scarica solo la coscienza da molte responsabilità. Si sbaglia e poi ammettendo le proprie colpe, ci si rimette nelle mani dell’altro, che oltre ad accollarsi tutto il dolore e la delusione, deve anche rimboccarsi le maniche e decidere… per se, per il partner e per i figli se ce ne sono. Troppo comodo, troppo facile. E’ vivere, convivere, accettare e perdonare il proprio sbaglio in silenzio il vero supplizio, la vera espiazione… soffrire giorno dopo giorno, decidendo che mai e poi mai vorremmo vedere chi ci ama e chi ci sta vicino, soffrire e perdere tutto per causa nostra. Hai avuto la tentazione di confessare il tuo peccato, perché troppo pesante da sopportare, ci sei andata vicina, ma poi l’amore verso tuo marito e i tuoi figli ti ha fatto comprendere che se tu avessi confessato… quella colpa, tua e solo tua, l’avrebbero portata loro sul cuore per tutta la vita. Avrebbe distrutto la tua e le loro vite. Per te… per te sola, sarà più facile dimenticare. E quella che tu chiami vigliaccheria io la chiamo autodifesa, istinto di sopravvivenza, amore. E’ che…purtroppo siamo sempre portati a credere, che dire la verità sia sinonimo di integrità e di rispetto per il prossimo. Confessare, aprirsi… sempre e comunque non appartiene alla natura umana, ma ad una certa concezione di cultura religiosa e di educazione.L’animo umano avrebbe bisogno di sentirsi più legittimato al privato… al conservare qualche segreto… senza che questo gravi sul suo cuore o sulla sua morale”.