Il danno

Post N° 70


Guardai Pietro, il pianto iniziò prepotente a girarmi in testa, fortissimo …mi scusai con gli amici rimasti e mi diressi alla porta. L’aprii e vidi un uomo alto di spalle, avvolto in un impermeabile nero, a un paio di metri dalla soglia. “ Luca” dissi con un filo di voce… lui si girò piano e tenendo gli occhi nei miei si avvicinò di qualche passo. In quei pochi istanti, prima che mi fu davanti, riuscì per un attimo a ricordare com’era… e non era cambiato molto, solo la pelle più spessa e i capelli corti… lo sguardo sognante aveva lasciato il posto a due occhi stanchi.Accennai un sorriso… ma lui non lo corrispose.“ Entra” gli dissi. “ No ti rubo solo un minuto” mi rispose secco.“ Scusa se irrompo la notte di Natale… sono di passaggio, sto tornando a casa… volevo solo dirti che ce l’ho fatta…l’ho trovato. Dopo anni di ricerche, malgrado i vostri sporchi tentativi di tenermelo nascosto, nonostante l’inganno architettato a dovere, l’ho trovato… voglio che tu lo sappia e ora voglio che tu mi dica perché! Perché mi avete mentito… a quale scopo. Voglio la verità!” Lo guardai stupefatta. “ Chi hai trovato?” gli chiesi. Chiuse gli occhi e sospirò, poi come se stesse facendo leva su tutta la sua calma esclamò “ Ancora fai finta di niente?! Sono passati quasi trent ’anni Beatrice,  basta inganni, parla chiaro. So perfettamente che sai a cosa mi riferisco, mentre venivo qui maturavo l’idea di denunciarti per danni morali, si ti avrei voluto trascinare in tribunale, almeno avrei avuto pace vedendomi riconosciuta la ragione. Volevo farti male, farti passare almeno in parte ciò che ho passato io da quando ho saputo di nostro figlio!” . Ora mi sembrava che mi esplodesse la testa, tanto quel pianto tuonava in me. Strinsi i pugni e senza guardarlo in faccia sussurrai “ Lascialo stare povero angelo… cosa centra lui…?”. Mi prese il viso tra le mani con forza e a un centimetro dalla mia bocca… a denti stretti e con voce rotta mi disse “ Basta… dimmi perché mi avete fatto credere che fosse morto!!!”. La faccia mi faceva male tanto le sue dita stringevano… presi i suoi polsi e d’un tratto mi resi conto che il pianto era svanito. Restai qualche istante attonita ferma, con gli occhi nei suoi. “ Cosa stai dicendo?!!” tuonai. “ Cosa stai dicendo???!” ripetei tremando. Si portò le mani sulla testa. “ Mio Dio… perché continui a mentire…l’ho visto poche ore fa e gli ho parlato, ho parlato con la famiglia che l’ha adottato!!! Basta bugie dimmi perché!!!? Io non ho potuto avere figli da mia moglie, capisci!? Quando ho saputo che era vivo, l’ho cercato ovunque!!!”. Si allontanò di qualche metro… lo raggiunsi e prendendolo per un braccio lo girai verso me. “ Luca sei impazzito” gli dissi tra le lacrime “ nostro figlio è morto poche ore dopo essere venuto al mondo…”.  Mi guardò stranito e aggiunse “ Questo è ciò che mi avete voluto far credere… e non ne conosco la ragione” disse con aria rassegnata.Una pioggia sottile aveva iniziato a scendere su di noi… restammo uno di fronte all’altra per qualche minuto interminabile, guardandoci, scrutando ogni minimo movimento reciproco, come due bestie malate che non sanno dove andare. Poi ruppe il silenzio e girandosi verso il taxi che lo stava aspettando sussurrò…  “vado… tanto non mi dirai niente”. “ No… non te ne vai ora… sei tu che devi spiegarmi qualcosa”.Mi guardò fisso… e confuse le mie lacrime e la pioggia… poi come mosso da un antico sentimento iniziò a parlare.“ Sei anni fa, in punto di morte… mia madre mi chiese perdono. L’abbraccia stretta e le disse che nulla avevo da perdonarle, allora lei con un filo di voce mi disse… “ Luca mio… so quanto ti fa soffrire non avere avuto figli”. Io e mia moglie avevamo appena perso il terzo figlio…aborto spontanea alla 14° settimana. “ Luca tesoro perdonaci…l’abbiamo fatto per te… perché era troppo presto… Bibi…. avresti rovinato la tua vita… eri troppo giovane… troppo giovane… tuo padre voleva diventassi avvocato… eri così bello tesoro… troppo giovane….perdonami… perdonaci…”. Lei delirava ormai ma qualcosa riuscì a dirmi ugualmente. “ Troverai una lettera… lui è vivo… leggi la lettera…leggila e non odiarci… Bibi…  tuo figlio è vivo Luca, è vivo e sta bene lo so…perdonami se puoi ”. Chiuse gli occhi tra le mie braccia… per qualche giorno pensai fosse puro delirio quello che l’aveva fatta parlare…ma all’apertura del testamento, mi venne consegnata la famosa lettera… dentro il nome della famiglia adottiva del bambino, le lettere che si era scambiata con i genitori, con i quali era rimasta in contatto per lungo tempo, e le foto… dei suoi compleanni fino ai dodici anni.Mi sentii mancare… ma le sue braccia mi avvolsero e oltre alla pioggia ora, anche le sue lacrime rigavano il mio viso.“Ma cosa dici… giura che è vero… dimmi che è vero…” lo implorai.Lui mi teneva stretta… “ tu lo sapevi…” disse ora, meno convinto.“ No, non l’ho mai saputo… e non capisco perché tu lo creda”, dissi sentendo il cuore sciogliersi in tutto il corpo.“ Nella lettera c’era scritto che lei e la madre erano al corrente e consenzienti all’adozione, ecco perché!” rispose freddo.“ Ma non è possibile… ti pare che avrei potuto accondiscendere a dare via mio figlio!? Mi dissero che era morto a poche ora dal parto… mi svegliai dopo il taglio cesareo… non ebbi nemmeno la gioia di tenerlo fra le braccia per pochi minuti… non l’avrei mai fatto Luca… mai…” dissi con la poca voce che mi era rimasta.“ Ma non può avermi mentito in punto di morte… ha fatto il tuo nome! E nella lettera c’era scritto che lei stessa e la madre sapevano!”.Ma mentre mi ripeteva quelle parole, per un secondo ci guardammo… e insieme arrivammo a dedurre che forse “la madre” di cui si parlava, oltre a lei, non ero io…ma, mia madre, e che il mio nome, invocato prima di morire…  altro non era che una richiesta di perdono estremo rivolta a me.“ Luca ti prego entra in casa, manda via il taxi ne chiameremo un altro, dobbiamo parlare… devi dirmi tutto, tutto di lui!” lo supplicai.“ Non posso Beatrice, tra due ore ho il volo…”. “ Ma io adesso cosa faccio!!?” urlai. “ Devi dirmi dov’è! Devo andare da lui capisci!? Non puoi irrompere nella mia vita, sconvolgerla e poi andartene senza dirmi niente!!! Non puoi!!! L’ho creduto morto per tutto questo tempo, me l’hanno rubato… dimmi dov’è!!!”. Luca si accorse di quanto ero sconvolta… in quel momento Pietro usci con una giacca e un ombrello… ma lui gli disse che era meglio se mi accompagnava dentro. Si capirono… e mentre mio marito cercava di farmi rientrare, Luca salì sul taxi.