Creato da nolibibi il 31/10/2007

Il danno

Accadono cose nella vita che sono come domande. Passano minuti o anni e poi la vita risponde.

 

 

Post N° 56

Post n°56 pubblicato il 03 Aprile 2008 da nolibibi

Mi venne incontro porgendomi un calice... uno tra le sue mani. Mi fissava con i suoi occhi neri e accennò un sorriso, sollevando solo una parte delle labbra... mi prese per la vita e stringendomi a se, si mosse dolcemente seguendo la musica. Lo assecondai in quei gesti pieni di sensualità...ci muovemmo con armonia e desiderio, bevevo dal suo calice e lui dal mio. Li poggiammo per riprendere la danza...stretti, sempre più stretti e impazienti. Eppure c'era la voglia di prolungare quel ballo all'infinito, quasi come se smettendo di muoverci su quelle note, si potesse rompere l'incanto.

E l'incanto si doveva rompere...ma non adesso. Ora più che mai desideravo non finisse quella notte, dovevo imprimere ogni istante, ogni colore e sapore di quei momenti... dovevo raccogliere e conservare più emozioni possibili, far fagotto di un amore che non sapevo che destino avrebbe avuto. Lui sembrava anni luce dalla terra...spostava e respirava quei momenti, abile e sicuro... stringendomi e carezzandomi con facilità, compiendo gesti consueti ma con la straordinaria capacità di renderli eterni. Io mi lasciavo cullare e trasportare... e quasi non mi accorsi dei miei vestiti sparsi sulla moquette. La bocca fresca e morbida che sfiorava il mio collo...le mani calde e sapienti...

Amarlo era l'unica cosa che avrei voluto fare per il resto della vita.

Quella notte fu perfetta. La dolcezza che lasciò il posto alla passione, per tornare, e alternarsi ancora a mille giochi e a parole d'amore.

"Sei perfetta amore mio...Dio quanto è meraviglioso stare dentro di te".

Verso le tre di notte ci addormentammo...poi ci svegliammo e facemmo l'amore...ancora. " Come farò domani senza te?" gli dissi sfiorandogli le labbra. "Come farò io tesoro, senza te...?" mi rispose. Rimanemmo abbracciati, fermi, come a voler fermare il tempo. In silenzio, come in attesa di risposte. " Fra, non sò cosa succederà e mi terrorizza il solo pensiero di non conoscere il futuro, domani rivedrò mio marito e i miei figli...li amo, tu sai che li amo... e amo anche te. E' tutto così complicato, vorrei poterti dire..." Mi chiuse la bocca con un bacio. " Amore...domani. Ora ci siamo noi, ancora per poche ore...ti prego pensiamoci domani, non rubarci tempo...questo poco è nostro....domani è domani".

Lo strinsi...ma le lacrime iniziarono a scorrere e il respiro si fece corto. Mi teneva forte e baciò ogni lacrima e respirò ogni mio respiro. " Non pensare a niente, siamo in un'altra dimensione, siamo l'universo infinito... siamo io e te. Vorrei non finisse, stringimi e dimmi che non ci lasceremo mai...dimmelo anche se non è vero...ti amo...ti amo da morire". Lo baciai cento, mille volte ancora...risi, piansi... ci tenemmo stretti fino al mattino, quando non più curanti delle apparenze ci facemmo portare la colazione in camera.

Avrei voluto avere un'altro giorno davanti... ma sò che non sarebbe bastato.

 

 

 
 
 

Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 31 Marzo 2008 da nolibibi

Trascorremmo giorni ad amarci in ogni senso. Mi sorpresi nel constatare però, quanto il desiderio di stare insieme non fosse solo fisico. Passammo pomeriggi a fare lunghe passeggiate con la voglia di raccontarci. Mi parlò della sua famiglia, di quanto avrebbe desiderato diventare medico, della sua passione per la fotografia e la musica. Lo trovai così simile a me...malgrado la differenza di età, c'erano molte cose nelle quali ci somigliavamo. Lo guardavo con la coda dell'occhio mentre parlava e gesticolava...

Quanto parlò quel giorno, e quanto mi sentii rapita e incantata dalla sua voce. Come poteva non essere amore? Ma che forma d'amore era? Non conoscevo quel sentimento, continuavo a meravigliarmi di ciò che provavo come fossero mille forme d'amore differenti, sfaccettature di un solo diamante, uguali e diverse per luce e purezza. Ogni tanto ci sedevamo sulla sabbia a fumare una sigaretta, lasciavamo uscire il fumo dalla bocca e ne seguivamo la scia trasportata dal vento, mi spostava i capelli dal viso con un dito, per poi cercare la mia mano e stringerla. Poi sguardi, carezze, sussurri, tenerezze e voglia e passione, tutto mescolato, tutto forte e inebriante...ero come intrappolata in una pelle antica, come se stessi compiendo un viaggio dentro me, alla ricerca di qualcosa o qualcuno, come se ogni sensazione fosse già stata provata e allo stesso tempo la stessi scoprendo per la prima volta. La sera cenavamo su due tavoli diversi...lo guardavo dal mio, e più passavano i giorni, più  sentivo che i miei sguardi si posavano su di lui in maniera tenera, amorevole, quasi materna. La passione per il suo essere, alle volte lasciava il posto alla tenerezza, al desiderio di stringerlo con dolcezza...subentrava un senso di protezione. Certo non ne aveva bisogno e non la cercava da me. Sentivo i miei sentimenti mutare, lentamente quasi impercettibilmente.

Quei giorni furono un inno alla vita, un tuffo in me stessa…affogai mille volte nei suoi occhi, per salvarmi altrettante tra le sue braccia. Gli donai tutto e ricevetti amore puro, delicato e intenso…una strana alchimia di cuore e testa, un girotondo sempre più stretto, con la voglia di finire l’uno nell’anima dell’altro e fondersi in un unico essere. Forte, così forte da farmi tremare. La paura di perdermi in una storia improbabile, senza futuro senza possibilità di sopravvivenza. La paura di perdere ciò che amavo in maniera altrettanto forte. Arrivò l’ultima sera e le mie idee erano più confuse che mai. “ Amore dormi con me stanotte…chissà quando ci rivedremo…chissà cosa succederà…”. “ Certo” risposi prendendo il suo viso tra le mani. “ Certo che dormiamo insieme stanotte…”.  Raggiunsi la mia stanza e mi preparai per la cena. Arrivata in sala, salutai l’ anziana contessa che sedava vicino al mio tavolo e iniziai a cenare. Dall’altra parte della sala Francesco aveva già iniziato, ci guardavamo e pregustavamo il momento che ci saremmo stretti… ogni sorso di vino un sorriso complice.  Mi asciugai la bocca e posai il tovagliolo, avevo finito, mi alzai e feci un cenno con la testa alla mia vicina, mentre le passavo accanto. “ Signora, scusi se la disturbo”,  “ prego” risposi “ non mi disturba affatto, mi dica!?”  “ Posso offrirle un bicchiere di vino…si accomodi, vedo che anche lei è sola….” aggiunse con uno strano sorriso. Accettai il suo invito, guardai Francesco di sottecchi e notai il suo sguardo divertito.

“ E’ da qualche giorno che vi osservo… sa non ho molto da fare, non mi prenda per una vecchia impicciona” sorrise… lo feci anch’io. “ Siete molto innamorati… dovreste concedervelo più serenamente, le apparenze non si salvano quando dagli occhi si emana passione e coinvolgimento, certe cose non si possono nascondere. Viva la sua stagione così come le è stata donata… la vita non fa molti regali…questo sicuramente lo è… e più saprà assaporarlo e goderne, più sarà libera”. Posai il bicchiere e non riuscii a dire nulla… non c’era nulla da dire in fondo… “ Vada, l’aspetta…non abbia paura, la vita non può ferirla per questo”. Abbassò la testa e continuò a gustare il suo dolce.

Lo raggiunsi nella sua stanza…le luci erano soffuse e dalla filodiffusione proveniva una musica appena percettibile… comparve in tutto il suo splendore con una bottiglia ci Champagne  in mano. In quel momento provai tutto tranne che tenerezza...

 

 

 
 
 

Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 27 Marzo 2008 da nolibibi

SONO IN MONTAGNA...

MI COLLEGO PER UN BACIO E UN SALUTO...!

GRAZIE A TUTTI

SIETE SPECIALI!

scusate ma non riesco a passare da voi

bibi

 
 
 

Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 21 Marzo 2008 da nolibibi

Lasciavo alle mie spalle non solo i km, ma anche me stessa, e tornavo a percepire con una sorta di settimo senso… sì settimo, perché il sesto è quello che ti permette di intuire, confondendo tutti gli altri, senti col cuore, vedi con l’anima, tocchi con lo sguardo, respiri coi pensieri, parli con i sospiri, ma il settimo è un’altra cosa ancora, un misto di amore e razionalità, certezza e perdizione.

Ed era proprio quel sentire che mi aveva portata fino a lì. Viaggiavo con un ragazzo accanto, un’anima arrivata da chissà dove e che, chissà dove, mi avrebbe portata. Parlava…mi raccontava di sé con la voglia di farsi conoscere, cercava la mia approvazione su scelte che aveva fatto in passato, poi si avvicinava dolcemente per darmi un bacio sul collo.

Io guidavo ormai persa e decisa a scoprire cose mi avesse rapito di lui…e lo ascoltavo e accoglievo i suoi baci, come per dire… “svelati, sono qui per comprendere me stessa, quella parte oscura che non conoscevo prima di incontrarti, per ritrovarmi, per continuare a volermi bene… e se tutto questo servirà alla mia rinascita ci passerò in mezzo. Attraverserò questa nebbia che mi avvolge l’anima e ritroverò la strada”.

Arrivammo e ci sistemammo in due camere diverse. Lui ci rimase un po’ male…ma un minimo dovevo difendere le apparenze. Ci saremmo visti in spiaggia dopo un’ora. Chiusi la porta della mia stanza e chiamai Pietro, gli dissi che il viaggio era andato bene e che nel pomeriggio sarei stata fuori. Lui era tranquillo, mi salutò con un bacio e riattaccò.

Verso le tre del pomeriggio arrivai sulla spiaggia, deserta e soleggiata, camminai a piedi nudi sulla sabbia per un po’ prima che mi raggiunse Francesco.

“ In macchina quasi non hai parlato, mi sembri distante… cosa c’è che non va” mi chiese preoccupato. “ Nulla… è la mia coscienza che urla… e non posso farci niente, facciamo due passi sono molto tesa, magari mi passa” risposi gelida, con un tono che non riconoscevo.

Mi rimase accanto, camminando col mio stesso passo, non parlò più, mi prese solo la mano e proseguimmo per ore. Era primavera, il sole calava e il freddo iniziò a sentirsi…ci sedemmo su uno scoglio fino a quando gli ultimi raggi si confusero nel mare. Era rimasto in silenzio, forse aveva sentito i miei pensieri, così forti e confusi.

Lo guardai mentre i suoi occhi fissavano l’orizzonte, in qualche modo somigliava a mio padre, la fronte alta e i boccoli neri, la carnagione chiara…lui si girò e allungando una mano mi sfiorò il viso. Misi la mia sopra alla sua e chiusi gli occhi, mi sfiorò le labbra con un bacio…non ci volle molto…ci amammo su quelle pietre fredde, senza toglierci i vestiti, con foga e disperazione, consapevoli di quell’amore impossibile…e restammo abbracciati fino a notte fonda.

 

 
 
 

Post N° 52

Post n°52 pubblicato il 19 Marzo 2008 da nolibibi

 Mentre tornavo a casa quella sera sentivo che era scattato qualcosa dentro me…desideravo immensamente evadere, smettere di essere la regina del focolare, di essere il punto di riferimento, di essere retta pia, quasi apostolica , di rispettare le regole, insegnare le regole, di dedicare il mio tempo a tutti tranne che a me stessa, di rinunciare a quel amore così forte. Non provavo colpa per ciò che stavo facendo e soprattutto per quello che avevo in mente di fare. La vita mi aveva tolto tantissimo e sentivo questo momento come un riscatto o un palliativo al quale dovevo cedere per mettermi in pari, per quanto sbagliato potesse essere. Avevo ostacolato e rinunciato a questo amore per troppo tempo, se non mi fossi concessa una possibilità avrei perso tutto, perché avrei continuato a fare e ad essere, non più per il solo piacere di farlo, ma per un senso del dovere, grigio e meschino che nessuno meritava di ricevere.

Così arrivai a casa determinata a concedermi di vivere quella storia in maniera totale…poi avrei fatto una scelta.

I ragazzi erano a letto da un pezzo, Pietro mi aspettava in cucina, con la tele accesa e una tazza di latte caldo tra le mani. “ Tardino Bibi…” mi disse in tono ironico. “ Tardino Pietro “ risposi acida.” Tardino, ho fatto tardino! Dobbiamo discutere adesso?” incalzai quasi cercando la lite. “ No non dobbiamo discutere ma viviamo sotto lo stesso tetto e dato che rientri alle 4 di mattina, penso che una minima spiegazione vorrai darmela…” continuò con lo stesso tono. Aveva ragione da vendere ma io fui lo stesso provocatoria e irritante nelle risposte.

Diede il meglio di se stesso, rimanendo calmo e pacato. Lo guardavo attendere una mia spiegazione e mi venne da ridere… perché lo avrei abbracciato raccontandogli tutta la verità, tanta era la confidenza e la complicità…stavo per commettere un errore fatale, ma la strana sensazione che provavo…ero sul punto di confessargli tutto, quasi a voler trovare un complice in lui. La confusione era totale. Arrossii… allora come per stemperare il mio disagio, il visibile imbarazzo, e sicuramente perché dotato di una pazienza infinita Pietro mi disse:”  Dai andiamo a dormire, siamo stanchi tutti e due e finiremmo per discutere “. Si avvicinò e mi diede un bacio…” ti aspetto di sopra…” e silenzioso come un gatto salì le scale.

Ancora una volta era riuscito a mettermi a tacere…col suo modo garbato corretto, quasi impassibile, aveva spento il mio coraggio.

Rimasi in cucina ancora un po’, scaldai del latte e mi persi tra il ricordo degli abbracci di Francesco, l’odore delle sue braccia era ancora forte e ad ogni immagine una fitta allo stomaco e la voglia di tornare in quella bettola.

Seguirono due giornate infernali…il lavoro, la casa, i figli, contrapposte alla mia voglia di estraniarmi qualche giorno. Ogni momento libero lo chiamavo, lui nel frattempo si era spostato in un albergo degno di essere chiamato tale e appena sentiva la mia voce, mi provocava con frasi al limite della decenza…io stavo al gioco e scalpitavo come una ragazzina. Organizzai tutto nei minimi dettagli… i ragazzi partirono con i nonni per una settimana al mare. Pietro era impegnatissimo in un progetto con imminente scadenza, e quasi non l’avrei visto in quei giorni. Gli dissi che avevo bisogno di staccare, di riposarmi un po’. “ Che ne dici se raggiungo Olga a Saturnia?” gli proposi una sera. Olga era una vecchia amica, proprietari di un Hotel Terme, dove un paio di volte ero andata per una settimana rigenerativa. Non ci vide nulla di strano, anzi essendosi accorto del mio malumore degli ultimi giorni, aggiunse che ci voleva proprio, “sì” mi rispose “ ti farà bene”. Così preparai una valigia poco sospetta, e la mattina dopo, appena finita la colazione, presi i ragazzi e li portai dai miei che ci aspettavano nel cortile con la macchina accesa, li abbracciai ma non feci nessuna raccomandazione come di solito. Li riempii di baci e li guardai sparire in fondo alla via. Tornai a casa, dove Pietro stava preparandosi per andare in studio… lo abbracciai forte. Mi guardò fisso negli occhi e mi disse. “ Ti amo” …

“Ti amo anch’io…” risposi e uscii di casa.

Mi precipitai a prendere Francesco, con la paura che mi prendesse un infarto, tanta era l’agitazione, tanto erano i sentimenti contrastanti che vagavano in me, dai piedi alla testa lasciando un brivido su tutta la pelle. Lo vidi da lontano, i jeans e il borsone nero… rallentai, accostai la macchina al marciapiede e lui salì. Mi guardò dritto diritto negli occhi e mi disse “ Ti amo”… “ Ti amo anche io” risposi…e iniziammo il nostro viaggio.

 

 
 
 

Post N° 51

Post n°51 pubblicato il 15 Marzo 2008 da nolibibi

 

Chiuse le portiere della macchina, sigillati i finestrini…misi in moto senza sapere dove andare era l’ora di cena ma lo stomaco non avrebbe potuto ingerire nemmeno un briciola di pane, mi bastava avere lui accanto la sua mano sul cambio, sopra la mia, gelate entrambe. Girammo a vuoto come le trottole, imboccando vie a caso…la macchina si muoveva come se sapesse dove andare, noi in balia degli eventi. Uscimmo dalla città e ci fermammo in uno di quegli alberghi trattoria, dove passandoci accanto e guardandoli, mai ti sogneresti di fermarti neanche per un caffé.

Invece fu un attimo, ci guardammo e raggiungemmo un tacito accordo.

Entrammo, dietro il bancone un uomo grasso e sudato che asciugava bicchieri ci guardò, intuendo al volo ciò che volevamo. Ci diede la chiave di una stanza e tornò al suo lavoro.

Salendo le scale mi resi conto di non avere paura di essere vista da qualcuno, non mi importava ciò che la gente potesse pensare, avrei potuto spiegare… ero io e quella storia solo mia, non facevo male a nessuno, nessun senso di colpa mi accompagnava, amavo la mia famiglia ma quella era un’altra cosa, io ora non ero la madre ne la moglie, ero io, solo una donna innamorata e debole forse, solo una donna che si era arresa …lui mi teneva la mano e saliva accanto a me ogni gradino, col respiro sempre più affannoso.

La stanza la ricordo appena…sì abbastanza squallida ma non importava, chiuso in quelle mura, c’era tanto amore da scaldare il mondo. Ci buttammo sul letto e iniziammo a baciarci con un’intensità da consumarci…dietro la passione e la voglia di appartenerci però c’era un sentimento infinito, qualcosa che ci cementava, senza che avessimo mai fatto niente per alimentarlo. Mi scesero delle lacrime ma non volli smettere di averlo addosso… lo strinsi di più e lui ricambiò quell’abbraccio mille volte più intensamente.

Sembrava avessimo sempre fatto l’amore insieme. Conoscevamo ogni sfumatura della nostra mente e ogni battito del cuore. Le sue mani sfioravano il mio corpo in maniera perfetta e lui vibrava ad ogni mia carezza. Restammo abbracciati, esausti, increduli e certi allo stesso tempo. Non c’erano parole che riuscissero a significare ciò che sentivamo così fu silenzio, occhi negli occhi, sorridendo e accarezzandoci fino a che non ci venne voglia di fare l’amore…ancora. E fu più grande ancora la complicità, più intense le emozioni…più audaci le carezze, i baci e la voglia di entrare l’uno nell’anima dell’altro per non uscirne mai.

Poi si addormentò…lo tenni tra le braccia e lo carezzai, prima le sopraciglia, piano, il naso…perfetto, le labbra morbide e semichiuse, poi i capelli, la fronte, ripassando il suo viso come in disegno da stamparmi nel cuore. Aprì gli occhi, allora abbassai la testa e lo sfiorai con un bacio…. “ Amore mio devo andare…” dissi sussurrando. Lui mi strinse forte come a volermi trattenere. “ E’ tardi…ma tu non partire" gli dissi, "fammi organizzare bene le cose e se ci riesco, tra due giorni partiamo io e te.”

 

 
 
 

Post N° 50

Post n°50 pubblicato il 11 Marzo 2008 da nolibibi

Erano passati più di due anni. Certo anch'io non avevo smesso di sentirmi attratta al solo suo ricordo, però avevo cercato di dimenticare, di andare avanti, ero una donna felice, non mi mancava niente, perchè avrei dovuto alimentare quell'amore impossibile?. Staccarmi da lui e dalla situazione era stata una decisione sofferta, ma sicuramente giusta, avevo combattuto contro il senso di colpa nei confronti di un marito meraviglioso, premuroso e comprensivo, perché ero diventata la donna che non avrei voluto essere, mi ero persa per un amore, infantile quanto profondo e passionale. Si mi ero persa e questo non mi piaceva e non per un ipotetico giudizio altrui ma per me stessa, per come mi vedevo riflessa nello specchio... e non vedevo più la moglie e la madre devota che ero sempre stata.Quando si raggiunge ciò che tanto si è desiderato, quando la vita ci regala generosamente frutti preziosi, il minimo sarebbe quello di riuscire a preservarli attentamente da ciò che la vita stessa ci mette davanti, almeno quello che riguarda noi, ciò che riguarda il nostro libero arbitrio. Ciò che mi rattristava era essere io il motivo discordante di un progetto d’amore che avevo anelato fin da bambina…io ero caduta nella rete del tradimento, cosa che mai avrei immaginata, io avevo ceduto alla passione e sempre io avevo permesso ad un ragazzo così giovane, di buttarsi in una storia tanto più grande di lui, da renderlo interdetto nel comprenderei i suoi stessi sentimenti.

“Bibi finiscila di colpevolizzarti come se tu avessi ammazzato qualcuno, queste cose capitano, certo se non capitassero sarebbe meglio ma possono succedere a tutti. Tu non hai tradito Pietro per noia, per desiderio di trasgressione, per sesso, non vai a letto con tutti appena lui gira l’angolo…ti sei innamorata o come piace dire a te, ti sei persa…ora devi solo ritrovarti. Questa storia l’hai chiusa tempo fa, per amore della tua famiglia, hai fatto una scelta… ora lui ti chiama, ti dice che è in crisi e tu risprofondi nel baratro in meno di un secondo!? Che scelta è stata allora? Direi poco convinta se basta una chiacchierata per mandarti in crisi. Non è forse il caso che vi vediate e parliate, o vuoi soffocare chissà ancora per quanto tempo una situazione che ti logora l’anima, fino al prossimo bip!?”.

I consigli di Lilly, mi suonavano noiosi banali e ripetitivi, sapevo già tutto ma lei adorabile come sempre, cercava di starmi vicina, era l’unica persona a conoscere tutta la storia ed era stata al mio fianco  sempre in modo speciale. Ma le sfuggiva quello che volevo significare quando le parlavo di un sentimento che andava oltre, quando le dicevo che mai avevo conosciuto le emozioni che provavo con lui anche quando non ci si vedeva, quando provavo a spiegarle che non era solo attrazione ma che non potevo chiamarlo amore, che non assomigliava alla passione conosciuta con mia marito, ma che era altrettanto forte e potente. Quando le raccontavo di come restavo a guardarlo con dolcezza dopo aver fatto l’amore… di come amavo accarezzargli i capelli, vederlo ridere di gusto, di come mi stringeva forte, di quanto mi facesse battere l’anima. Tendeva a ridimensionare tutto a un banale tradimento, una svista, un incidente di percorso dal quale con un po’ di intelligenza e buona volontà, ne sarei uscita tranquillamente. Però capisco quanto sia difficile spiegare i sentimenti, li capisci se li hai provati.

Due giorni dopo lo chiamai e gli diedi un appuntamento in un locale pubblico ben affollato. Ci saremmo visti per l’aperitivo e per cena sarei stata a casa mia. Certo il cuore batteva forte mentre mi dirigevo in quel bar, mi tremavano le mani, cercavo di respirare profondamente ma sentivo il fiato corto. Entrai e mi diressi nella saletta che gli avevo indicato, non lo vidi e mi sedetti al tavolino più nascosto, non ordinai niente…aspettai dieci minuti impaziente ma sollevata all’idea che non venisse. Altri cinque minuti e me ne vado pensai….invece ne feci passare venti e altri venti, inchiodata a quella sedia, nervosa al punto di saltarci sopra. Basta vado, mi alzai e mi diressi all’uscita. Passai davanti al bancone con passo da generale all’attacco, facendomi largo tra la gente che si abbuffava di stuzzichini…mi sentii afferrare per un braccio e per un attimo pensai di essermi agganciata a qualcosa per sbaglio. Mi voltai pronta a sbranare qualcuno, quando mi resi conto che era Francesco a trattenermi.

Sparì la gente, la musica, la tensione…potevo essere ovunque in quel momento. Lui mi sorrise e si scusò per il ritardo, disse di aver provato a chiamarmi ma il mio telefono risultava staccato. Rimanemmo lì a fissarci…ordinammo qualcosa, poi non saprei nemmeno come…. mi ritrovai attaccata alla sua bocca, stretta in un abbraccio infinito, isolata dal mondo. “ Stai con me stasera…non mi lasciare” e mi baciava… “ Non posso devo tornare subito….” Risposi stringendolo più forte. “ Non te ne andare Bibi…stai con me… “. Uscimmo, la mia macchina non era lontana, salimmo….cercai il cellulare e chiamai Pietro inventando una scusa.

 

 
 
 

Post N° 49

Post n°49 pubblicato il 09 Marzo 2008 da nolibibi
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No non me l'aspettavo quel messaggio, però in fondo al cuore sapevo che non era finita. Come se una vocina avesse sempre sussurrato qualcosa in proposito...non saprei dire cosa, come non sapevo cosa fosse, quel filo sottile come quello delle ragnatele ma forte come l'acciaio, che mi legava a lui. Fui combattuta se rispondere o lasciare che passasse quel momento che mi perforava lo stomaco. Decisi di rimandare la decisione, di aspettare per vedere cosa succedesse dentro il mio cuore, quel cuore che pensavo ormai al sicuro.

Ne arrivò un'altro qualche ora dopo..." Ho cercato di non pensarti, due anni Bibi, senza muovere un dito perchè era giusto così. Ma ho un vuoto dentro che non si colma nemmeno con un nuovo amore, mi manchi tu e io non posso farci niente. Scusami se puoi". Girai nervosamente per lo studio in preda alle sensazioni più disparate e sconosciute, ma non mi meravigliava più, tutto riguardo a lui era sempre stato nuovo, sconosciuto e impossibile da dimenticare. Tutto così forte da farmi perdere.

E mi persi per l'ennesima volta dentro quelle regole, quegli stereotipi dai quali ero bersagliata fin da bambina. Li condividevo, non li condividevo, tutto dipendeva da tutto, dal resto… ed io rimanevo fregata. Mi convincevo di qualcosa, poi non capivo perché ne ero stata fino a poco prima così convinta e smontavo e rimontavo le mie tesi, per trovare quella che  più congeniale a quel momento, a quello stato d’animo. Ma lo stato d’animo mutava più veloce dei pensieri e il cuore batteva, spingendo in un’unica direzione, quella che combattevo per non percorrere ma che sapevo benissimo sarebbe stata l’unica.

Composi il suo numero, non sorprendendomi affatto di ricordarlo perfettamente…due squilli e rispose. La gioia e il senso di colpa si mischiavano ad ogni parola, l’imbarazzo era comunque palpabile da entrambe le parti…eppure eravamo noi, sempre noi, gli stessi protagonisti di una storia assurda quanto totale. Ci scoprimmo più vicini che mai. Mi raccontò di quanto aveva cercato di non chiamarmi, di come si era buttato in una storia nella speranza di dimenticarmi. Di come l’amore conosciuto in seguito non fosse riuscito ad eguagliare la nostra passione, il nostro legame… “la mia mente cerca la tua…” mi disse con una disperazione che mi spaventò. Dio mio era giovane e bellissimo…come poteva non aver trovato pace? Davvero gli ero entrata così dentro da non premettergli di amare un’altra donna? Non mi sembrava possibile. Gli feci mille domande, cercai di rassicurarlo, gli spiegai che il nostro, seppur grande, era un sentimento impossibile. Amavo mio marito e non l’avrei mai lasciato, amavo i miei figli sopra ogni cosa…amavo anche lui.  

Mi disse che sarebbe venuto a Milano per qualche giorno e che avrebbe voluto  vedermi anche solo per un caffé. Gli risposi di no… gli chiesi di non insistere, di lasciare le cose come stavano…di non aggiungere dolore al dolore. Arrivò a supplicarmi…mi infastidì. Lo salutai e chiusi la conversazione.

“Ciao Francesco”

 
 
 

Post N° 48

Post n°48 pubblicato il 06 Marzo 2008 da nolibibi

Ed eccomi lì, grazie a quella maledetta lettera che inizialmente avevo sottovalutato, a rigirarmi nel letto, annientata dai ricordi più amari e tormentati. Quasi l'alba...i bambini dormivano come ghiri e anche Andrea, sempre allerta quando il padre era fuori, sembrava non aver udito nessuno dei miei spostamenti su e giù per le scale, a far la spola tra la camera e la cucina, la sala e il bagno, dove finalmente trovai pace immergendomi nella vasca bollente.

Il pianto era tornato a torturarmi da qualche anno...eppure avevo creduto che con la nascita degli altri figli, il dolore si sarebbe un pò attenuato. Invece era tornato prepotente e scavava in me sempre più in profondità, acutizzando quel vuoto incolmabile che aveva lasciato.

Suonò la sveglia e io ero ancora immersa nella vasca e nei ricordi...ero così lontano che me ne accorsi solo quando entrò mia figlia a spegnerla. La giornata iniziò inesorabilmente e io le corsi appresso trascinandomi la stanchezza. Preparai la colazione e uscii con i miei tre tesori e quel sorriso che evidentemente, tanto infastidiva qualcuno. Poi mi diressi all'aeroporto dove finalmente riabbracciai mio marito. Ogni volta era come la prima volta che lo vidi, bello, bellissimo, con quel sorriso abbagliante... mi perdevo tra le sue braccia e lo stringevo così forte da farmi male. Durante il tragitto verso casa, mi raccontò del suo viaggio, io guidavo cullata dalla sua voce e la sua mano accarezzava distrattamente la mia gamba...avevo voglia di arrivare e di godermi il resto della giornata solo con lui, fino alle quattro del pomeriggio saremmo stati senza figli... e oggi ci voleva più che mai.

Scoprimmo ancora che la passione tra noi era più forte di sempre. Amarsi era perdersi l'uno nell'altro, assaporando ogni secondo con l'intensità dell'infinito...desiderando gli occhi negli occhi, per perdersi ancora, più di prima...più di sempre. La sera  rimanemmo ore a parlare coi ragazzi...scartarono i regali che Pietro aveva portato loro, ci raccontò di un paese straordinario e differente, eravamo incantati dalle sue parole e quella notte, quando finalmente andammo a letto, posai la testa sul suo petto e sprofondai in un sonno profondo.

La vita riprese il suo svolgersi regolare. Non sò quanto tempo passò ma una mattina appena arrivata in studio ricevetti un messaggio.

" ...un pensiero per te..."

Il cuore mi balzò in gola, rimasi col telefono tra le mani incredula.

 
 
 

Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 03 Marzo 2008 da nolibibi

Passarono altri tre mesi, Tea non si riprese mai e una mattina di Ottobre quando arrivai in ospedale non la trovai più. Mi si spezzò il cuore... i medici me la lasciarono accarezzare per l'ultima vota, ormai pensavano tutti fossi sua nipote. Mi consegnarono un busta chiusa sulla quale c'era scritto il mio nome.

Avvisai la figlia che viveva a Milano, in quei mesi era venuta cinque o sei volte a trovarla, mi disse che il giorno dopo sarebbe arrivata. L'accolsi la mattina dopo, non andai al lavoro ovviamente. Andammo in ospedale e lei sbrigò le pratiche burocratiche con un freddezza che mi spaventò. Come poteva essere figlia di quella donna dolcissima?. Si fermò un paio di giorni, poi la raggiunse l'altra sorella per il funerale. Una sera ero in camera mia...piangevo ormai da una settimana, il vuoto che aveva lasciato era incolmabile. In casa sua le figlie si spartivano gioielli, pellicce, spostavano mobili e rovistavano negli armadi. Mi sembravano due ladre che frugavano ovunque, poi le sentivo litigare e urlare. Dio che tristezza. Salirono da me e con aria supponente mi dissero che sarebbero partite l'indomani mattina presto e che facevo bene a cercarmi un'altra casa perchè loro avevano intenzione di mettere in vendita la villa. Non avevo nessun contratto...con Tea c'era un tacito accordo da sempre, quindi non avrei potuto davvero fare altro che preparare i bagagli. Riempivo le valige e svuotavo il cuore...mi sembrava un incubo. Toccavo le pareti di quella casa e piangevo, quei dieci anni con lei erano stai i più belli della mi vita, avevo imparato cosa fosse la libertà, la pace, l'amore. Avevo capito quanto fosse bello dare e ricevere senza chiedere, senza secondi fini. Avevo arricchito la mia anima di una saggezza antica e i miei occhi di gioia. In tutto quel trambusto mi ero dimenticata della lettera, la tirai fuori dalla borsa e la lessi.

" Bambina mia, sei stata un dono del cielo, hai illuminato gli ultimi anni della mia vita e riempito il mio cuore di tanto amore, quello che non ho mai potuto dare alle mie figlie. Ti sarai domandata il perchè di tanto distacco tra loro e me, il motivo è uno solo. Tanti anni fa, tradii il loro padre con il quale non andavo più d'accordo da tempo, lui prese le ragazze e andò a vivere a Torino, me le mise contro...a nulla servirono anni di processi per riaverle...io ero la moglie fedifraga,lui un uomo molto ricco e potente, il resto non contava. Alla fine dovetti accettare la situazione per il loro bene,pensavo che fosse meglio avessero un riferimento concreto del quale andassero fiere, piuttosto che continuassero a vivere in mezzo a discussioni e tribunali. Speravo che crescendo potessero  ragionare con la loro testa...invece la vita e il tempo ci ha separate sempre più. Ma la vita toglie per poi donarci di nuovo... ci ha tolto tanto e per poi regalarci la gioia di un incontro speciale, come è stata la nostra amicizia. Non piangere bambina...tutto serve nella vita anche questo apparente dolore si trasformerà e tu dirai...Tea aveva ragione! Abbi cura ti te...io lo farò da lassù. Ciao tesoro mio...nonna Tea".

Tornai a casa mia, nell'arco di una settimana...il mio capo mi disse che mi avrebbe aspettato se mai avessi deciso di tornare, se fossi riuscita entro un paio di mesi a trovare un'altra sistemazione. Mia madre era felice di riavermi a casa. Fu così che una sera, scendendo nel parco sotto casa, per far fare la passeggiata al cane, conobbi il mio futuro marito. Tea aveva avuto ragione...la mia vita si colorò di nuovo e l'amore di Tea si trasformò, prendendo le sembianze di un ragazzo bellissimo. Il padre dei miei figli.


 

 
 
 

Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da nolibibi

E col corpo continuai a vivere e a convivere, in quella casa sul lago trovai la pace ad un tormento e ritrovai la gioia e la voglia di andare avanti. Certe notti sentivo un pianto lontano, il pianto di un bambino... e non smetteva fino a quando non scendevo dal letto e andavo in terrazzo a guardare il cielo, sceglievo una stella e ad essa, rivolgevo la mia preghiera e le mie lacrime.

Passarono dieci anni, avevo un buon lavoro, come grafica in un piccolo studio e pochi ma buoni amici vicino. Tornavo in città, dai miei genitori un paio di volte al mese, Milano non era lontana geograficamente ma ormai anni luce, dal mio cuore e arrivarci mi pesava come un macigno sul l'anima. I miei non si erano mai rassegnati al mio distacco, all'allontanamento fisico e affettivo... mia madre piangeva ogni volta che ripartivo, mio padre e le sue mille raccomandazioni mi lasciavano indifferente. La mia vita era in quella casa sul lago, il mio riferimento affettivo quella dolcissima nonna... mi bastava e non volevo altro.

Una mattina andai al lavoro più presto del solito, passai a vedere se Tea avesse bisogno di qualcosa, era molto vecchia ma sempre lucida e speciale. Mi meravigliava il fatto che le sue due figlie non venissero a trovarla se non durante le feste comandate, che le telefonassero solo due o tre volte l'anno. C'era una ragazza che l'aiutava nelle faccende domestiche e con la spesa, ma per il resto nessun aiuto...aveva tante amiche che la venivano trovare, tutte molto più giovani di lei...e me.

Lei non si lamentava le giustificava, spiegandomi quanto lavoro avessero..."non si sono neanche sposate per star dietro al lavoro, mah quanto amore si perdono...però hanno fatto le loro scelte ed io le rispetto, sono due medici affermati, una è un chirurgo e lavora a Zurigo e l'altra un avvocato impegnatissima al Tribunale di Milano". A me erano sembrate solo due donne grigie e sò che lo pensava anche Tea...

Quando tornai trovai la casa vuota, una vicina mi disse che l'avevano portata via con l'ambulanza, non andai neanche su da me, uscii di corsa e raggiunsi l'ospedale. La trovai distesa su un lettino in una stanzetta a due letti, aveva una flebo al braccio e una gamba ingessata. Mi avvicinai e le presi la mano... chiesi cosa le fosse successo ma i medici erano di fretta e non mi risposero. Lei aprì gli occhi e mi sorrise... " volevo portarti delle rose e mettertele sul comodino...lo sai che oggi sono dieci anni che vivi con me?". " Non avrai mica fatto le scale Tea!?" le chiesi... "Si bambina....e sono caduta come una vecchia rimbambita....". Non ci potevo credere, si era rotta il femore per portarmi delle rose....mi sentii in colpa. Lei mi strinse la mano forte e mi disse...." da quando ci sei tu, la mia vita ha trovato un senso, mi fai sentire bene e importante...sei una brava signorina e io ti voglio bene come se fossi mia figlia, anzi, la nipote che non ho avuto".

" Ti voglio bene anche io nonna". Sorrise e porse le labbra come per darmi un bacio, mi avvicinai e lo presi ricambiando con tenerezza. La rassicurai sul suo stato, dopo aver parlato con un ortopedico, ci voleva tempo ma si sarebbe ristabilita. Tornai a casa e durante la strada provai ad immaginarla salire quelle scale con in mano i fiori, sorrisi tra me e le mandai un bacio nell'aria. Posteggiai la macchina attraversai il giardino e salendo le scale trovai i petali seminati su tutti i gradini...li raccolsi e li misi in una scatola.

Li custodisco ancora, secchi e un po’ sbiaditi...ma profumano  di un amore speciale.

 

 
 
 

Post N° 45

Post n°45 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da nolibibi

Entrammo in casa e l'aiutai a preparare qualcosa da mangiare. C'era del formaggio, del salame e pomodori del suo orto, aprì una bottiglia e mettendola al centro della tavola, preparata sotto il portico, disse :" Questo è buono, me lo portò mia figlia dal Piemonte l'anno scorso...le piace il vino signorina?"... Me l'avesse chiesto qualche anno dopo le avrei risposto che adoravo il vino ma a diciotto anni non lo consideravo proprio.

Ci sedemmo e iniziammo a spizzicare un po’.... una fettina di salame, un pezzo di formaggio sul pane  caldo fatto da lei....e un goccio di vino che insistette nel farmi bere! I pomodori erano squisiti con un filo d'olio e un po’ di sale. Era una donna simpatica e molto giovanile nonostante i settantasette anni, la sua mente lucida e vivace, gli occhi vispi e sorridenti... non avevo avuto una nonna e mentre lei parlava mi divertiva immaginare che fosse la mia! " Stia seduta porto in casa io i piatti....". Mi diressi verso la cucina con in mano il vassoio e quando fui dentro mi raggiunse la voce della "nonna" che mi chiedeva di preparare il caffé. Tornai verso il portico con le tazzine fumanti, non la vidi seduta al tavolo...rimasi impalata nel centro del giardino cercandola con lo sguardo. Poi sentii una voce provenire dall'altra parte del giardino, posai le tazze e andai a vedere. La vidi danzare cantando una vecchia canzone... sollevava le braccia facendole roteare nell'aria in maniera così elegante ed eterea ,da farmi credere potesse essere stata un danzatrice. I capelli bianchi si erano sciolti e ora seguivano i movimenti armonici del suo corpo come una nuvola...la luce delle vecchie lampade da giardino le conferivano magia, non avevo mai immaginato di trovare la bellezza in un corpo vecchio...invece quella donna emanava fascino e grazia da tutti i pori. Teneva nella mano sinistra un bicchiere di vino, al quale fece compiere  mille acrobazie senza che ne uscisse un solo goccio.

Non aveva le scarpe ai piedi. Si accorse di me " Vieni signorina!!! Togliti le scarpe senti come è fresca l'erba, fresca e rassicurante. Vieni bella... danza anche tu con me!!!". Pensai che fosse un pò matta e per un attimo mi pentii di essere rimasta. Ma che ci facevo lì? Eppure mentre ancora pensavo, mi ritrovai a danzare su quelle note sconosciute,  liberando il mio corpo in una danza primitiva... senza scarpe e senza vergogna. Bevvi vino e mi lasciai cullare dalle sue parole, trascinare in un mondo surreale quanto fantastico e sconosciuto. Trovai comprensione da una donna sconosciuta e finalmente riuscii a parlare, a tirare fuori il dolore sordo che avevo dentro.

Fu una notte magica e inebriante.  Mi addormentai sul dondolo sotto la magnolia e quando riaprii gli occhi, avevo una coperta pesante addosso e tutti i sui gatti in fondo ai piedi. La porta di casa era aperta e intravidi la donna dormire sulla sua poltrona, ero così rilassata che li richiusi. Mi svegliò il profumo del caffé e le parole dolci della "nonna". "Buon giorno signorina ci siamo divertite questa notte noi due, eh !!!?". Lo ammisi a me stessa...mi ero divertita e per una volta da tanto tempo mi ero sentita libera. Nessuna forma da seguire, nessuna regola alla quale sottostare, nessun occhiata di rimprovero, libera di raccontarmi senza tener conto delle cose "che si potevano dire e quelle che si dovevano nascondere”, sicura di non essere giudicata per la sola apparenza. Quella signora “ Tea”, mi aveva aiutato ad aprire il mio cuore con la certezza che non sempre sono le parole ad aiutarci a capire. Il linguaggio del corpo è molto più esplicito e forte di qualsiasi ti voglio bene.

 

 
 
 

Post N° 44

Post n°44 pubblicato il 18 Febbraio 2008 da nolibibi

A fatica ma respiravo ancora. Passò quel mese... ci sentimmo un paio di volte ma ci scambiammo decine di lettere. Era un modo per sentirci vicini, abbastanza per non impazzire di malinconia, e sicuro, per non perdersi nella disperazione. L'amore e la passione adolescenziale era svanita in un secondo... la spensieratezza, cancellata per sempre. L'estate stava per finire non me la sentivo di tornare a scuola... che senso aveva?Invece ripresi le lezioni come tutti a metà settembre. Le compagne mi si strinsero attorno con affetto... poi tornarono a raccontarsi del ragazzo conosciuto in campeggio o delle scarpe viste nella vetrina dietro casa. Mi sforzavo... cercavo di partecipare ai loro discorsi ma non trovavo più comunione di idee, non mi interessavano più le "cose della mia età".Mi buttai nello studio, era l'ultimo anno di Liceo Artistico. Presi la maturità. Si concluse così un periodo, un capitolo intenso di una vita normale. Con Luca non ci si sentiva quasi più. Erano le nostre madri a mantenere strettissimi rapporti, si telefonavano spesso... e credo si fossero anche viste per qualche giorno durante l'estate.

Dopo vari ripensamenti e discussioni decisi che dovevo allontanarmi da casa, avevo bisogno di aria nuova, fresca. Avevo bisogno di muovermi in una casa, dove ogni cosa non mi riportasse al mio dolore... dove un letto fosse semplicemente un posto dove dormire, e non " quel letto" ,dove avevo dormito con la mia creatura ancora in grembo. Dove l'odore del bucato fosse diverso, dove l'ansia e il dolore degli altri non si accavallasse al mio.

Così scelsi il posto più tranquillo del mondo... un piccolo paese sul Lago. Un'antica palazzina... al piano terra un'anziana donna sola, con cinque gatti... aveva deciso di affittare il piano superiore. " Mi basta questo" mi disse facendomi entrare in casa " Ho difficoltà a salire le scale, però mi spiace lasciare morire una parte di questa casa, così l'ho fatta sistemare un po’... vada, vada su a vedere se le piace... scusi se non l'accompagno sa, ma faccio fatica...vada, io l'aspetto in giardino".Uscimmo insieme dal suo portoncino bianco, lei si sedette su una panchina e io girai appena dietro la casa, dove trovai un altro piccolo portone bianco... entrai e mi ritrovai già sul primo gradino di una scala di pietra a spacco. Arrivata in cima mi accorsi di aver contato i gradini, 18, come la mia età... sorrisi ed aprii la porta.

Fui accecata dal sole che si rifletteva prepotente sul pavimento di marmo bianco... davanti a me un delizioso locale arredato con pochi mobili austeri ma pregiati, un divano bianco con due poltroncine Luigi XV... più a destra un tavolo rotondo con quattro sedie intorno, e sopra un vaso pieno di rose inglesi appena tagliate. A sinistra una piccola cucina tutta bianca. Tornai nella sala ed aprii la porta dietro al divano. Ecco un piccolo corridoio con il pavimento in legno chiaro, due applique di ferro battuto verniciate di bianco sistemate sulla parete di destra.  Tra esse due porte, una del bagno, anch'esso curatissimo nel suo stile vagamente retrò, e l'altra della camera da letto. Il pavimento scricchiolava un po’, la porta finestra era spalancata sul terrazzo che per ora avevo solo intravisto... secondo me era il pezzo forte della casa e desideravo gustarmelo per ultimo, il vento muoveva le tende di cotone ricamato e i raggi del sole si posavano sul letto, tra le pieghe di quel copriletto a fiori piccolissimi... profumato come se fosse appena stato stirato!Mi sedetti sul letto e provai ad ascoltare il mio dolore... si c'era.... mi portai una mano sul cuore, come per assicurarmi che battesse, poi sorrisi rassicurata da quella certezza non proprio felice.

Mi alzai e uscii sul terrazzo. Il tendone arrivava quasi fino a metà, poi una griglia di ferro faceva da supporto ad un glicine infinito! Partiva dal retro della casa, giù nel giardino, mi sporsi di più per guardare meglio e scorsi la vecchietta salutarmi con la mano! La salutai anch'io e quasi senza rendermene conto dissi " E' meraviglioso da quassù, e la casa è bellissima e questo glicine poi.... incredibile quanto è grande!!!"

Stavo gridando... da quanto tempo non sentivo la mia voce così forte... e il tono...diverso più acuto...quasi non mi riconoscevo. Diedi un'ultima occhiata alla casa e scesi le scale di corsa fino alla panchina della Signora, mi misi di fianco a lei, ansimando un po’... sorridendo, guardandomi in giro... " Le è piaciuta Signorina ?" mi chiese dolcemente. "Se mi è piaciuta??? E' meravigliosa, se fosse un po’ meno l'affitto non ci penserei due volte." Lei si rabbuiò e iniziò a sfregarsi le mani rugose ma ancora bellissime, con unghie curate e anelli da far invidia ad una Principessa. Il sole iniziò a spegnersi... guardai l'orologio e mi prese un colpo, le nove di sera... avevamo parlato per sei ore, mi aveva mostrato le sue rose, le vecchie foto del marito pilota di caccia bombardieri, i ricami fatti da lei col tombolo... il suo abito da sposa. Poi aveva fatto il tè e lo avevamo bevuto sotto un magnifico bersò... le avevo parlato di Luca e del nostro bambino, avevamo pianto insieme.

" Resti per cena Signorina... e se vuole può dormire qui... domani potrà guidare con la luce, entriamo a telefonare ai suoi genitori... vuole?"

Rimasi.

 

 
 
 

Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da nolibibi

Uscì dall'ospedale il giorno dopo, ancora imbottita dai tranquillanti... ma non abbastanza per non sentire il pianto dei piccoli ,provenire dalle stanze accanto.

Mi sorreggevano i miei genitori, io continuavo a chiedere dove fosse. Risposero che era meglio non lo vedessi, il ricordo doveva essere nel cuore e non negli occhi dissero. Percorsi i corridoi con un' angoscia tale che pensavo davvero di non farcela...chiudevo gli occhi per non vedere passare le mamme con i figli in braccio.

Le infermiere mi salutarono...alcune dissero parole di conforto che sinceramente non ricordo più, altre mi strinsero le mani, altre mi diedero un bacio. Per fortuna dopo poco fui in macchina. Era una giornata bellissima...il sole splendeva,  faceva caldo ma si respirava bene... guardavo fuori dal finestrino... non vedevo che immagini anonime scorrere come in un film. Ma come poteva splendere il sole...come potevano essere così colorati e rigogliosi i fiori alle finestre!? La gente rideva, andava in bicicletta, entrava nei negozi... i semafori funzionavano...la nostra macchina era pulita...io respiravo...mia madre indossava una camicia senza maniche rosa....io respiravo.

Mio padre era abbronzato... avevo sete... le nuvole erano bianchissime, un ragazzo mi sorrise, un cane faceva pipì....io respiravo. Io respiravo e mio figlio no. Svenni.

Ricordo solo un gran trambusto e quando aprii gli occhi ero nel mio letto...lo stesso dove solo tre notti prima avevo dormito per l'ultima volta con il mio bambino. Mia madre mi bagnava la fronte con un fazzoletto e mi rassicurava... " Il caldo amore...stai tranquilla vedrai che ora starai meglio...sei a casa tesoro mio...".Piansi insieme a lei per ore... giorni...non mangiavo più...non volevo più niente....solo morire... solo raggiungere il mio piccolo. Si occuparono loro di tutto...io non ero neanche in grado di alzarmi dal letto.

Erano passati dieci giorni e finalmente Luca irruppe nella mia stanza. Rimase qualche secondo in piedi ad un metro dal letto... fermo con gli occhi lucidi e l'aria sconvolta, poi mi si buttò addosso con tutto il suo peso e scoppiò a piangere e a singhiozzare disperatamente. Mi ritrovai ad accarezzargli la fronte e ad asciugargli le lacrime... " Luca non possiamo farci niente... Dio ha voluto così...". " Se io fossi stato accanto a te... forse avrei potuto fare qualcosa, invece quello stronzo di mio padre, sembra aver fatto apposta a prolungare i suoi impegni!!!" Disse distrutto. " Dovevo essere qui due settimane fa Bibi... due settimane fa". Ora piangevo io... e lui mi stringeva forte, mi diceva cose bellissime. " Amore staremo insieme per sempre... ". Ci addormentammo io in maglietta sotto le lenzuola... lui vestito, sopra. Mia madre verso l'ora di cena venne a dirci che era pronto qualcosa da mangiare... ma nessuno dei due aveva fame. Rimanemmo abbracciati tutta la notte, ci appisolavamo per un pò, poi le lacrime...poi ancora il sonno ci strappava al dolore. DUE GIORNI così... poi gli chiesi di andarsene.... una mattina tra le lacrime gli dissi..." Amore mio, se mi ami vai via, altrimenti muoio". Capivo che ci saremmo distrutti, quel dolore ci avrebbe macerato l'anima fino a non farci sentire più niente,nemmeno per noi stessi. Qualcosa mi diceva che dovevo salvarmi la vita e l'unico modo, era staccarmi dal ricordo più vicino al centro del dolore.

Così ci facemmo una promessa, ci saremmo sentiti tra un mese. Lo strinsi forte al cuore e lo lasciai andare verso la porta, si girò… ci sorridemmo, sentii la sua voce che salutava mia madre. Guardai fuori dalla finestra…il terrazzo era un tripudio di glicine e ortensie… ed io respiravo...ancora.

 
 
 

Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 12 Febbraio 2008 da nolibibi

In virtù del premio ricevuto

procedo all'assegnazione dei seguenti premi.

Premio D eci e lode

Premio D eci e lode

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Al blog Amore=????????  di Spenderiata76... perchè passare da lei è come entrare a casa di un'amica con la quale mettersi comode... e chiacchierando, bere una tazza di buon caffè, raccontandosi emozioni e ridendo delle nostre debolezze!

Al blog neuroneunico di sempreblues... per il suo staordinario modo di essere uno...nessuno e centomila!;)))

Al blog Vi parlo di me di Eppur mi Son Scordato...per l'amore grande che traspare dalle sue parole.

Al blog L'amante improvviso di amante improvviso... per la capacità di trasmettere emozioni e sensazioni forti...tanto da poterle toccare!

Al blog A new Woman di soloperituoiocchi... perchè averla incontrata è stato un regalo  e le sue parole sono sempre un grande conforto e un momento di riflessione al quale non rinuncierei mai.

Al blog Pensieri e Parole di luca100genova... perchè è stato come incontrare un amico dopo tanto tempo!

Al blog Equilibrioimperfetto di Primula979... per la sincerità e la dolcezza con la quale mi parla.

Al blog Io e l'altra me di Oly... per la delicatezza e l'emozione che mi trasmette sempre con le sue parole.

Al blog Struggle For Pleasure di Rumore Segreto... perchè adoro leggerla a notte fonda, lasciandomi trasportare delle sue emozioni.

Al blog Vorrei avere le ali di Imeon69... per la delicatezza e la profondità della sua anima.

Al blog Dondolandounemozione di Dolcetetide...per la straordinaria sensibilità e dolcezza .

 

REGOLAMENTO

Che cos'è?

"D eci e lode" è un premio, un certificato, un attestato di stima e gradimento per ciò che il premiato propone.

Come si assegna?

Chi ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera particolare, con qualsiasi motivazione sempre che il destinatario, colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino valori negativi come l'istigazione al razzismo, alla violenza, alla pedofilia e cosacce del genere dalle quali il "Premio D eci e lode" si dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.

Le regole:

1. Esporre il logo del "Premio D eci e lode", che è il premio stesso, con la motivazione per cui lo si è ricevuto. E' un riconoscimento che indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore;


2. Linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;


3. Se non si lascia il collegamento al post originario già inserito nel codice html del premio provvedere a linkarlo;


4. Inserire il regolamento;


5. Premiare almeno 1 blog aggiungendo la motivazione.


Queste regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati.

Si ricorda che chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i "Premio D eci e lode" che vuole e quando vuole (a parte il primo), anche a distanza di tempo, per sempre. Basterà dichiarare il blog a cui lo si vuole assegnare e la motivazione. Oltre che, naturalmente, mettere a disposizione il necessario link in caso che il destinatario non sia ancora stato premiato prima.

 
 
 

Post N° 41

Post n°41 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da nolibibi

Arrivò mattina e non avevo chiuso occhio. Entrarono nella stanza i miei genitori...erano le sette. Sorridevano ma la loro tensione si tagliava con il coltello...mia madre si sedette sul letto e iniziò ad accarezzarmi la fronte... mio padre si spostava dal letto alla finestra... dalla finestra alla porta...poi si avvicinava e mi guardava, cercava di dire qualcosa...ma non riusciva. Così decisi di sdrammatizzare la situazione e dissi :" Se avessi saputo che bastava farvi diventare nonni per togliervi la parola...l'avrei fatto prima!".

"Eh già..." rispose mia madre stringendomi la mano. " Stai tranquilla tesoro...tra poco tutto sarà finito". " Come finito mamma? Tra poco tutto inizia!!! Avrò il mio Andrea!!!". Aggiunsi entusiasta... avevo così tanta adrenalina in corpo che la stanchezza per la notte insonne, non la sentivo neanche! "La mamma intendeva ...che l'attesa finirà Bibi...ovvio no!?" Disse mio padre con aria seccata, cercando lo sguardo di mia madre...che invece rimaneva fisso su di me. Arrivò la telefonata di Luca ad interrompere quel teatrino. Era triste e segregato in una camera d'albergo... il padre gli aveva vietato di uscire e sequestrato i documenti, dopo averlo pescato su un taxi qualche giorno prima, mentre tentava di venire da me. Mi fece coraggio e cercò di trasmettermi tutto il suo amore... poi mi disse sussurrando :" Ti amo amore mio... perdona se non sono stato capace di starti vicino... perdonami, mi sono fatto influenzare troppo e non me lo perdonerò mai. Ma avrò modo di farti dimenticare tutto ciò che hai sofferto, amandoti per tutto il resto della nostra vita. Chiamami appena ti svegli e dai un bacino al piccolo, da parte del suo papà....coglione!". E rise.

Risi anch' io.

Chiusi il telefono appena in tempo per salutare i mie, che vennero cacciati fuori da un' infermiera. " Amore! Tranquilla, andrà tutto benissimo sei in ottima mani e noi saremo lì...tranquilla eh....sorridomi Bibi...". Mia madre....teatrale fino alla fine... continuò a parlare anche dal corridoio... poi sentì mio padre zittirla. Arrivata in sala operatoria, riconobbi il mio ginecologo... era bardato come un palombaro. Mi fecero sdraiare sul lettino e l'anestesista allungò il mio braccio... mi infilò un ago e mi disse " Conta fino a dieci ". Ricordo di essere arrivata a... sei....set...te....ott....poi più niente.

Mi svegliai e sentii freddo...un freddo terrificante, come se fossi stata in una cella frigorifera per ore. Tremavo tanto da non riuscire a tenere ferme ne gambe, ne braccia. Ricordo le parole di qualcuno che mi chiedeva di aprire gli occhi e mi dava leggeri schiaffetti sulle guance. Poi luci che si muovevano sopra di me, mentre la barella percorreva i corridoi dell'ospedale... poi l'ascensore... ed ecco braccia che mi sollevavano e mi rimettevano nel letto... in quella stanza azzurra.

Mia madre...accanto a me...apprii gli occhi per qualche istante e la vidi... distrutta con i capelli arruffati. Li richiusi. Sentivo voci lontane... poi più niente. Mi risvegliai attaccata ad una flebo con una sete incredibile. " Mamma...dov'è Andrea....?". "Stai tranquilla tesoro .... dopo te lo portano, ora devi riposare... quando sarà completamente passata l'anestesia... te lo porteranno...". " Lo voglio vedere adesso... digli che me lo portino subito...". Dissi con un filo di voce. " Bibi... gli stanno facendo degli esami... vedrai che più tardi te lo portano". " Che esami...perchè?!" Chiesi, non ancora cosciente del tutto. " Devi stare tranquilla, vedrai che non è niente... non agitarti".Tentai di alzarmi ma non ne ebbi la forza. Iniziai a piangere... ripetendo il nome del mio bambino. Mio padre chiamò il medico che mi fece un'iniezione... riaprii gli occhi solo la mattina dopo, ma rimasi intontita per tutto il giorno. Le parole mi uscivano a fatica, chiedevo di Andrea... ma nessuno mi dava risposte concrete. Ero bloccata in quel letto e mio figlio chissà dov'era... come stava...cosa gli stavano facendo? Quella notte ebbi una crisi di nervi... urlai che mi portassero il bambino. Quando arrivò il medico con quella siringa, lo gurdai negli occhi e gli dissi :" Se lei tenta di mettermi un dito addosso io l'ammazzo... mi dica dov'è e come sta mio figlio!!!".

" Se tu ti calmi e cerchi di essere ragionevole, domani potrai avere qualche risposta, così non otterai niente. Il bambino ha avuto dei problemi durante il parto ed ora è in incubatrice, è debole e respira a fatica... stanno facendo il possibile. Se davvero vuoi aiutarlo stai tranquilla". Io stavo impazzendo, mi sembrava di essere nel più terribile degli incubi. Non mi facevano vedere la mia creatura. Cercai di essere ragionevole. Pensai che era in buone mani, e ora che mi sentivo meglio, forse dopo un pò di sonno, avrei recuperato le forze, e l'indomani mi avrebbero permesso di scendere da lui.

La mattina dopo... entrò un prete in camera... prese una sedia e si avvicinò al mio letto.

 
 
 

Post N° 40

Post n°40 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da nolibibi

"al blog Il danno, per le emozioni che sa trasmettere"

Cari amici permettetemi una parentesi... un dono ricevuto da un'amica.

Sono molto felice di questo premio...mentirei se non esternassi la mia gioia.

Che cos'é?

"D eci e lode" è un premio, un certificato, un attestato di stima e gradimento per ciò che il premiato propone.

*

Grazie cara Occhi_di_gatto , con tutto il cuore...

e grazie a tutte le meravigliose persone che con pazienza e affetto mi leggono sempre, donandomi con le loro parole,forza e fiducia.

Vi abbraccio,

bibi

 
 
 

Post N° 39

Post n°39 pubblicato il 05 Febbraio 2008 da nolibibi

Le scuole erano finite. Giugno; le giornate calde accompagnavano momenti di profonda malinconia e inquietudine. Lui lontano, poche telefonate rapide e lapidarie...gli amici che si preparavano a partire per le vacanze. Io, i mie sogni svaniti e l'amore per questo bambino.

Penultima visita dal medico... " Ci sono un paio di problemini " disse sfrgandosi pollici e indici. " Nulla di grave... dipendono da quella piccola malformazione cerebellare... un problema sorpassabilissimo, nel momento in cui ti sottoponi ad un parto cesareo, sarebbe meglio perchè durante le manovre del parto naturale...potresti essere sottoposta a spinte forti, mettendo a repentaglio la tua vita e quella del bambino. La tua malformazione venosa non è nulla di proccupante se vivi una vita normale e ti sottopono a sforzi ragionevoli...ma un parto naturale lo sconsiglierei".

Non discussi...mi feci spiegare bene e alla fine, sia io che mia madre, fummo dell'idea che era meglio non rischiare. Mi programmò il taglio cesareo... mancava solo un mese. Mio padre era stato molto impegnato in quelle settimane...lo vidi poco, una, due volte a settimana. Veniva a casa, mi riempiva di regali e scappava a Parigi. Mia madre era visibilmente in ansia... parlava spesso con la madre di Luca...e più di una volta la sentii piangere.

Io tutto sommato ero tranquilla... aspettavo solo il momento di stringere la mia creatura...quardavo le foto dell'ecografia e pensavo al nome che avrei voluto dargli. Era un maschietto. Andrea... mi piaceva molto, era il nome che fino a qualche anno prima, davo a tutti i bambolotti. Leonardo...bello ma troppo impegnativo... Lorenzo, mi ricordava l'arcobaleno. Francesco, un suono dolcissimo. Paco...povero...no dai Paco no!

Luca mi telefonò una sera di metà Luglio. " Ciao bibi come stai? Mi manchi...ma perchè cazzo sono partito...? Stai tranquilla che per fine Agosto ci sono...". Mi disse con un magone palpabile. " Luca mi fanno il cesareo...nasce quindici giorni prima... ce la farai lo stesso!?" domandai col groppo in gola. " Ma no cazzo...mio padre fino al 30 ha le udienze!!! Come faccio??? No Bibi è un casino, non puoi partorire senza di me!". Piangeva e si disperava come un bambino... " Non dipende da me...mi hanno detto così...che ci posso fare io? ". " Bibi mio padre se ne può andare affanculo...lui e il suo lavoro di merda...io adesso cerco un volo e torno a casa. Piccola stai tranquilla ci sarò, dovessi scappare via adesso, il nostro bambino nascerà con noi insieme!!!".

Ma non fu così. Fui ricoverata la sera prima della nascita del bambino. Mi accompagnarono i miei genitori. Ci salutammo e io fui portata in una stanza a due letti. Ero sola... mi fecero un prelievo e mi attaccarono ad una macchiana per il monitoraggio. Sentivo il suo battito forte e regolare, mi si bagnarono gli occhi e mi addormentai al ritmo del suo cuore.

" Signorinaaaa....su sveglia!!! Andiamo in camera." Una voce algida mi svegliò e fui riportata in quella stanza azzurra...con i fiocchetti alle tende. Non dormii neanche cinque minuti...ma tirai fuori il mio diario e scrissi.

" Figlio mio, questo è per te, per quando potrai leggere o leggerò per te. Sei nel mio cuore e tra poche ore ti strigerò davvero...nulla e nessuno ha potuto contro di noi... e nelle notti insonni io ti canterò. Ti ho voluto bene ancor prima che tu nascessi...quando ancora non sapevo chi fossi... e nelle notti buie io ti cullerò e nelle notti insonni ancor ti canterò!"

 

 

 
 
 

Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 02 Febbraio 2008 da nolibibi

 Luca era così distante...non erano solo i km a separarci ora. Aveva, ormai plagiato quasi completamente da proposte super allettanti e richiami alla ragione, tentato più di una volta di farmi discorsi strani. Vacillava... parlava con i suoi, poi carico dei loro discorsi mi affrontava ponendomi domande, alle quali rispondevo sempre la stessa cosa. " Luca tu devi fare quello che ti senti, quello che reputi giusto tu...io rimango della mia idea. Questo bambino non si tocca!".

Allora tornava su i suoi passi e mi chiedeva scusa per essersi lasciato convincere dai suoi. Ma la successiva telefonata era la stessa cosa... gli stessi discorsi, gli stessi dubbi. Quello che mi pareva strano era la tranquillità con la quale gli parlavo...lo amavo davvero e non riuscivo ad arrabbiarmi... se lui avesse preso una decisione diversa dalla mia, avrei continuato ad amarlo.

Ormai al sesto mese, vedevo crollare le persone che mi stavano accanto...e più loro erano affranti e disorientati più io ero forte e convinta della mia scelta. Parlavo alla mia creatura... " Vedi amore... non ce la fanno più!!! Noi siamo forti come le rocce e nessun mare impetuoso può scalfirci!". Vivevo la vita di una sedicenne, fiera di quella pancia che ormai si notava. Una sera mio padre venne a casa e, daccordo con mia madre iniziò un discorso che sembrava avessero imparato a memoria, perchè quando uno finiva una frase, l'altra prendeva le redini del discorso senza cambiarne il filo.

Mi fecero sedere su una poltrona e si misero sul divano di fronte. Seri, composti. "Allora Beatrice... forse è arrivato il momento di smetterla con le discussioni, io e mamma non eravamo daccordo lo sai... ma ora questa è la situazione e va affrontata con tranquillità". Bene pensai, era ora. Continuò con aria contrita " Forse abbiamo sottovalutato il fatto che per te era così importante avere questo bambino...e pensandoci bene l'idea di diventare nonni non è poi così malvagia." Li guardavo incredula...dopo sei mesi di inferno, non osavo lasciarmi andare al minimo accenno, che lasciasse intuire il mio stato d'animo.Mio padre mi prese la mano e mi disse che avrei avuto tutto l'aiuto del mondo...Luca o non Luca, loro erano lì e ci sarebbero rimasti per sempre. Finì con abbracci, lacrime, sorrisi e parole colme di amore...posarono le mani sul mio ventre per la prima volta e scoppiarono a piangere...avrei voluto telefonare a Luca, ma pensai a quanto era sotto pressione...così non lo feci. Andai a letto stremata ma felice di avere i miei dalla mia parte e quella notte feci finalmente sogni bellissimi.

Luca quando gli raccontai del discorso con i miei la sera prima, mi disse parole di circostanza. Forse ora sentiva il cappio attorno alla gola stringersi... e non riuscii ad essere comprensiva come al solito. Lui però rimase fedele alla promessa...ma io sentivo che non era più come prima. Ne ebbi la conferma, quando la settimana dopo mi disse che sarebbe partito per l'America con suo padre. Mi si congelò il sangue nelle vene... " Ma torno in tempo per il parto... mancano tre mesi e io ci sarò te lo prometto, però credimi è tutto così difficile e ho bisogno di andare via per un pò...poi mio padre ci tiene che vada con lui." Piansi a lungo ma non lo trattenni... mi disse che sarebbe venuto a trovarmi prima di partire, per almeno tre giorni!!! Caspita pensai tre giorni...

Quella notte piansi tutte le mie lacrime... non potevo fare niente per fermarlo...se non veniva da lui il desiderio di starmi vicino...mai e poi mai l'avrei vuluto! Mi feci coraggio pensando che avevo i miei genitori accanto... ma certo, non era la stessa cosa. Arrivò dopo qualche giorno con l'aria entusiasta... fu dolcissimo e mi rassicurò. Passammo del tempo anche con i mie e mi sembrava tutto così assurdo...ora andavano tutti daccordo. I miei capivano i motivi per i quali Luca partiva col padre, assecondavano e giustificavano la loro scelta, Luca era felice perchè loro si erano ravveduti e mi sarebbero stati accanto mentre lui non c'era.... e via a gran sorrisi e risatine di convenienza. Ma che bel quadretto... e io? Mi sentivo un pacco postale, al quale  finalmente ,si era trovato un posto su uno scaffale.

Ripartì... ora, vedendolo oltrepassare il metal detector però lo riconobbi, per un attimo, si voltò e i suoi occhi parlarono... era intimorito e disperato, quasi senza renderme conto gridai " Luca non partireeeee, non partire ti pregoooo!!!"

Feci in tempo a vedere le lacrime...poi scomparve.

 
 
 

Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 30 Gennaio 2008 da nolibibi

Furono giorni tormentati... soffrivo per la lontanaza da Luca...per le scenate dei miei... per non essere in grado di gestire la situazione. Ma cosa potevo fare a sedici anni se non subire la conseguenza di uno sbaglio. Si sbaglio, perchè è così che chiamavano il mio bambino! Dio quanto avrei voluto scappare via, lontano da tutti quei discorsi concreti...da quelle ipocrisie mascherate da ragionamenti razionali e maturi...responsabili e adulti.

Mi scoprii tanto forte che non credevo...proteggevo quella creatura con determinazione e amore. Nessuno poteva convincermi che fosse l'unica strada...

Così passò un altro mese.

I rapporti con i miei si erano incrinati definitivamente. Mi alzavo per andare a scuola, tornavo, pranzavo e mi chiudevo in camera fino all'ora di cena. Mi madre escogitò qualsiasi tecnica per farmi cambiare idea, mi impedirono di vedere Luca... ma nulla servì. Una sera al telefono lui mi disse che sarebbe venuto a trovarmi lo stesso... "Basta, mollo la scuola e mi trovo un lavoro...così si renderanno conto che non scherziamo!" E se quelle parole da una parte mi riempivano di gioia, dall'altra mi facevano sentire in colpa...

Nell'ennesima discussione con mio padre, gli dissi dell'intenzione di Luca, fiera della decisione del mio ragazzo. Mio padre diventò rosso come un peperone " Ah bene, bravo!!! Ora è tutto facile eh? Ma tra qualche anno non tarderà a rinfacciarti che ha lasciato gli studi per te, perchè ora è tutto bello ma quando farete fatica, le magagne verranno fuori...e tu cosa farai eh!? Cosa farai !!!"

Basta mi sembrava di morire...l'unica via d'uscita secondo loro era che rinunciassi a mio figlio. Mi sembrava di vivere accanto a due estranei...eppure erano gli stessi genitori che per anni, avevano professato amore e rispetto, considerazione e tolleranza. Ed ora dov'era tutta la loro tolleranza? Dov'era l'amore...? Come potevano essere così chiusi e duri...piccoli?

Ho provato molte volte ora che sono adulta e madre, a mettermi nei loro panni...ma giuro che non riuscirei a chiedere a mia figlia di abortire, neanche se questo significasse doverci sacrificare tutti.  Si ripongono sogni e speranze nei propri figli, ci si augura sempre che possano avere il meglio...che vivano esperienze vavolose e trovino con facilità la loro strada. Tutto condito da una giusta parte di esperienze che li faccia crescere, non esuli dal conoscere il dolore...componente fomndamentale della vita, per raggiungere consapevolezza dei propri limiti e sentimenti.

Altri due mesi passarono... Luca era venuto un paio di volte a trovarmi e si era fermato qualche giorno. Non erano stati momenti felici...non come speravo...  iniziava a fare strani discorsi... ed io capii che l'anello debole era lui. L'avevano tartassato per bene, non potevo biasimarlo, era giovane e in lui non c'era nessuna creatura che cresceva....

Avevo saputo da sua sorella, maggiore di noi di quattro anni ,che una sera gli venne fatta una proposta dal padre. " Vedi Luca...tra qualche mese partirò per New York per seguire una grossa causa, starò via tutta l'estate, se tu sarai promosso mi piacerebbe portarti con me. Ma ovviamente tutto questo non è compatibile con le scelte che stai facendo...forse dovresti pensare bene a cosa vuoi fare, la vita è una sola".

Povero Luca, pensai... in balia delle sirene...

 

 
 
 

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Molti di coloro che fuggono davanti alla tentazione,
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G.Guareschi

 

Ed ho compreso che l'amore, anche se riposto nella propria anima, al sicuro da rimorsi o rimpianti, è destinato a rimanere per sempre, oltre il pensiero, oltre i nostri gesti, oltre le nostre parole, oltre i ricordi, oltre la vita.

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Io sono due donne: una desidera sperimentare tutte le gioie,

tutte le passioni, tutte le avventure che la vita può darci,

l’altra vuole essere schiava della routine, della vita familiare,

delle cose che si possono pianificare e raggiungere.

L’incontro di una donna con se stessa è un gioco che

comporta dei rischi.

E’ una danza divina.

Quando ci incontriamo siamo due energie sovrannaturali,

due universi che si scontrano. Se nell’incontro non c’è il rispetto

dovuto, allora un universo distrugge l’altro. 

(“Undici minuti” Paulo Coelho)


Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano...
(Paulo Coelho)

 

Quando non ho avuto più niente da perdere, ho ottenuto tutto.

Quando ho cessato di essere chi ero, ho ritrovato me stesso.

Quando ho conosciuto l'umiliazione ma ho continuato a camminare,

ho capito che ero libero di scegliere il mio destino

da Lo Zahir

 

Credevo di saperti amare,
forse non l'ho saputo fare,
ma è vero, giuro, è vero,
io ci ho messo la testa e il cuore,
e anche adesso ci vuole amore
per volerti come ti voglio, e lasciarti andare,
ma non dimenticarti di me.
Farai la vita che vuoi fare,
non ti dovrò mai più volere,
ma è vero, giuro, è vero,
tu per me resterai importante
non potrò cancellare niente
neanche quando la vita ti porterà distante,
ma non dimenticarti di me.
Ci si incontra, ci si prende, ci si perde,
scusa se non ho saputo far di più.
Solo tu, sempre tu
fuori e dentro di me,
senza te non mi so rassegnare.
Dove sei, cosa fai,
di che amore sarai,
come faccio per farti tornare.
Di qualunque delitto ti perdonerei
io che accetto di tutto per riaverti qui.
Solo tu.
Farai felice chi ti è accanto
farai l'amore come sai,
ma è vero, giuro, è vero,
non ci riesco a volerti male,
vorrei solo poterti avere
più di quanto non riesco a dirti con le parole,
ma non dimenticarti di me.
Certi amori van difesi fino in fondo
scusa se non l'ho saputo fare anch'io.
Solo tu, sempre tu
anche senza un perché,
anche se mi hai già fatto morire.
Cosa fai senza me,
dimmi il peggio di te
che così ti potrò cancellare.
Non ti posso pensare senza un'anima,
devi solo insegnarmi ad odiarti un po'.
Solo tu, sempre tu
fuori e dentro di me,
senza te non mi so rassegnare.

Solo tu.

 

Ogni lettore, quando legge, legge sé stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che è offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso. [Il tempo ritrovato-Proust Marcel ]

 
 

GRAZIE DI CUORE!

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"per le emozioni che sa trasmettere" da occhi_di_gatto

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 "perchè vedo in lei una grande donna e la sua vita mi tocca sempre l'anima" da Primula979

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"…perché lei è tutto tranne che un danno!Per le notti insonni che passo a leggerla inebriandomi delle emozioni e sensazioni che mi dona…[sarebbe un danno per me se andasse via!]" da Dolcetetide

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"Per lo stile semplice e garbato, perchè trovo originale ed avvincente l'idea di annodare le varie immagini di una storia, con un impalpabile filo di mistero e seduzione"  da Rumore Segreto

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"perchè anche se entro sempre in punta di piedi, leggere da lei, dà sempre emozioni forti! "da Miss Margot

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"perché questo blog è un romanzo, emozionante, vero, coinvolgente e pieno di vita."  da Chris



 

 
 
 
 

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