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UN UOMO SOLO


 Sono solo in una stanza: un piccolo buco, in un piccolo mondo. Tanto piccolo che mi sembra di soffocare ad ogni respiro. Davanti a me una scrivania in disordine, sulla quale sono appolaiati un'ammasso di plastiche e semiconduttori che chiamano computer, stampante, tastiera wireless, mouse a sensore ottico, impianto stereo 5 casse con bassi mai utilizzato: a che serve??? visto che si sente mille volte meglio con degli auricolari da 11 euro che mi porto avanti da più di un anno e che ormai sono più malandati della panda posteggiata sotto casa mia? La musica è sempre la stessa: un continuo strimpellare di chitarra in sottofondo ad una voce inglese che vomita frasi senza senso alcuno che canticchio ogni tanto. Qualcuno l'ha coposta stà roba e ci ha fatto i soldi. Provo a cambiare, ma è sempre la stessa storia: cori russi, colonne sonore, tutta roba magnifica già sentita migliaia di volte, giusto per smettere di pensare.E' tardi,sono quasi le tre di notte, eppure non sono troppo stanco; nemmeno al pensiero che lunedì mi dovrò alzare alle cinque per andare a lavoro. Fuori soffia il vento, tanto forte che sembra voler spazzar via questo mondo. Ed a parte il suo sibilo tra le imposte delle finestre, non si ode nient'altro. Tutti dormono, tutte le persone normali a quest'ora sono assopite nei loro letti, tutti tranne me che me ne stò qui a battere tasti a vuoto, come un rubinetto lasciato aperto che sparge inutilmente acqua al di fuori di una brocca già colma. E mentre la cascata della vita fuori si riversa nella sua magnificenza, io me ne stò qui a ristagnare. Il mio sguardo spento si ferma sulle mie mani, che come animate da una volontà non mia saltellano quà e là sulla tastiera, mentre il mio respiro segue lo scorrere delle parole, quasi a dettarle. Rileggo quanto già scritto, pensando a come potrei continuare. Continuare, già. Verso dove? Verso un domani che non cambia mai? Verso nuovi rimpianti, nuovi ricordi, nuovi rimorsi? Rileggo ancora, e mi accorgo di come nonostante tutto, non abbia ancora detto niente. Probabilmente ho solo bisogno di dormire, di aprire la finestra e far entrare un pò di quel vento che tanto stà gridando là fuori, di smetterla di piangere su di un latte che nemmeno ho versato. Probabilmente, mi dico, domani sorgerà un sole nuovo, e tutto quello che ora ho scritto mi parrà solo come lo sfogo di un uomo sciocco che non sapeva quel che stava dicendo. Ma oranon riesco a fare altro che scrivere queste parole, ad esprimere quell'angoscia e quel dolore oscuro che mi divorano in ogni istante. Cancello un frase. Mi rendo conto che ormai è inutile continuare. Spengo il computer. A domani. (web)