ILFIUMEDISUSI

DISTANZA "EMOTIVA"


Mi piacerebbe fare la volontaria in ospedale. Mi viene in mentel'A.B.I.O, l'Associazione Bambini in ospedale. Ho vissuto l'esperienzaben poco piacevole di passare un periodo con mio figlio in unospedale di Milano, e questi volontari che trascorrevano i pomeriggicon questi bambini sono stati un aiuto preziosissimo.Due sono i motivi per cui ancora non ci ho provato.Il primo, "ufficioso", è che lavoro tutto il giorno e ho due figlirelativamente piccoli, il secondo, "ufficiale", è che conoscendomi....starei con loro con entusiasmo, con un'allegria che alla lungasminuirebbe la loro malattia, come faccio sempre quandoqualcuno sta male. Ho sempre la presunzione e la pretesa diesserci, di essere presente, di "stare vicino", con un positivismoche spesso irrita l'altro non poco. Ascolto poco e parlo molto,dando spesso pareri non richiesti, consigli vari, il tutto in buonafede, ma ho capito alla lunga che spesso la cosa migliore da fareè ASCOLTARE. E' inutile "positivizzare" una situazione disastrosa,molto meglio prenderla per quella che è e accettarla, magaricon il sorriso, ma senza ficcarci dentro gioia e entusiasmoquando non c'è.E poi una volta tornata a casa? Mi porterei dietro tutto, tuttii problemi, gli sguardi stanchi delle mamme, i sorrisi dei bambiniche chissà da quanti mesi sono chiusi lì dentro... e forse piangereiper loro. Non credo affatto di essere in grado di scrollarmitutto di dosso una volta lasciato l'ospedale.Ho quasi quarantatre anni, e purtroppo devo ammetterlo...mi manca quello che si dice DISTACCO EMOTIVO.Quello che hanno i medici, le persone che si occupano del prossimo...che ascoltano, comprendono, sorridono, ma hanno ben presentela realtà delle cose. Ed è l'unica maniera per poter aiutare veramente qualcuno. Spesso anche facendosi da parte. ESSERCI per forzaspesso è egoismo e voglia di protagonismo.Prima o poi imparerò.