Le voci dell’anima

Quando me ne vado dalla vita di qualcuno, non lo faccio per vigliaccheria


  o per mancanza di interesse.Me ne vado quando so che che restare non avrebbe senso.Quando non sento più di appartenere ad un certo posto.Quando non sono più a mio agio. Quando mi sento di troppo.E quando non ci son più le basi per proseguire.Quando, i nodi che vengono al pettine, non possonoessere sciolti. Io non so restare. Non sono una persona chetrova comunque un posto. Non sono una persona chetiene in piedi un teatrino fittizio per poter fare il burattino.Non mi sono mai sentita un burattino, e non voglio cominciare adesso. Preferisco scegliere. Preferisco andarmene.E quando andarsene significa star soli, vuol dire che quel temposervirà; a riflettere, a comprendere, a farsi domande ea darsi delle vere risposte.Io non riesco a fingere. O a fare il sorrisino bugiardo che inrealtà trattiene e soffoca mille pensieri e parole che non hanno il coraggio di venire fuori. Aspetto di trovare le parole giuste,non sempre il momento adatto, ma vomito tutto quanto,senza tenermi dentro nulla.Perché preferisco di gran lunga risultare antipatica piuttostoche finta e costruita. E poco importa se non si piace a tutti.Non abbiamo tutti lo stesso cervello, e non abbiamo tuttilo stesso cuore.Non credo a chi si accontenta. Perché prima o poi,inevitabilmente, le mancanze di cui ci si accontenta, troverannoil modo di farsi sentire. E certe mancanze hanno il potere didistruggerti. Certe mancanze te le senti addosso, peggio delfreddo umido, peggio della pioggia incessante,quando sei fuori casa, e hai scordato l’ombrello.Quando capisco che non è più il caso, me ne vado.Con la consapevolezza che non tutti i rapporti son eterni.Alcuni sono messi lì, dalla vita stessa, per insegnarti qualcosa,altri ti faranno da inciampo, per valutare la tua forza, edaltri faranno parte di te, sempre.Non me ne vado mai per vigliaccheria.Per me il vigliacco è chi resta, anche quando non gli importa di rimanere.Gin.