VASCO ROSSI

VASCO BOY MUSIC N°51 DEL 1980


HO L’ANIMA FRAGILE E IL CUORE SELVAGGIO   Vasco si “auto intervista” per noi, queste alcune sue affermazioni: “La parola rock esige più rispetto – Per me rock è avere un manager coi Ray-ban e i capelli lunghi, tenere i volumi delle chitarre alti, suonare delle sere bene e delle sere male, sesso, furgoni, automobili e un gruppo affiatato – L’ostilità iniziale della critica porta sempre fortuna – Mi piacciono le ragazze, ma anche gli spaghetti alla carbonara – Sono sempre in forte passivo – Vivo a Bologna che non è Los Angeles, ma è calda e confortevole”.   Era un venerdì come tanti e stavo pensando a come avrei fatto a svegliarmi l’indomani praticamente all’alba. Dovevo partire per un concerto un po’ distante da casa e per poter arrivare per le prove del pomeriggio avrei dovuto compiere un sacrificio non da poco : ALZARMI DI PRIMA MATTINA! Ero preoccupatissimo per la situazione, quando ho sentito suonare alla porta. Un vecchio amico, che non vedevo da anni, una personalità “disgregata”, una “famiglia distrutta”. Mi dice che vuol farmi alcune domande perché, essendo rimasto all’asciutto, voleva raggranellare qualche spicciolo sulla mia pelle vendendo l’intervista a qualche giornale. Io gli rispondo che secondo me non avrebbe guadagnato un gran che, ma lui insiste a tal punto che decido di rispondere alle sue domande. Del resto, i motivi che lo spingevano a rovinarmi ulteriormente la serata erano serissimi. Lui, che per comodità ho sempre chiamato FELIX, prese degli appunti stenografici; io invece registrai tutta la conversazione. Cos’è quella cosa assurda che hai sulla testa? “Un copricapo “sioux” regalatomi dal nonno paterno, molto utile per propiziarmi gli dei prima della battaglia”. Non mi sembra comunque il tipico copricapo pellerossa! “È vero, è stato “urbanizzato” e ha preso molta umidità, ma si intona molto bene con la camicia”.  Ti preoccupi spesso degli accostamenti? “No, ma ogni tanto ci prendo e quindi mantengo quelle posizioni”. Non vorrei che tu pensassi delle cose sbagliate sul mio conto e prendessi di conseguenza le mie domande alla leggera! “Io prendo tutto sul serio, ma non posso nemmeno cambiare l’acqua in vino”. OK, vedrò di fregarti strada facendo; cosa ne pensi della situazione musicale italiana? “Stanno bruciando del legno bagnato”. Ma dovrai pure avere delle opinioni in merito. “Innanzi tutto non sono un critico, per cui la mia visione della musica è molto istintiva e soggetta a umori variabili. Ho detto che c’è molto fumo… ma ti potrei dire che ascolto volentieri Bennato, Lucio Dalla, Loredana Bertè. Che ammiro soprattutto De Gregori, e che l’unica novità sono gli Skiantos”. Come ti sei formato musicalmente? “Negli anni Sessanta ascoltavo l’Equipe 84, i Beatles e i Rolling Stones; tra i due decenni Lucio Battisti, successivamente i cantautori che ho citato prima assieme alle grosse band degli anni Settanta: dai Deep Purple ai Led Zeppelin, dai Pink Floyd ai Genesis, dai King Crimson agli Yes, dagli Allman Brothers agli Eagles. E ancora: Jimi Hendrix, Janis Joplin, David Bowie, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Lou Reed… e chi più ne ha più ne metta”. E oggi? “Oggi le mie preferenze vanno più agli Lp che ai singoli personaggi. In genere quando escono dischi nuovi, ne prendo uno per uno e per una decina di giorni non ascolto altro o quasi. Comunque i miei gusti sono svariati e vanno dagli Ac/Dc ai Police, da Gary Numan a Robert Palmer, dai Queen agli ultimi Pink Floyd, da John Lydon (Sex Pistols, P.I.L.) ai Clash”. Ti consideri un cantante rock? “Ecco una domanda che mi da ai nervi. Secondo me la parola rock è usata troppo male in Italia. Si parla di rock, poi vai a sentire ed è disco music oppure samba o, nel migliore dei casi, un funky di ritorno. Io nell’album ho messo qualche pezzo di rock ‘n’ roll e dal “vivo” tutti i pezzo sono molto più “tirati”, ma preferisco siano gli altri a dire se tutto ciò ha a che fare col rock. Questa parola esigerebbe molto più rispetto”. Rock è forse un modo di vivere? “Ecco, hai centrato il punto. Per me rock è avere un manager coi Ray-ban e i capelli lunghi, tenere i volumi delle chitarre molto alti, suonare delle sere bene e delle sere male, sesso, furgoni, automobili, e avere un gruppo veramente affiatato”. I ragazzi del tuo gruppo sono bravi? “Si, ma non vuol dire niente. Non ho mai voluto avere un insieme di “sideman”da studio. Se ci sono troppi problemi in giro i miei ragazzi suonano male, perché sono degli emotivi; comunque non scendono mai sotto un certo standard, anche perché sanno di dover pagare dei prezzi altissimi” Torture? “No comment” How much time do you need to keep youeself in top condition? (Di quanto tempo hai bisogno per carburare?) “La mattina, qualche ora”. Tu e il tuo gruppo siete mai stati aiutati da qualche organizzazione “gay”? “È un discorso nuovo per noi. Alcuni dei ragazzi ne sarebbero felicissimi”. Perché sei diventato “cantante”? “Mia madre ci ha sempre tenuto”. Diciamoci la verità, Vasco, i critici non si sono innamorati di “Colpa D’Alfredo”. “È vero, per me era sufficiente un finto orgasmo, ma con alcuni non si è arrivati nemmeno al “petting””. Come ti spieghi questa situazione? “Il mio prodotto si presta a delle critiche, ma quelle che ho letto dimostravano una superficialità di ascolto (e di giudizio) troppo evidente per ritenerle valide. Attribuisco il fatto anche a cause esterne, come non avere alle spalle grossi e potenti sponsor, non essendo inserito in alcun movimento più o meno d’avanguardia, aver utilizzato musicisti sconosciuti e… non aver mai usato brillantina Linetti!”. Perché invece il disco è piaciuto al pubblico? “Perché il pubblico è senz’altro più spregiudicato e meno prevenuto della critica. Comunauq l’ostilità iniziale della critica ha sempre portato molta fortuna”. Dicono che copi gli stranieri! “Ancora questa storia! Cosa posso dire, d’altronde vi dimenticate sempre che canto in italiano. Certo, faccio un genere, specie in concerto, che in Inghilterra e in America impazza da molto tempo. Comunque la domanda è tutta sbagliata!”. Ma il nome Steve Rogers Band? “È nato per caso, senza calcolo e senza pensarci molto. Per questo ci siamo affezionati: non si cambia il proprio nome anche se non è esattamente alla moda”. Spiegati meglio. “È un nome che ha per noi una storia, uno spessore, non è stato studiato a tavolino. Steve Rogers esiste: è un ex musicista spudoratamente americano, che suonava con noi l’anno scorso e del quale non si hanno più notizie”. Cosa vuol dire “spudoratamente americano”? “Ascoltare i Doobie Brothers”. Dicono che ti piacciono molto le ragazze, è vero? “Si, mi piacciono anche molto gli spaghetti alla carbonara, ma è anche vero che la musica senza sesso verrebbe a stancare”. Come ti piace vivere? “Adeguo immediatamente il mio sistema di comodità al portafoglio”. E in questo momento? “Sono in forte passivo”. Con gli alcolici e le sigarette? “Strettissimo con le seconde, al bisogno per i primi”. Dove vivi? “A Bologna. Non è Los Angeles, ma è molto calda e confortevole”. Se non facessi il cantante che lavoro ti piacerebbe fare? “Non ci ho mai pensato, forse il tecnico del suono o qualcosa di altamente specializzato nel campo delle perforazioni petrolifere. O forse il delinquente… oppure Klaus Kinski…”. Ti piacciono le automobili? “Ci vivo praticamente dentro”. Ti sei mai innamorato? “M’innamoro, ma non mi piego”. Tutto ciò si rispecchia nelle tue canzoni? “Le mie canzoni sono parte di me e chiaramente subiscono la mia volubilità fino in fondo. Questo è quello che la critica chiama “avere le idee poco chiare”. Certo tutto viene mediato dalla professionalità, ma non voglio comunque che questa abbia il sopravvento”. Potresti chiarire questo puno? “No! Puoi benissimo rileggerti la risposta che ho appena dato e lasciarmi andare a letto!”.     Qui finisce il nastro. Felix due giorni dopo venne arrestato per guida senza patente, ubriachezza molesta, offesa e resistenza a pubblico ufficiale, associazione a delinquere, banda armata, atti osceni in luogo pubblico, vilipendio alla Costituzione e furto di gasolio! Gli trovarono in tasca anche alcuni semi di “roba”. La sua rovina fu totale. Non ebbe neppure il tempo di vendere questa intervista. Quindi ho pensato di venderla io, a prezzo di costo e alla memoria di Felix   VASCO ROSSI