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« Messaggio #92 »

Morte di un cellulare

Post n°90 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da sassoc


Se qualcuno sperava fossimo
defunti rimarrà fortemente deluso, siamo
ancora vivi, vegeti ed in ottima salute, nonostante le vicissitudini che
nell’ultimo anno ci hanno tenuti lontano dal blog.

 

La molla che mi ha spinto a
tornare a scrivere è la vicenda che fra poco mi accingo a narrarvi.

 

Il tutto ebbe inizio in piena
estate allorquando la mia sbadataggine fece finire il mio cellulare nel cesso.

 

Inizialmente pensavo di dover, senza troppo rimpianti,
dire addio al mio amato Nokia, ma su consiglio di un amico mi rivolsi all’
Eletroclinica.

 

In quel di Bologna, stando a ciò
che mi veniva detto, Elettroclinica era
sinonimo di precisione, serietà professionale e moderazione delle tariffe.

 

Fu così che portai il telefono a
riparare.

 

Con estrema sobrietà mi venne detto
che eseguita la diagnosi e quantificati i costi della riparazione sarei stata
contattata per dare il mio assenso alla riparazione stessa, che essendo causata
da un danno provocato, non comprendeva un intervento in garanzia.

 

La diagnosi venne puntualmente
eseguita ed io sottoscrissi la riparazione per l’ammontare di 42 euro 42.

 

Passa un mesetto ed eccomi felice
e speranzosa a ritirare il mio cellulare.

 

Giunta a casa mi accorgo che il cover presenta una
crepa, ma fatto ancora più grave, il cellulare continua a non funzionare
correttamente ( la suoneria non funzionava, ed il cellulare si spegneva
autonomamente senza ragione)

 

Naturalmente, forte della
garanzia della riparazione, riporto all’Elettroclinica il cellulare.

 

La graziosa quanto gentile
receptionista mi mette in contatto con il tecnico che ha eseguito la
riparazione, il quale esordisce dicendo che il cover era già rotto ante la
prima riparazione, cosa che nego con assoluta certezza, ribadendo al contempo
la non avvenuta riparazione.

 

Vengo rassicurata e mi dicono che
verrà effettuata una nuova diagnosi e che sarei stata contattata tramite sms
(per fortuna che un amico pietoso mi aveva prestato un cellulare di scorta
altrimenti non si capisce come cavolo avrei potuto ricevere sms se il mio
cellulare era in riparazione) per conoscere gli sviluppi.

 

Si arriva così alla seconda
quindicina di ottobre dove vengo contattata con una nuova richiesta di altri 18
euro per completare la riparazione che teoricamente doveva già essere stata
fatta.

 

A questo punto decido che la
spesa di 60 euro per riparare un cellulare di prezzo poco superiore non era più
adeguata e decido per riavere indietro il telefono guasto ed i soldi
inutilmente spesi.

 

A rafforzativo sottolineo ancora
una volta che l’unica differenza tra il telefono uscito dal cesso e il telefono
da loro “ riparato” stava nella rottura della cover.

 

A questo punto il tecnico mi dice
che non appena il cellulare sarebbe stato ritirabile un sms mi avrebbe
avvistata.

 

Da quel momento il buio, il mio
cellulare finì nell’oblio.

 

Oggi, sperando che Gesù Bambino
mi potesse fare dono del mio vecchio Nokia rotto ho contattato
l’Elettroclinica.

 

Della gentile receptionista non è
rimasto nulla, solo una maleducata e arrogante impiegata mi ha apostrofato
dicendomi che da tempi immemore sarei stata gia contattata e quindi ero io ad
essere in difetto.

 

Peccato che io di sms ne abbia
ricevuti tantissimi, ma proprio del loro non ne serbo nessuna traccia.

 

Mi sono recata così di persona
presso il laboratorio per riavere indietro il cadavere del mio cellulare ed i
soldi malamente spesi.

 

L’addetta ha tirato fuori dal
fondo di uno scaffale un pietoso cartoccino nel quale era avvolto a mo di
sudario il mio fu cellulare.

 

Sorpresa!! La cover originale
rossa era sparita ed il mio Nokia era diventato nero.

 

Faccio presente che quello non
era il mio cellulare, ma la ragazza, dopo un controllo, ribadisce che proprio
quello era il mio telefono e che se avevo rimostranze le dovevo fare al tecnico
poiché lei non conosceva i particolari del caso.

 

Il tecnico, anch’esso appena
uscito a pieni voti a un corso di cafoneria, mi dice che secondo lui l’unico
problema del cellulare era la cover rotta e che essendo essa sostituita tutto
era a posto.

 

Strano che sul documento che
accompagnava il telefono fosse scritto a chiare lettere il vero problema.

 

Vedo così sparire la baldanza dal
fare del tecnico, sostituita da incredulità e imbarazzo.

 

Mi
viene proposta la restituzione del danaro immediata o una nuova attesa per
permettere loro di rimettere il cellulare nelle condizioni iniziali e la
contestuale restituzione di cellulare e danaro.

 

Ovviamente opto per la prima
soluzione in quanto al cadavere non sono sicuramente più interessata.

 

Questa mia decisione apre un
nuovo balletto che tra telefonate, interventi di altri clienti, attesa di
inspiegabili documenti e burocrazie varie mi fa perdere ancora oltre mezz’ora.

 

Solo dopo mie reiterate lamentele
riesco a venire in possesso dei miei famosi 42 euro.

 

Oggi a distanza di 4 mesi mi
rendo finalmente conto del perché l’esercizio si chiami Elettroclinica.

 

L’ispirazione del nome viene
sicuramente dal parallelismo con il mondo della sanità pubblica; così come chi
entra malauguratamente in una qualunque ASL sa come inizia la propria avventura
ma non ne immagina minimamente gli sviluppi, così io ho vissuto l’evolversi
della mia vicenda.

 

Posso quindi con assoluta certezza
raccomandare di stare il più alla larga possibile dall’Elettroclinica di
Bologna.

 

Penombra

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ROSENROT

Sah ein Mädchen ein Röslein stehen
Blühte dort in lichten Höhen
So sprach sie ihren Liebsten an
Ob er es ihr steigen kann

Sie will es und so ist es fein
So war es und so wird es immer sein
Sie will und so ist es Brauch
Was sie will bekommt sie auch

Tiefe Brunnen muß man graben
Wenn man klares Wasser will
Rosenrot oh Rosenrot
Tiefe Wasser sind nicht still

Der Jüngling steigt den Berg mit Qual
Die Aussicht ist ihm sehr egal
Hat das Röslein nur im Sinn
Bringt es seiner Liebsten hin

Sie will es und so ist es fein
So war es und so wird es immer sein
Sie will und so ist es Brauch
Was sie will bekommt sie auch

Tiefe Brunnen muß man graben
Wenn man klares Wasser will
Rosenrot oh Rosenrot
Tiefe Wasser sind nicht still

An seinen Stiefeln bricht ein Stein
Will nicht mehr am Felsen sein
Und ein Schrei tut jedem kund
Beide fallen in den Grund

Sie will es und so ist es fein
So war es und so wird es immer sein
Sie will und so ist es Brauch
Was sie will bekommt sie auch

Tiefe Brunnen muß man graben
Wenn man klares Wasser will
Rosenrot oh Rosenrot
Tiefe Wasser sind nicht still

 
 
 

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