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« Il grande bluffApocalisse »

Italia: l'origine dell'anomalia. (Parte V)

Post n°50 pubblicato il 16 Marzo 2011 da ilpensieroscomodo

 

E con questo siamo al penultimo articolo riguardo la Storia della nostra Repubblica negli ultimi 30 anni. Una narrazione che abbiamo fatto partire dagli anni ’80, il periodo in cui esplose lo scandalo legato alla P2, di cui si è ampiamente già detto. Una narrazione che è passata dall’argomento Tangentopoli, con le sue conseguenze politiche, alla guerra tra mafia e Stato.

Adesso, facendo un bel salto indietro nel tempo, è il momento di affrontare il peggiore dei problemi: Silvio Berlusconi.

 

La storia imprenditoriale del Cavaliere.

Di Silvio Berlusconi, ognuno ha una sua idea precisa, basata su vaghe notizie. Poche informazioni. Nulla di concreto, più o meno quello che passa la mutua (o la Tv). Silvio Berlusconi però ha un passato. Un passato che spesso tende a nascondere, di cui non parla mai. E che in pochi purtroppo realmente conoscono. O almeno, conoscono fino in fondo.

Ci proveremo noi a chiarire un po’ le idee, basandoci su fonti certe e specificando le eventuali opinioni personali in merito a determinate vicende.

Il punto da cui vogliamo partire è questo: Silvio Berlusconi non nacque ricco, suo padre era un semplice impiegato in banca (la mitica banca Rasini…). Sua madre una casalinga. Dopo essersi diplomato dai salesiani, Berlusconi si laureò con lode in giurisprudenza.

La sua attività imprenditoriale, dopo vari tentativi, partì nel mondo dell’edilizia. Nonostante la giovane età, ottenne una fideiussione di 190 milioni di lire (di allora) da parte della Banca Rasini, con cui acquistò il primo terreno, in provincia di Milano. Nel 1963.

Dopo aver fondato la Edilnord, Berlusconi ottenne ancora finanziamenti da parte della Banca Rasini, provenienti da fondi di investimento stranieri. In qualche modo riuscì a sbrogliare la matassa di problemi che gli impedivano di edificare in provincia di Milano. Quindi riuscì a fondare Milano due. La sua prima fonte di ricchezza.

Nel 1974 tornò a collaborare con Marcello Dell’Utri, che aveva conosciuto all’Università. Del sistema di società che aveva creato, anche grazie a lui, se ne parlerà nel prossimo numero.

Nel 1978, grazie alla sua attività edilizia, Berlusconi ricevette il titolo di cavaliere del lavoro. Nello stesso anno, Berlusconi acquistò la sua prima rete televisiva, Telemilano. In poco tempo, dopo aver cambiato il nome in Canale 5, la nuova emittente ottenne due sorelline, Rete 4 e Italia 1.

Per inciso, la legge riguardo i formati audiovisivi di allora, impediva che chiunque potesse trasmettere programmi su scala nazionale. Berlusconi aggirò quella legge facendo trasmettere registrazioni in simultanea da ogni città d’Italia. Questa manovra fu però condannata dalle procure di Roma, Pescara e Torino.

Craxi (già, il protagonista di Tangentopoli…), grande amico di Berlusconi, e capo del governo di allora, salvò la pelle a Berlusconi, con un apposito decreto legge, che gli permise di tornare a trasmettere le sue trasmissioni. Nel 1990, la storica legge Mammì, legalizzò definitivamente la questione (tranne che per Rete 4, ma questa è un’altra storia…). Negli anni seguenti poi, la storia dell’evoluzione di Mediaset è sotto gli occhi di tutti.

Berlusconi però non si fermò lì. Nonostante le polemiche a latere del suo acquisto di più reti televisive, fece incetta di quotidiani e periodici. Le case editrici acquistate furono, tra le più importanti: Mondadori (oggetto di una delle su innumerevoli diatribe penali…), la Einaudi ed altre di minore grandezza, come la Sperling & Kupfer e la Frassinelli.

L’acquisto di catene di supermercati, come la Standa, fu seguito dalla loro cessione, probabilmente per ottenere la liquidità per rifinanziare la Fininvest, società madre di sua appartenenza, che era terribilmente esposta con le banche, negli anni tra il 1990 e il 1994.

Tra le altre sue proprietà, attualmente, c’è il Milan, società di calcio, mondo che ha drogato con i suoi acquisti faraonici (prima di lui nessuno aveva speso cifre simili per l’acquisto di giocatori…); inoltre, a vario titolo, ha interessi nel campo assicurativo e bancario, vedi Mediolanum.

 

La storia politica del Cavaliere.

Per quando riguarda la politica, la decisione di “scendere in campo”, venne presa nel 1994. Nel bel mezzo del vuoto politico causato da Tangentopoli, Berlusconi si alleò con Bossi, Fini e Casini (già, sempre loro) per combattere la sinistra, che avrebbe potuto approfittare del vuoto istituzionale in seguito alla scomparsa dei socialisti e della democrazia cristiana.

Dopo aver martellato l’opinione pubblica coi suoi slogan (nacque allora “Meno male che Silvio c’è”) e, soprattutto, i suoi media, riuscì a vincere le elezioni. Era il 1994, e l’anno prima aveva fondato Forza Italia.

Il primo governo Berlusconi ebbe vita breve, dopo appena sei mesi Bossi lo fece cadere, ritirando il suo appoggio e quello della Lega. Bossi lo accusò di essere un mafioso (nel prossimo numero capirete perché …), Berlusconi dovette abbassare la cresta e andare all’opposizione, dopo che il Presidente Scalfaro aveva creato un governo tecnico presieduto da Lamberto Dini.

Alle elezioni del 1996, Prodi riuscì a battere Berlusconi. D’Alema, membro dell’Ulivo come Prodi, durante il suo mandato in Parlamento, collaborò con Berlusconi riguardo a riforme della giustizia.

Le successive elezioni, nel 2001, furono nuovamente vinte da Silvio Berlusconi, a capo delle stesse persone di 7 anni prima, compreso Bossi. Riuscì a vincere e firmò il famoso Patto con gli italiani. Nel 2005 si dimise a causa dello scarso risultato alle regionali, quindi fece un rimpasto. Tirò a campare fino alla fine della legislatura, prima volta nella storia della Repubblica.

Nel 2006 perse di nuovo le elezioni, battuto da Prodi. Nel 2007, alleandosi con Fini, sciolse Forza Italia e fondò il Pdl. Nel 2008 rivinse le elezioni. Il resto è storia di oggi.

 

Prime considerazioni.

Che una forte concentrazione di potere mediatico unito al potere politico di un singolo personaggio sia un’anomalia in un sistema democratico è fuor di dubbio. Che la situazione italiana sia questa, anche. Tuttavia, il disegno che unisce i principali avvenimenti, in negativo, degli ultimi anni della storia della repubblica, è tremendamente pauroso. Nel prossimo numero, si capirà perché.

Gustavo Marigliano.

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