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Post n°41 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da ilpensieroscomodo
La loggia P2: primo scossone alla Repubblica italiana. La scoperta della lista con i membri della loggia massonica P2, scatenò una bufera che solamente Tangentopoli, qualche anno dopo, riuscì ad eguagliare. Un evento della portata del genere riuscì a destare sgomento addirittura in un popolo, quello italiano, storicamente poco avvezzo ai problemi politici. A giusta ragione. La commissione Anselmi svelò alcune clamorose notizie riguardo alla loggia P2. Secondo la commissione d'inchiesta, la Loggia P2 e Gelli stesso, goderono di “una sorta di cordone sanitario informativo posto dai Servizi a tutela ed a salvaguardia del Gelli e di quanto lo riguarda” a partire dal 1950, che permise al gruppo di agire indisturbato, arrivando alla conclusione che Gelli stesso facesse parte dei servizi segreti. Licio Gelli riuscì, da abile stratega, a mantenere rapporti con qualunque forza politica avrebbe poi preso potere in Italia nel dopoguerra (dai nazifascisti a comunisti). Il motivo dell’adesione alla loggia P2 da parte di alcuni esponenti di spicco della politica, della cultura e dell’imprenditoria italiana, fu da ricercare nei propositi di accrescimenti del proprio potere in seguito all’iscrizione alla loggia e nei possibili benefici derivanti da amicizie di quel calibro. La P2 era strutturata come due piramidi sovrapposte: quella superiore, composta da gente che impartiva gli ordini da eseguire e quella inferiore, che eseguiva, con Gelli che si poneva esattamente tra le due piramidi. Gli iscritti alle due liste di adepti sarebbero stati circa 2000, anche se l’unica lista rinvenuta ne conta meno di 1000. Molti personaggi si affrettarono a negare la propria appartenenza alla loggia P2. Tra questi, Silvio Berlusconi, che dirà successivamente: “Io non ho mai fatto parte della P2. E comunque, stando alle sentenze dei tribunali della Repubblica, essere piduista non è un titolo di demerito. (...) Ho letto dopo, di questi progetti. Una montatura: la P2 è stata uno scoop che ha fatto la fortuna di Repubblica e dell' Espresso, è stata una strumentalizzazione che purtroppo ha distrutto molti protagonisti della vita politica, culturale e giornalistica del nostro Paese.” Ad ogni modo, la scoperta della loggia P2 scosse il mondo politico italiano. Il Presidente del Consiglio in carica, Arnaldo Forlani, dovette dimettersi, poiché aveva causato il ritardo del rinvenimento delle liste, probabilmente volontariamente. Lo successe Giovanni Spadolini, primo Presidente del Consiglio non Democristiano. Insorsero le sinistre, nella persona di Enrico Berlinguer e di Craxi (nome da segnare…), che accusarono la loggia di stare architettando un colpo di stato, che prevedeva la cacciata del comunismo e del socialismo dalla vita politica italiana. Tutti i membri noti della P2 dovettero lasciare i propri incarichi istituzionali e ciò contribuì a far passare lo scandalo in maniera meno travagliata. Per poi ritornare al proprio posto, ma questa è un’altra storia. Il piano eversivo che aveva in mente di organizzare la P2, a differenza degli altri storici golpe architettati nel corso della storia, era più infido e di difficile percezione. Il rinvenimento del Piano di Rinascita democratica, portò alla luce i veri propositi della loggia P2, sancendone la pericolosità criminale.
Il Piano di Rinascita Democratica. Il Piano di Rinascita Democratica costituiva il fine ultimo della P2. Basandosi sul controllo totale dei mass media, si prefiggeva lo scopo di accentrare il potere nelle mani di pochissime persone, ristabilendo le gerarchie tra le cariche dello stato. Il piano è stato ritrovato e sequestrato nel 1982 in un doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio Gelli, assieme al memorandum sulla situazione politica in Italia. È stato pubblicato negli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 Ecco la suddivisione in punti programmatici, riassunti di seguito:
Già. Si trattava pressappoco di questo. Ora, alzi la mano chi non ha già sentito parlare almeno di uno dei propositi succitati. Rimando l’analisi di questi fatti storici, tratti da fonti certe, nel capitolo conclusivo di questa rubrica. E, nel prossimo numero, si parlerà di Tangentopoli. Gustavo Marigliano. |
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