DUE MONDI

Post N° 1020


"Sui mercati e le folli corse della Roma antica"Notai, all'epoca molto meno pretenziosi. Scrivani, per le necessità di una popolazione analfabeta. Banchieri, sempre all'erta per far fruttare i loro denari. E una folla vociante e variopinta di commercianti e mercanti. Un piccolo ma importante polo economico lungo la strada che si dirigeva verso ponte s. Angelo e che oggi sfocia nella babele di corso Vittorio Emanuele, col nome di via dei Banchi Vecchi. Perchè intasata di banchi attorno a cui si svolgevani disparate attività. Con l'occhio vigile per intercettare i pellegrini che avevano per meta s. Pietro. Ma quel nome arrivò solo in un secondo momento, quando i banchieri fecero armi e bagagli e si trasferirono al seguito della zecca pontificia a Canale di Ponte, che avrebbe poi preso la conseguente denominazione di Banchi Nuovi. Prima, il sinuoso percorso dei Banchi Vecchi si spezzava in due tronconi. La Chiavica di s. Lucia del Gonfalone, a significare che accanto alla chiesa si trovava una cloaca; e la Cancelleria Vecchia, per indicare la presenza degli uffici che si sarebbero trasferiti in seguito nel palazzo omonimo. Zona di commerci, ricca di taverne, molto frequentata dalla soldataglia, in particolare dai cannonieri di stanza a Castel s. Angelo. E luogo di bestiali passatempi, molto in voga nella Roma pontificia. Qui infatti si faceva disputare, prima di trasferirla nella più spaziosa via del Corso, la "corsa degli ebrei". Con i concorrenti costretti a cimentarsi nudi, alla mercè cegli sberleffi e degli spintoni di un pubblico eccitato.  "Articolo di Giuliano Capecelatro, estratto da E-Polis del 14.10.08