DUE MONDI

Post N° 1033


Un tempo era il grido di guerra di quello che si chiamava il "fronte del rifiuto" poiché rifiutava l'esistenza di Israele. Ora lo trovi sulla bocca di palestinesi che avevano accettato l'idea di convivere con lo Stato ebraico. Forse l'ira sbollirà. Ma al momento la guerra sembra riunificare i palestinesi della Striscia sotto le bandiere che a Rafah sventolano da ogni lampione: le verdi di Hamas, le nere della Jihad islamica. Non era così nelle prime giornate. Per capire perché sia cambiato l'umore di Rafah val la pena di seguire le tracce di un gruppo di poliziotti palestinesi che Israele ha inseguito con una specie di cecità omicida, tanto ostinata quanto stolta. Poliziotti di Hamas, ma poliziotti. Addetti al traffico, alla repressione dei furti, alla stesura delle denunce. Il primo giorno di guerra, quando l'aviazione israeliana li ha bombardati, i loro uffici ospitavano un gruppo di persone convenute per chiudere con un accordo amichevole un incidente di traffico nel quale un automobilista aveva ferito un passante, e a ragione di questo era stato arrestato. La bomba ha ammazzato un legale, un giureconsulto islamico, un medico incaricato della perizia, l'arrestato, un suo parente e vari impiegati. I poliziotti sopravvissuti hanno trovato riparo in un edificio comunale, il "Parlamento della gioventù palestinese", costruito molti anni fa con l'idea di educare i ragazzi alla democrazia. È nel quartiere di al-Shabura, zona povera che tifa Fatah, gli avversari di Hamas. Non pochi abitanti di al-Shabura erano tra i duecento palestinesi che il 30 dicembre hanno trasformato il funerale di un militante di Fatah morto sotto le bombe in una furiosa manifestazione contro Hamas. "Hamas, tu hai provocato questa guerra, adesso fermala", scandivano. La notte del 31 una bomba ad alto potenziale ha sventrato il "Parlamento della gioventù palestinese". Ma la dozzina di poliziotti che per due giorni vi aveva dormito, non c'era. Sospettando che le spie avessero segnalato la loro presenza agli israeliani, i poliziotti si erano dispersi nella città. La bomba ha strappato a due palazzi la parete che affacciava sulla strada, devastato una cinquantina di appartamenti, ammazzato due abitanti, ferito altri venti. E convinto la gente di Fatah che il nemico non è più Hamas. Ora e sempre, è Israele.      (continua)