DUE MONDI

Post N° 1034


I compagni degli otto bambini feriti quella notte, ieri avevano ripreso a giocare sotto il tronco di una palma mozzata dall'esplosione. Anche la vita degli adulti prosegue in una stralunata normalità. Restano aperti i barbieri, farmacie, negozi di alimentari; e il ristorante Bassam, di cui ieri abbiamo apprezzato la shawarma. Circolano automobili. Il corso è affollato. L'erogazione di acqua e di luce subisce sospensioni saltuarie in alcune zone. La campagna rifornisce ancora le bancarelle del mercato di zucchine, cavoli e arance. Il prezzo di alcuni generi di prima necessità, come lo zucchero, è triplicato. Il costo della benzina è raddoppiato, ed è aumentato in proporzione il numero di carretti trainati da cavallini e asinelli. Sui carretti, su rimorchi di trattori, famiglie si trasferiscono da zone pericolose ad aree più sicure, il marito alla guida, i bambini e la moglie (o le mogli) sul pianale. Scappa soprattutto chi abita le case affacciate sulla linea di confine, lì dove l'aviazione israeliana martella giorno e notte, per distruggere le gallerie che passano sotto la frontiera. I boati che mentre scrivo scuotono le finestre di questa casa provengono appunto da quella zona. Un minuto dopo, dal walkie-talkie del ragazzo apparso all'improvviso una voce concitata annuncia che una persona è morta ("Un martire", dice più esattamente il ragazzo, militante di Hamas). In centro conto sei palazzi colpiti dalle bombe. Palazzine come sbranate da fauci enormi. La "Scuola per figli di martiri e per orfani Daral Fadila", e la moschea annessa: erano vuote quando l'esplosione le ha sfondate. Un edificio a due piani, largo una trentina di metri. Prima di essere ridotto ad una rovina era adibito, mi dicono, a deposito per medicinali. Forse ospitava anche altro, e probabilmente l'aviazione ha colpito con cognizione di causa. Ma agli occhi della popolazione, Israele sta semplicemente ammazzando palestinesi. E questo sconvolge quegli abitanti di Gaza che magari non amavano gli israeliani, ma mai li avrebbero creduto capaci di tanto. "Perché ammazzano i nostri bambini? Perché? E' incomprensibile", dice Nidal, un giovane ingegnere. "È tutto indecente", dice Abdullah Shiada, il direttore dell'ospedale. E i Qassam, i missili che Hamas spara dal centro di Rafah? "Giocattoli o poco più, al confronto delle armi con cui un esercito tra i più forti della terra attacca le nostre piccole città. Ci attacca con gli F16, con gli elicotteri, con gli aerei-spia che stanno fermi sopra le nostre teste pere 24 al giorno. Con le navi che sparano su Rafah dal mare. Con i tank che avanzano da est e ormai sono a pochi chilometri dalla periferia. Ieri hanno spianato il villaggio di Sofa, 35 case, ammazzato due palestinesi, di cui non riusciamo a recuperare i cadaveri, e fatto una strage di pecore. L'Europa potrebbe chiamare la Protezione animali?".            (continua)