DUE MONDI

Post N° 1036


"La voce del cronista guidava la telecamera, lungo rue de Transavaal sul petto di Six, verso l'incrocio tra rue Piat e rue de Envierges, i quella piattaforma che offre una vista impareggiabile sulla distruzione di Beleville....E di colpo ho sentito tra le dita il freddo mortale della foto strappata dalle mani di Clèment, fredda come la pelle di un morto, fredda come l'assenza di Six, e nel calore del nostro letto comune ho capito che con la morte di Six avevamo perso un'altra ragione di vivere, che dopo lo zio Stojil  il vecchio Thian anch Six aveva levato l'ancora, aveva strappato uno dei miei legami con il mondo, poichè con lui non avevo perso un amico, avevo perso la parte migliore di me stesso, come sempre quando un amico se ne va, un'ancora strappata al cuore del mio essere, un pezzo del mio cuore insanguinato appeso a quell'ancora levata, e non era solo vino quello che mi colava dagli occhi, erano le lacrime delle mie lacrime, quell'inesauribile riserva di sofferenza, il vitigno così fertile del dolore di vivere, così profondamente radicato nella nostra terra di lutto......Ho singhiozzato tra le braccia di Julie, e Julie ha fatto lo stesso, ci siamo svuotati fino a quella specie di deliquio chiamato sonno, quella tregua da quale ci si sveglia con un bambino perso, un amico in meno, una guerrain più e tutta la strada che resta da fare malgrado tutto, poichè pare che anche noi siamo ragioni di vivere, che non bisogna sommare morte a morte, che il suicidio è fatale al cuore di chi resta, che bisogna tenere duro, tener duro comunque, con le unghie, con i denti".    Passo tratto dal libro "Signor Malausseène" (1995) di Daniel Pennac