DUE MONDI

La salita del Grillo


La salita del Grillo e il prete assurto a dittatoreIl marchese del Grillo, è ovvio. La figura, a metà tra cronaca e legenda, dà fama e smalto alla breve salita che si inerpica verso piazza Magnanapoli e via Nazionale, o scende spedita vero la piazza omonima per raggiungere l'ultimo tratto di via Cavour. Con l'ipoteca del faccione malizioso di Alberto Sordi che, con la mano di Mino Monicelli, sullo scermo prestò corpo e battute allo stravagante aristocratico. Ma la piccola strada ha altro di curioso da offrire. Come la targa che sulla facciata di una modesta e trasandata palazzina, al civico 17, ricorda che quell'edificio ospitò, tra il XVII E XIX secolo, la tipografia della Congregazione de propaganda fide, cioè il quartier generale dell'opera missionaria della Chiesa di Roma. Il primo testo, informa la targa, che uscì dalla tipografia, era il 1629, fu un dizionario georgiano-italiano. Curato da Stefano Paolini e Nikifur Irbach. Due studiosi, di certi illustri in quegli anni, ma di cui oggi si fatica assai a trovare le tracce. La targa è del 1983. Collocata lì per iniziativa di quella che era la repubblica socialista sovietica della Georgia, la patria di Stalin. L'impero sovietico si è nel frattempo dissolto. La Georgia è una repubblica autonoma. Stalin è bollato dalla Storia come dittatore sanguinario. Ma aveva mosso i primi passi in seminario. Così, per i bizzarri intrecci del destino, la targa della salita del Grillo può collegare in un'unica scena virtuale il prete assurto a dittatore, la sua patria, e l'apostolato della Congregazione.Articolo tratto da E polis  di Roma del 10 febbraio 2009 di Giuliano Capecelatro,    giornalista e scrittore