DUE MONDI

Intervista a Bruno


INTERVISTA A BRUNO CONTI<< Roma ha gli stessi problemi di altre città, lo sport può essere un'ancora di salvezza>>.<< La Roma segue i propri ragazzi anche fuori dal campo. Per questo ci preoccupiamo che vadano a scuola e che non abbiano problemi familiari o economici>>Negli anni '80, con il suo talento, ha fatto innamorare i tifosi della Roma. In mezzo è riuscito a metterci anche un Mondiale da protagonista. A fine carriera, smessi i panni di calciatore, ha iniziato a scovare e plasmare altri campioni. Impegno e sacrificio, con un'attenzione particolare ai "suoi" ragazzi. Questo è Bruno Conti, storica bandiera giallorossa e simbolo di una città che lui continua ad amare, nonostante il momento buio.Ormai sente parlare solo di tragedie e violenza.E' un periodo negativo, che ha iniziato a coinvolgere anche i piccoli centri come Nettuno, la città dove sono cresciuto.E Roma?Ritengo che sia riduttivo parlare solo della Capitale. I fatti di cronaca li conosciamo tutti e avvengono ovunque. Non dimentichiamoci che la nostra città è soprattutto altro.Eppure sono stati presi dei provvedimenti per renderla sicura.Se ne è stata riscontrata la necessità, ben vengano delle norme per evitare che certi episodi di violenza e bullismo si ripetano.In molti casi, tra l'altro, si tratta di giovani.Sono molti anni che ho a che fare con i ragazzi. Purtroppo in una città come Roma ci sono molte realtà completamente diverse tra loro. Problemi familiari, economici , di lavoro, un educazione approssimativa.Poi ci sono quelli che giocano nelle tue squadre.La Roma, come società, ci tiene a seguire i ragazzi anche fuori dal campo. Per questo ci interessiamo alle loro famiglie e ci preoccupiamo che tutti vadano a scuola.Però mentre i "tuoi ragazzi" la domenica vanno a giocare, ce ne sono migliaia che vanno a sfogarsi allo stadio.Lo sport può essere una grande valvola di sfogo. Anzi per molti un'occasione per non passare le giornate in strada. E' ovvio, però, che il compito principale spetta ai genitori e all'esempio che danno, come è successo a me. Poi, purtroppo, ci sono anche quelli che vanno allo stadio solo per fare disordine.Si spieghi meglio.Non vengo da una famiglia ricca, tutt'altro. Eppure io e i miei fratelli abbiamo ricevuto un certo tipo di educazione. Tutti a tavola alla stessa ora, sacrifici per tutti e sempre massimo sostegno l'un l'altro. Poi al resto ci ha pensato il calcio.Lo sport aiuta senz'altro i ragazzi a intraprendere un certo cammino.Nel mio caso mi ha dato grande disciplina. Ed è quello che facciamo tutti i giorni alla Roma.Proviamo a formare i nostri ragazzi non solo come calciatori, ma anche come uomini.Ma a certi livelli non si rischia di creare troppe aspettative?Lo sport, in generale, non è fatto solo di serie A, ci sono diversi livelli. L'importante è mantenere la passione. Poi che si giochi di fronte a sessantamila persone o in un campetto di periferia cambia poco.E' una cosa che ha riscontrato in questi anni?Certo. Non tutti i ragazzi che ho avuto sono riusciti a sfondare, ma la maggior parte di loro ancora gioca in categorie dilettantistiche. Questo significa che il nostro lavoro è servito a qualcosa e che centinaia di adolescenti, nonostante alcune delusioni, non hanno intrapreso strade pericolose.