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Un blog creato da piccola.nuvola1 il 10/04/2009

LE SQUAW

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Citazioni nei Blog Amici: 6
 

 

SAGGEZZA PELLEROSSA

“La terra non appartiene all'uomo,
e' l'uomo che appartiene alla terra.”

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Quando l'ultimo albero sarà stato abbattuto,
l'ultimo fiume avvelenato, l'ultimo pesce pescato,
vi accorgerete che non si può mangiare il denaro.

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La nostra Madre Terra,
gli alberi e tutta la natura sono i testimoni
dei nostri pensieri e delle nostre azioni.”

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“Il Grande Spirito ha fatto il mondo così com'è,
e come lo voleva,
e ci ha fatto parte di esso perchè vi vivessimo.
Non vedo dove troviate l'autorità per dire
che non dobbiamo vivere dove ci ha messo lui. ”

 

 

 

SAGGEZZA PELLEROSSA

“Allorché la terra fu creata con tutti gli esseri viventi,
l'intenzione del Creatore non fu di renderla vivibile solo agli uomini.
Siamo stati mesi al mondo
assieme ai nostri fratelli e sorelle,
con quelli che hanno quattro zampe,
con quelli che volano e con quelli che nuotano.
Tutte queste forme di vita, anche il più piccolo filo d'erba,
formano con noi una grande famiglia.
Tutti siamo fratelli e tutti siamo ugualmente importanti su questa terra. ”

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 L'alternanza della vita e della morte è accettata in tutta la sua naturalità,
anzi a volte viene accolta come qualcosa di positivo.
Certo agli "inizi dei tempi" la morte non esisteva,
ciascuno viveva per sempre.
In ogni caso il rimpianto per ciò che si lascia, quando c'è,
non è mai riferito alla propria situazione individuale
ma alle sorti del proprio popolo.

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“Così come ogni giorno finisce,
anche gli uomini trascorrono la loro vita,
diventano vecchi e deboli e muoiono.
Se un uomo muore,
si dice che abbia cominciato
un viaggio verso ovest
e sia scomparso come il sole
sull'orlo del mondo. ”

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“Quando ero giovane attraversai tutto questo territorio,
da oriente a occidente,
e non vidi nessun altro popolo di un'altra razza
che era giunto per impadronirsene.
Come mai?
Il mio popolo aspetta di morire. Non si aggira più
sulle colline e sulle pianure
e desidera che il cielo cada su di lui.
Un tempo eravamo una grande nazione;
ora siamo pochi ed è per questo che vogliamo morire. ”

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“Gli uomini bianchi non scotennano le teste.
Fanno cose peggiori.
Avvelenano il cuore. Non è puro, il loro cuore.
I miei uomini non saranno scotennati.
Ma nel giro di pochi anni diventeranno peggiori.
Diventeranno come gli uomini bianchi,
non ci si potrà più fidare di loro. ”

 

 

 

 

GODASIYO LA DONNA CAPO

Post n°56 pubblicato il 17 Gennaio 2011 da piccola.nuvola1

Godasiyo la donna capo
Al principio del tempo, una donna capo di nome Godasiyo governava un villaggio indiano accanto a un grande fiume nell'Est.In quei giorni tutte le tribù parlavano una stessa lingua e vivevano in pace.Poichè Godasiyo era un capo saggio e moderno, molti venivano anche da lontano per vivere nel suo villaggio. Alla fine il villaggio diventò così grande che metà della gente viveva sulla riva settentrionale del fiume e metà sulla riva meridionale.trascorrevano molto tempo andando in canoa da una parte all'altra del fiume per scambiarsi visite, partecipando a danse e scambiandosi vicendevolmente doni di caccaigione, pelli, pellicce frutta secca e bacche.La casa del concilio della tribù era sulla riva meridionale , il che costringeva la popolazione a compiere frequenti traversate per consultare il capo.Per rendere più facile l'attraversamento del fiume Godasiyo fece costruire un ponte con dei tronchi e questo rese di nuovo unita la popolazione. Non molto tempo dopo un cane bianco fece la sua apparizione al villagio e Godasiyo lo volle per sè.La gente che abitava nella sponda settentrionale cominciò ad essere gelosa dell'animale e mise in giro chiacchiere, inventando che il cane era posseduto da uno spirito maligno che avrebbe causato sciagure alla tribù.Un giorno una delegazione della sponda settentrionale attraversò il fiume e andò dalla casa del concilio a chiedere che il cane fosse ucciso.Quando Godasiyo si rifiutò, i delegati tornarono alla loro riva e distrussero il ponte. Da quel momento gli abitanti della sponda settentrinale e della sponda meridionale cominciarono a guardarsi di malocchio.La tribù si divise in due fazioni: quella che rifiutava il potere di Godasiyo e quella che lo sosteneva.Il malanimo fra loro si fece così profondo che Godasiyo previde che il prossimo passo sarebbe stato la guerra. Sperando di evitare spargimenti di sangue convocò i membri della tribù che la sostenevano.Fece presente la pesante situazione della tribù e propose loro di seguire a occidente per costruire un nuovo villaggio. Quasi tutti quelli presenti alla riunione la seguirono. Preparandosi alla migrazione, costruirono molte canoe di corteccia di betulla.Quando tutto fu pronto Godasiyo, con il cane accanto, prese posto su una piattaforma appositamente costruita, collegata a due canoe, e tutte le altre canoe la seguirono.Questa flotta di canoe si perdeva a vista d'occhio lungo il fiume. Dopo che ebbero remato per un lungo tratto, arrivarono ad una biforcazione del fiume.Tutta la popolazione si mise a discutere sulla direzione da prendere, ma non riuscirono a mettersi d'accordo.Alla fine una metà si diresse a destra, l'altra metà a sinistra.Così la tribù cominciò a dividersi.Anche i due giovani che conducevano la piattaforma di Godasiyo non si misero d'accordo: uno pagaiò verso destra,l'altro verso sinistra e fu così che la piattaforma precipitò nel fiume con il suo carico.Udendo il tonfo nell'acqua la gente sui due lati volse le canoe e tutti cercarono di salvare il loro amato capo.Ma Godasiyo ,il so cane, la piattafornma con tutti i suoi averi erano andati a fondo. Sconvolta dal tragico avvenimento, la gente delle due fazioni cominciò a cercare di parlarsi, ma quelli di destra non capirono le parole di quelli di sinistra e viceversa.Quando Godasiyo era annegata,la lingua del suo popolo si era trasformata in più lingue.Questo fu il modo in cui gli indiani si divisero in molte tribù, ciascuna con una lingua diversa.
(mito degli indiani seneca)

 
 
 

LEGGENDE

Post n°55 pubblicato il 06 Agosto 2009 da piccola.nuvola1

La leggenda narra.. che la piuma di una giovane aquila
cadde  accanto ad una donna.. ed ella contemplandola
imparò il segreto del volo.

La pace non è soltanto
il contrario di guerra:
pace è di più.
Pace è la legge della vita umana.
Pace è quando noi agiamo
in modo giusto
è quando tra ogni singolo essere umano
regna la giustizia.

Nohawh
(indiani Irochesi)

Oh grande spirito che regni nel cielo
guidaci nell'accordo di pace e comprensione
permettici di vivere tutti insieme come fratelli e sorelle.

Preghiera per la pace
(Native American Indians)

 

La sola cosa necessaria, per la tranquillità del mondo,
è che ogni bambino possa crescere felice.

Capo Dan George, dei Salish

Pipa simbolo di Pace.

La leggenda narra che una donna bellissima vestita di pelle di daino bianca
fu mandata sulla terra per parlare al Popolo Sioux.
 I Sioux vivevano nel bene contro il male, nell'armonia contro la discordia
e perciò erano degni di ricevere la pipa che ella custodiva per l'umanità.
Essa era il simbolo della pace tra gli uomini.
Fumare la pipa significava comunicare con il Grande Spirito.

 

 
 
 

IL MIO SEGNO PER GLI INDIANI

Post n°54 pubblicato il 06 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

23 luglio 22 agosto

Storione

Lo Storione re delle acque e’ l’animale che rappresenta, per i Pellerossa, la forza delle emozioni. La persona nata sotto lo Storione e’ apparentemente estroversa, ha bisogno di continui stimoli e si fa notare per la sua vivacissima curiosita’ e per la puntuale presenza in primo piano. Detesta la ruotine, ama le novita’ In amore tende all’immobilismo, rischiando così di non conoscere le altre sfaccettarure dei rapporti. La persona Storione e’ dotata di una bellezza straordinaria, e quindi di molto fascino.

 
 
 

FIABA DEGLI INDIANI D'AMERICA

Post n°52 pubblicato il 06 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Le frecce magiche

C'era una volta un giovane che volle partire per fare un lungo viaggio. Sua madre gli diede dei sacchi di carne secca e alcune paia di mocassini, mentre suo padre gli disse: “Figlio mio, ti do queste quattro frecce magiche. Quando avrai bisogno, lanciane una!”.  Il giovane andò nella foresta e riuscì per diversi giorni a procurarsi cibo. Ma un giorno non riuscì a prendere niente.Allora lanciò la freccia magica e riuscì a prendere un grosso orso. Un altro giorno, fu di nuovo in difficoltà: rilanciò un'altra freccia magica e riuscì a prendere un'alce. La terza volta che si trovò in difficoltà riuscì a catturare, grazie alla terza freccia magica, una renna e la quarta volta catturò un bufalo. Dopo aver utilizzato anche l'ultima freccia, il giovane uscì dalla foresta ed arrivò in un villaggio. In un angolo c'era una povera tenda dove viveva un'anziana coppia. Il giovane lasciò i suoi vestiti vicino ad un albero, si toccò la testa e si trasformò in un bambino e poi andò a bussare alla tenda. La donna disse: “Marito mio, lascia che teniamo con noi questo bambino!”.  Il marito borbottò, ma la donna lasciò entrare il finto bambino. Ad un tratto, il nuovo arrivato disse: “Non c'è un nonno che possa farmi delle frecce?”.  Il vecchio borbottò, ma poi le fece, e,  nel giro di poco tempo, il finto bambino catturò diversi animali e diede una grande mano ai due vecchi, tant'è che anche l'uomo gli si affezionò.Un giorno venne a bussare alla porta della tenda una ragazza del paese, per chiedere un po' di carne in cambio di una mano a fare le faccende domestiche. Il finto bambino si innamorò immediatamente di lei. Qualche tempo dopo sentì che nel villaggio molti erano preoccupati: c'era una cattivissima Aquila Rossa che depredava il bestiame nei campi. Il capo del villaggio promise che avrebbe dato sua figlia in sposa a chi avrebbe ucciso l'Aquila. La figlia era proprio la ragazza di cui si era innamorato il nostro eroe. Lui prese nottetempo una delle nuove frecce magiche fatte dal nonno adottivo e la scagliò contro l'Aquila rossa, riuscendo a sconfiggerla. Poi andò a cercare i vestiti che aveva lasciato nella foresta, li indossò e ridiventò grande. Il capo concesse al giovane straniero sua figlia, e lui non dimenticò comunque né i suoi genitori che vivevano al di là della foresta, né i suoi nonni adottivi che l'avevano tanto aiutato.

 
 
 

SQUAW CON LUPI

Post n°50 pubblicato il 06 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

http://albatros.blog.kataweb.it/files/photos/uncategorized/acchiappasogni1.jpg 

 
 
 

COSTUMI DI DONNE INDIANE

Post n°49 pubblicato il 06 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Celebrazione Stampa artistica di Deborah Hiatt

Melodia interiore Stampa artistica di Deborah Hiatt

Preparazione per il Pow Wow Stampa artistica di Deborah Hiatt

 

 
 
 

COSTUMI DI DONNE INDIANE

Post n°48 pubblicato il 06 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Terreno sacro Stampa artistica di Marianne Millar

Danzare fino all'alba Stampa artistica di Marianne Millar

Mon Shon Stampa artistica di Marianne Millar

 
 
 

DONNA APACHE IN ABITO MATRIMONIALE

Post n°47 pubblicato il 04 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Tra gli Apaches vigeva la monogamia e la fedeltà coniugale nei reciprici ruoli l'uomo cacciava, la donna cucinava.

 
 
 

UNO FAMIGLIA LAKOTA

Post n°46 pubblicato il 04 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Il senso familiare era molto accentuato la tribù si faceva carico delle vedove e degli orfani dando ad esse una parte della cacciagione per il sostentamento.

 
 
 

VOLPE GRIGIA

Post n°45 pubblicato il 04 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Guerrieri dei quattro angoli dove soffia il vento millenario, la guerra ingiusta del male, la guerra giusta del bene La guerra necessaria sia finita. Mettete via i ferri di fuoco deponete i tomahawk. Camminate in pace sull'erba sacra della terra!

 
 
 

FIEREZZA SIOUX

Post n°44 pubblicato il 04 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Nelle Pianure, le praterie dal Canada al Messico, dal Midwest alle Montagne Rocciose, i primi abitanti furono i piedi neri (cacciatori), i mandan e gli hidatsa (agricoltori). Quando i coloni europei conquistarono l'oriente, le popolazioni del Midwest si spostarono nelle Pianure Centrali dove passò la Frontiera. Tra questi i sioux, i cheyenne e gli arapaho, preceduti dagli shoshoni e dai comanche. La caccia al bisonte costituì la principale risorsa alimentare fino al 1890 quando vennero sterminati per dare luogo all'agricoltura stanziale dei bianchi. Fu l'inizio della fine.

 
 
 

PREGHIERA CHEROKEE

Post n°43 pubblicato il 04 Giugno 2009 da piccola.nuvola1

Oh Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la Saggezza di capirne la differenza. (Preghiera Cherokee).

 
 
 

PIUME - LA LEGGENDA NARRA...

Post n°42 pubblicato il 30 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

feathwhbr[1]

 

La leggenda narra.. che la piuma di una giovane aquila
cadde  accanto ad una donna.. ed ella contemplandola
imparò il segreto del volo.

La pace non è soltanto
il contrario di guerra:
pace è di più.
Pace è la legge della vita umana.
Pace è quando noi agiamo
in modo giusto
è quando tra ogni singolo essere umano
regna la giustzia.

NOHAUH

INDIANI IROCHESI

 
 
 

DANZA TRADIZIONALE DELLE DONNE

Post n°41 pubblicato il 23 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

DANZA TRADIZIONALE DELLE DONNE
La danza tradizionale delle donne necessità di una enorme quantità di stamina, concentrazione e grazia. I movimenti sono molto focalizzati. Le donne muovono i loro piedi in tempo con il tamburo tenendoli vicino al terreno. Mentre il tamburo suona “l’onore batte”, le donne sollevano i loro ventagli per onorare il tamburo e i loro parenti maschili. Un elemento molto importante nella danza tradizionale delle donne è il regalia. Il regalia tradizionale delle donne di solito include uno scialle con frange, tenuto graziosamente ripiegato sopra un braccio, un astuccio contenente una lesina e un coltello appeso alla cintura e un ventaglio di penne (spesso d’aquila). Lo stile tradizionale delle donne del Sud o Oklahoma spesso include pelle di daino o abiti di tessuto per accompagnare i loro movimenti di danza più apertamente ritmici. I regalia sono decorati con bellissimi lavori in perline (usualmente creati dalle stesse danzatrici) con motivi e colori che riflettono l’affiliazione tribale e familiare. I motivi dei Dakota, per esempio, spesso hanno i colori dell’arcobaleno e forme geometriche, riflettendo i colori e i motivi della terra natia nelle praterie. I regalia degli Ojibwe o Winnebago spesso riflettono motive floreali e i colori dei boschi, mostrando l’influenza degli Indiani dei boschi.

 
 
 

IL GRANDE SPIRITO - MANITOU

Post n°40 pubblicato il 21 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

La religione dei Pellerossa era di tipo animista: tutte le tribù adoravano il Grande Spirito detto Manitou, e veneravano e rispettavano i vari elementi naturali: la prateria, la pioggia e il sole. Ogni aspetto del mondo dei Pellerossa era dominato da forze soprannaturali , invisibili e onnipresenti , che entravano nelle persone, negli animali e nelle piante. Gli sciamani erano uomini e donne con poteri soprannaturali che facevano da tramite con il mondo degli spiriti e degli uomini, soprattutto per guarire gli ammalati . Poiché lo sciamano conosceva le erbe medicamentose, gli europei lo chiamarono "Uomo di medicina", ma per uno sciamano e la sua tribù , tutto il potere degli spiriti era "medicina". Gli sciamani si servivano di cerimonie rituali per aiutare la mente del paziente a liberarsi dalla malattia.

 
 
 

AQUILA GRIGIA - LA LEGGENDA DELL'AURORA

Post n°39 pubblicato il 21 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

Molto tempo fa in questo paese era buio fitto. Gli abitanti, tennero un'assemblea e decisero che occorreva una persona che fosse veloce a correre.: Scelsero Ghiandaia Azzurra.
Esso, si mise subito in moto in direzione di levante e finalmente giunse in una capanna di terra in un villaggio molto abitato a giudicare dalla quantità di capanne, ma nessuno in realtà era li, perché se ne erano andati ad una festa non molto distante. Entrato nella capanna trovò un bambino.. Ghiandaia Azzurra chiese al bambino:
"Dove sono andati?'".
Il ragazzo rispose:
"Sono andati via":
Nella capanna c'erano delle ceste di provviste contro la parete: Ghiandaia Azzurra indicò la prima cesta che vide li vicino e chiese:
"Che c'è in quella cesta?".
Il bambino rispose:
"Prima sera".
Poi indicò la cesta accanto dicendo:
"Che c'è in quella cesta?".
E il ragazzo rispose:
"Appena buio".
Le domande alternate dalle risposte si susseguirono, fino all’ ultima::
"Che c'è in quella cesta?".
Il fanciullo rispose:
"Aurora".
Allora Ghiandaia Azzurra afferrò lesto la cesta e se ne scappò di corsa!
Il bambino cominciò a gridare:
"Ci hanno rubato l'Aurora!".
La gente non fece caso alle urla del bambino poco distante, e continuarono a danzare.. Finalmente l’ attenzione di un abitante cadde sulle urla e disse:
"Il ragazzo grida che hanno rubato l'Aurora".
Tutti accorsero allora alla capanna e, spiegato l’ accaduto si misero presto ad inseguire Ghiandaia Azzurra verso ponente.
Egli andava verso ponente, sempre verso ponente.
Vicino alla Grande Valle lo raggiunsero.
Stavano per prenderlo; eran proprio sul punto di farcela, quando egli aprì la cesta e la luce volò fuori.

Aquila Grigia

 
 
 

EDUCAZIONE DEI BAMBINI - USI

Post n°38 pubblicato il 08 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

Si suppone di solito che, presso gli aborigeni di questa terra, non esistesse un sistema di educazione dei bambini.
Nulla di piú lontano dalla verità.
Tutte le usanze di questi popoli primitivi erano ritenute di origine divina, e quelle connesse all'educazione dei figli erano scrupolosamente seguite e tramandate di generazione in generazione.
I genitori che attendevano un figlio, univano i loro sforzi per cercare di trasmettere al nascituro quanto di meglio avevano ereditato dai loro antenati; cosí, una donna indiana, incinta, spesso sceglieva, come modello per il bambino, i maggiori personaggi della famiglia e della tribú, e non passava giorno senza che ricordasse l'eroe.
Attingeva alla tradizione di imprese e gesta audaci, e quando era sola le riviveva fra sé e perché l'impressione riuscisse piú chiara, evitava la compagnia della gente.
Si isolava, passeggiava tutta sola, non certo con la mente distratta, ma facendo la massima attenzione alla magnificenza dello scenario naturale.
Gli indiani credevano anche che certe specie di animali potessero esercitare la loro influenza sul nascituro, conferendogli qualità particolari, mentre altri erano in grado di produrre un'impressione cosí spiacevole, che il bimbo rischiava di diventare un mostro.
Se il piccolo nasceva col labbro leporino se ne dava la colpa di solito al coniglio, il quale, si diceva, aveva gettato il malocchio sulla madre e impresso le proprie fattezze ai piccolo.
Alla donna incinta si rifiutava perfino la carne di certi animali, perché si supponeva che influisse sul carattere e sui lineamenti del bimbo.
Appena il futuro guerriero faceva il suo ingresso nella vita, veniva accolto da ninne-nanne che parlavano di meravigliose imprese di caccia e di guerra.
Le idee che occupavano con tanta intensità la mente di sua madre prima che nascesse, venivano ora tradotte in parole da tutte le persone che stavano attorno al bambino, anche se questi era ancora del tutto insensibile a tali appelli al suo onore e alla sua ambizione.
Ad esempio, lo chiamavano futuro difensore del suo popolo, e affermavano che le loro vite dipendevano dal suo coraggio e dalla sua bravura.
Se si trattava di una femminuccia, fin dai primi giorni le si rivolgevano come alla futura madre di una nobile schiatta.
Nei canti di caccia, entravano i principali animali; questi si presentavano al bimbo offrendo i loro corpi per il sostentamento della tribú.
Gli animali erano considerati suoi amici e se ne parlava quasi come di tribú di altri uomini, o come di cugini, nonni e nonne.
Anche le canzoni d'amore, trasformate in ninne-nanne, erano ugualmente fantasiose, e in esse, mentre gli innamorati restavano uomini, le belle fanciulle si trasformavano in visoni e daine.
Giovanissimo, il ragazzo indiano si assumeva il compito di conservare e tramandare le leggende degli antenati e della razza.
Quasi ogni sera, uno dei genitori o dei nonni narrava una fiaba o un episodio reale avvenuto nel passato, e il ragazzo ascoltava a bocca aperta; gli occhi lucidi.
La sera seguente, di solito gli si chiedeva di ripetere il racconto.
Se non era un buon allievo, aveva un compito piuttosto duro, ma generalmente il ragazzo indiano é un buon ascoltatore e ha un'ottima memoria, e quelle storie venivano mandate a mente con facilità.
La famiglia diventava il suo uditorio, dal quale, volta a volta, era criticato o applaudito.
Questo tipo di insegnamento, dunque, educa fin dalla nascita la mente del ragazzo e sprona la sua ambizione.
Il concetto della propria carriera futura diviene una forza viva e irresistibile.
Qualsiasi cosa ci sia da imparare, il ragazzo deve impararla; qualsiasi qualità sia necessaria a un uomo per essere davvero grande, il ragazzo deve acquistarla, a costo di qualunque pericolo o fatica.
Questi erano i principi che s'impartivano al giovane indiano per farlo crescere forte e ricco di fantasia.
Già nei primi anni di vita, egli comprendeva perfettamente che doveva abituarsi alla solitudine e a non temere né odiare le impressioni che la solitudine di solito genera.
Non si tralasciavano certo le norme di cortesia e i principi morali, e fu cosí che m'insegnarono a rispettare gli adulti e soprattutto i vecchi.
Non m'era permesso di intervenire nelle discussioni fra persone anziane, e neppure di parlare in loro presenza, a meno che non fossi stato espressamente invitato a farlo.
L'etichetta indiana era rigidissima, e una delle norme era quella che imponeva di non rivolgersi mai agli interlocutori chiamandoli per nome: di solito, infatti, colui che voleva mostrare il proprio rispetto usava il termine che indicava il grado di parentela oppure un titolo di cortesia.
Ci veniva insegnata la generosità verso i poveri e la venerazione per il " Grande Mistero. ".
La religione stava alla base di tutta l'educazione indiana.
Ancor oggi mi ricordo di certi rimproveri o ammonimenti, detti in tono gentile, che la mia buona nonna aveva l'abitudine di rivolgermi: " Sii forte, sii paziente! " era solita dirmi.
Mi parlava di un giovane capo noto per i suoi scatti d'ira incontrollata: una volta, durante uno dei suoi impeti di rabbia, tentò di uccidere una donna, e per questo motivo fu messo a morte dal suo stesso gruppo e, in segno di disonore, non gli fu data sepoltura: il suo corpo fu semplicemente coperto di erba verde.
Quando perdevo il controllo di me stesso, la nonna diceva:
"Controllati, o finirai come quel giovanotto di cui ti ho parlato, messo a giacere sotto una coltre verde. "
Un tempo, a nessun uomo era permesso l'uso del tabacco, in qualunque forma, finché non fosse diventato un guerriero famoso e avesse compiuto qualche impresa.
Se un giovanotto cercava moglie prima d'aver compiuto ventidue o ventitré anni, e d'essersi dimostrato un uomo coraggioso, ci si burlava di lui e lo si considerava un indiano male educato.
Doveva anche essere un abile cacciatore, perché un uomo non poteva essere un buon marito se non portava a casa selvaggina in abbondanza.
Precetti, questi, che appartenevano al genere di educazione necessaria per chi viveva a contatto con la natura.

Fonte:Ohiyesa - Sioux

 
 
 

IL RAPIMENTO DI AURORA (WINTU) - LEGGENDA

Post n°37 pubblicato il 08 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

Molto tempo fa in questo paese era buio fitto. Gli abitanti, tennero un'assemblea e decisero che occorreva una persona che fosse veloce a correre.: Scelsero Ghiandaia Azzurra.
Esso, si mise subito in moto in direzione di levante e finalmente giunse in una capanna di terra in un villaggio molto abitato a giudicare dalla quantità di capanne, ma nessuno in realtà era li, perché se ne erano andati ad una festa non molto distante. Entrato nella capanna trovò un bambino.. Ghiandaia Azzurra chiese al bambino:
"Dove sono andati?'".
Il ragazzo rispose:
"Sono andati via":
Nella capanna c'erano delle ceste di provviste contro la parete: Ghiandaia Azzurra indicò la prima cesta che vide li vicino e chiese:
"Che c'è in quella cesta?".
Il bambino rispose:
"Prima sera".
Poi indicò la cesta accanto dicendo:
"Che c'è in quella cesta?".
E il ragazzo rispose:
"Appena buio".
Le domande alternate dalle risposte si susseguirono, fino all’ ultima::
"Che c'è in quella cesta?".
Il fanciullo rispose:
"Aurora".
Allora Ghiandaia Azzurra afferrò lesto la cesta e se ne scappò di corsa!
Il bambino cominciò a gridare:
"Ci hanno rubato l'Aurora!".
La gente non fece caso alle urla del bambino poco distante, e continuarono a danzare.. Finalmente l’ attenzione di un abitante cadde sulle urla e disse:
"Il ragazzo grida che hanno rubato l'Aurora".
Tutti accorsero allora alla capanna e, spiegato l’ accaduto si misero presto ad inseguire Ghiandaia Azzurra verso ponente.
Egli andava verso ponente, sempre verso ponente.
Vicino alla Grande Valle lo raggiunsero.
Stavano per prenderlo; eran proprio sul punto di farcela, quando egli aprì la cesta e la luce volò fuori.

Aquila Grigia

 
 
 

LA DONNA TOLOWA E L'UOMO FARFALLA (MAIDU) - LEGGENDA

Post n°36 pubblicato il 08 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

Una donna tolowa un giorno uscì a raccogliere cibo, portando con sé anche il suo bimbo.
Per poter lavorare, aveva fissato la punta dell'asse della culla al terreno e lasciato il bimbo solo.
Una grande farfalla le volò vicino e lei cominciò ad inseguirla ed a cacciarla per molto tempo.
Ma ogni volta che stava quasi per prenderla, la mancava d'un soffio.
Pensò: « Forse non corro abbastanza veloce a causa di questa cosa pesante », e gettò via il vestito di pelle di daino.
Ma ciononostante non riusciva mai a raggiungere quell'insetto.
Alla fine gettò via anche il grembiale e si precipitò all'inseguimento della farfalla sino a che fu notte.
Allora, dimenticando il suo bimbo, si coricò sotto un albero e si addormentò.
Quando al mattino si svegliò, trovò coricato accanto a lei un uomo.
<< Mi hai seguito sin qui », le disse, « forse ti piacerebbe seguirmi per sempre. Se è così, sappi che dovrai passare attraverso un gran numero d'individui del mio popolo ».
Senza pensare affatto al suo bimbo, la donna si alzò e seguì l'uomo farfalla.
In breve arrivarono ad un'ampia valle, il cui lato meridionale era pieno di farfalle.
Quando i due raggiunsero l'orlo della valle, l'uomo disse: « Nessun essere umano è mai riuscito ad attraversare questa valle. Ma tu sarai salva se non mi perderai di vista. Seguimi da presso ».
Viaggiarono per molto tempo.
« Continua a tenerti stretta a me; non lasciarti andare », diceva di continuo l'uomo farfalla.
Quando arrivarono a metà della valle, altre farfalle sciamarono in gran numero intorno a loro.
Volavano in ogni direzione, tutto attorno alla testa della coppia e sui loro visi, perché volevano avere per loro la donna tolowa.
Lei le osservò a lungo, tenendosi stretta al suo nuovo marito.
Ma alla fine, incapace di resistere, lo lasciò andare e si allungò per afferrare un'altra farfalla.
La mancò, ed allora cercò di afferrarne un'altra ed un'altra ancora, ma sempre senza riuscirvi, e così vagò per sempre nella valle, intontita e perduta.
Morì là, e l'uomo farfalla che lei aveva perduto proseguì attraverso la valle sino alla sua dimora.
Ed oggi, quando la gente parla dei tempi antichi, dice che quella donna perse il suo amante, e cercò di prenderne altri ma li perse tutti, ed alla fine diventò pazza e morì.

 
 
 

LA SAGGEZZA DELLA VECCHIAIA - USI

Post n°35 pubblicato il 08 Maggio 2009 da piccola.nuvola1

Fra le virtù più importanti di un essere umano, una delle più rispettate fra gli Indiani era senza dubbio la saggezza. Era una delle doti richieste ai capi, insieme con l'autocontrollo, la generosità, il coraggio e l'audacia. Ma fra tutte era anche la meno "dimostrabile".
Un uomo era ritenuto saggio quando era capace di dispensare validi consigli al prossimo, quando infondeva fiducia ai guerrieri prima di una spedizione di guerra, quando riusciva a trovare mediazioni durante le liti tra i membri della comunità, quando aveva una conoscenza superiore delle tradizioni della tribù, delle forze della natura e del regno degli Spiriti. Gli anziani della comunità erano i custodi di tutte le tradizioni, dei canti, delle storie, dei miti e per questo erano ascoltati e venerati.
Dato che tutto veniva tramandato oralmente, un anziano era, forzando un po' il paragone, ciò che per noi è una biblioteca: il ricettacolo del sapere della società. E il suo compito era trasmettere ai giovani tutta la sua conoscenza affinché la tradizione, e quindi la tribù stessa, potesse sopravvivere.
Il tentativo costante all'interno della cultura indiana di raggiungere "l'armonia" si rivela anche quì: da un lato i giovani erano educati e costantemente sollecitati a trattare con rispetto gli anziani, dall'altro questi ultimi avvertivano come naturale cedere il loro potere alle generazioni successive e le preparavano al meglio per questo compito.
Gli anziani sapevano così di non essere inutili, anzi di avere un ruolo importante, un lavoro essenziale per il presente e il futuro della tribù. E i giovani non li consideravano un peso morto o, peggio ancora, un ostacolo per la conquista di un loro ruolo nella comunità.
Un'altra dimostrazione di saggezza per gli Indiani era quella espressa nella vita di un individuo che impiega tutte le energie per il bene del prossimo, anche a costo di negare completamente se stesso.
E chi più di un anziano poteva essere nella serena condizione di avere già una lunga vita alle spalle e desiderare di spendere quella che restava per il bene della comunità? In questa ottica e con una visione profondamente spirituale di tutte le cose, compresa la morte, si spiega perchè molti anziani, troppo ammalati o non più in grado di badare a se stessi, scegliessero di allontanarsi dalla tribù per andare a morire in solitudine.
"Tra i genitori e figli c'era un solido rapporto, che aveva le sue basi nei sistemi educativi con cui i ragazzi venivano cresciuti. Infatti, anche da adulti, noi Sioux avevamo un profondo rispetto nei confronti dei nostri padri e delle nostre madri. Non li abbiamo abbandonati mai, anzi era una gioia occuparci di loro quando erano vecchi, ricambiando così tutto l'amore che ci avevano dato quando eravamo bambini. Provvedere agli anziani perciò era per noi una gioia, non certo un dovere"
Orso In Piedi

 
 
 
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SAGGEZZA PELLEROSSA

“Preghiamo per la persona che è la più importante
fra tutti noi, la Madre Terra. E' lei che ci ha dato la vita:
ci ha tenuto nel suo grembo, ci ha nutriti,
ha dato agli uomini, agli animali, alle piante
la possibilita' di esistere.”

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La comunicazione tra il mondo degli uomini e il mondo degli animali
è costante e ininterrotta. Gli uomini sono "fratelli maggiori" degli animali
ed essi hanno il compito di vigilare sul benessere dei loro "fratelli minori".

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“Tutte le creature viventi, tutte le piante
sono parimenti essenziali alla vita e ognuna ha un suo posto.
Ogni animale dimostra la sua ragione d'essere con atti precisi.
I corvi, le poiane e le mosche, anche i serpenti,
pur diversi tra loro hanno qualcosa in comune,
hanno un'utilità e una ragion d'essere.
In origine probabilmente gli animali
hanno vagato sopra molti estesi paesi
prima di trovare il luogo più adatto per vivere.
E questo perché ogni essere vivente
dipende dalle condizioni naturali che lo circondano.
E dunque gli animali e tutti gli esseri
hanno riflettuto a lungo prima di scegliere il posto dove vivere. ”

----------------------------------

Il potere dello Spirito pervade qualsiasi manifestazione del Creato,
tutto ha un'anima, tutto può essere ricondotto a un principio unitario.
Il potere del Grande Spirito, del Grande Mistero,
è dunque riconoscibile in tutte le manifestazioni della natura,
è tutt'uno con la natura poichè il Grande Spirito è in tutte le cose.

 ----------------------------------

“Dividere ciò che si possiede, essere generosi
è la nostra prima legge, il valore più grande in cui crediamo.
Per poterci far dimenticare questi valori,
ma soprattutto per allontanarci
dal grande attaccamento e rispetto
che avevamo per la Madre Terra,
era necessario distruggere
ciò che ci dava forza di credere in tutto questo:
la nostra spiritualità. ”

 

   

 

SAGGEZZA PELLEROSSA

Ci sono cose che avete detto che a me non piacciono.
Non sono dolci come lo zucchero, ma amare come le zucche.
Avete detto che volete metterci in una riserva,
costruirci case e darci capanne per gli sciamani e scuole.
Io non voglio queste cose.
Sono nato nella prateria, dove il vento soffia libero
e non vi è nulla che spezzi i raggi del sole.
Sono nato dove non ci sono recinti
e dove ogni cosa respira liberamente.
Voglio morire lì e non fra i muri. ”

 ---------------------------

“Lasciatemi essere un uomo libero,
libero di viaggiare, libero di fermarmi,
libero di lavorare, libero di commerciare dove mi pare,
libero di scegliermi i miei maestri,
libero di seguire la religione dei miei padri,
libero di pensare e di parlare e di agire. ”

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La nostra terra vale più del vostro denaro. E durerà per sempre.
Non verrà distrutta neppure dalle fiamme del fuoco.
Finchè il sole splenderà e l'acqua scorrerà, darà vita a uomini e animali.
Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali;
è stato il Grande Spirito a porre qui la terra
e non possiamo venderla perchè non ci appartiene.
Potete contare il vostro denaro e potete bruciarlo nel tempo
in cui un bisonte piega la testa, ma soltanto il Grande Spirito
sa contare i granelli di sabbia e i fili d'erba della nostra terra.
Come dono per voi vi diamo tutto quello che abbiamo
e che potete portare con voi,
ma la terra mai.

 

    

 

       

 

   

 

      

 

   

 
 
 
 

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