Che c'è?

Giovedi grasso.


Le serate bresciane, portano i segni delle traverse e dei pali che i tragitti suburbani hanno colpito con la loro coscienza ed indomita perseveranza. Difficile descriverne i resti e cosa ne fanno le folate di qualche guru più abile di altri. E' sotto gli occhi di tutti ed oggi pare che basti ad evitarne la bocca. Mi chiamo ancora Francesco, il che basta a chi intravede la mia figura ad usare la coda degli occhi e la invisibile stretta di mandibole, per sostenere la suspense, dovuta al fatto di doverle "sentire" tutte in una volta sola, senza poter calcolare di quali rischia l'Aida.Ho visitato più volte piazza mercato, in bicicletta, facendomi i 20 e più chilometri per sera che percorro cercando di osservare la città, con maggiore attenzione. L'idea di fissare in questo luogo, dove si affaccia anche il Rettorato dell'Università, il punto di incontro della "bicicletta" a Brescia, ha avuto da parte mia dei riscontri positivi. L'incidente del ritrovamento di un bicicletta a cui era stata sottratta la ruota posteriore si è risolto in pochi giorni restituendo alla piazza un'aria meno trascurata. Ho scoperto che la presenza di due grandi autosilo sotterranei, assicura un clima più mite e quindi molto adatto alla bicicletta. Immaginando cosa ci potevo fare, mi sono venute in mente due iniziative. Una è un giro in bicicletta fino al santuario della Stella, passando per Collebeato ed i campiani, con rientro su via Milano. Il percorso, inendito, è all'altezza della situazione ed è in qualche modo capace di riappacificare la città con una sua identità necessaria e possibile. L'altra idea è di trovare un appuntamento feriale. Il Giovedi, grasso, per la tradizione più popolare che segna il calendario, ha la propensione più alta ad accettare inviti al dibatitto ed alla pubblicità, pur restando comodamente seduti sulle panchine di buona fattura, che lì sono fissate. Il vialotto centrale in pavè divide la piazza, configurandosi anche come un palco, per artisti o sbandieratori, che vogliano proporsi all'attenzione comune. Ad innalzarlo, qui ci vorrano virtute e canoscenza, come Dante invita a fare riconoscendo l'umana semenza. Niente altimetro. E' un'ipotesi, che ha me pare molto opportuna e attuale.