IO... FIAMMA DI VITA

3 ORE DI VOLO


Continuando a leggere alcuni post pubblicati in questo blog, troppo spesso vengono in mente delle riflessioni, una in particolare continua a girami nella mente e riguarda il conquistarsi il “diritto alla morte” e mi sento ancora di scrivere, lasciando fluire i miei pensieri, liberando quello che ho dentro e, che a volte, non riesco a dire, tanto qui lo posso fare, tranne pochissime persone che sanno tutto, qui non mi conosce nessuno e quindi qualsiasi segreto mi porto dentro lo posso sbandierare senza far del male a nessuno.Il diritto alla morte, da giovane avevo scelto di indossare una divisa in nome dei miei principi, cose in cui credevo e in cui continuo a credere, mi sono ritrovato sporco di polvere nei campi profughi a protezione degli aiuti umanitari, ho camminato tra quella misera gente, ma ero un estraneo, ho visto morire bambini dai grandi occhi neri con la pancia gonfia di nulla e poi, coperti da miseri stracci sepolti nella nuda terra per essere poi dimenticati, centinaia, migliaia di piccole fosse senza neanche un segno di riconoscimento,  ma a  cosa serve pensare a chi non c’è più se neanche riesci a pensare a te stesso per vivere?  Ho toccato quelle piccole mani cercando di dare quello che potevo, ma mi accorgevo solo che li aiutavo a morire ed ogni cuore che smetteva di battere si portava via una parte del mio cuore…fino a quando sono arrivato a non sentire più nulla, era diventata una cosa normale, come normale era sentire dentro di me una voce che mi sussurrava: “a te non può capitare, queste cose succedono agli altri, non a te” così come era normale aspettare un aereo che dopo 3 ore di volo ti faceva tornare alla “civiltà”, 3 ore di volo per trovare tutto, persino il superfluo, cose che non ci servono, ma alle quali non vogliamo rinunciare, negozi pieni di luce e di ogni ben di Dio, vedere gente che litiga per un cavolo di parcheggio, pensa tu che grande problema, disperarsi per un parcheggio e a 3 ore di aereo, non c’è neanche più disperazione se non aspettare di morire, questo non succede a te, non può succedere..quella benedetta vocina dentro la mente.A 20 anni mi sono ritrovato a tenere tra le braccia persone della mia stessa età che si aggrappavano alla vita con il corpo lacerato dalla guerra, guardavo quegli occhi che si spegnevano vedendo il terrore dentro di loro e  che troppo spesso mi chiedevano: “perché?” ero testimone delle loro ultime parole…:”mamma…”… ”ho paura signore…”…”non voglio morire…”...”perché signore perché…”…”è stato bello avere degli amici come voi…”, e quella maledetta vocina che continuava:”queste cose succedono agli altri non a te”…e senza più neanche un cuore che ormai era diventato arido come le pietre del deserto, ti ritrovavi sul bordo di una pista in attesa di un aereo che ti riportava alla “civiltà” dove non c’era una guerra, ma in cui si uccideva e si uccide per 10 euro, dove i giovani muoiono per un bicchiere di troppo, lungo una strada a 200 km orari, o per una dose di droga solo per provare un pò di emozione e, a poche ore di volo si muore per una guerra.“Ma non può succedere a te, queste cose capitano agli altri, non a te” e, dopo tanti anni, quando finalmente ricominci a sentire quella pietra che avevi nel petto battere, ti ritrovi disteso su un letto d’ospedale con un ago che morde la carne e del veleno che ti entra nelle vene, sperando che, quel veleno, possa salvarti la vita, dolore nelle viscere, paura, e quella maledetta domanda:”perché?...”, “perché adesso?...”, “perché proprio adesso che ho ritrovato il mio cuore?...”.Guardi gli infermieri che camminano accanto a te mentre fai fatica persino a respirare, li vedi ridere e scherzare,  guardi il dottorino che fa il cretino con l’infermiera bona,  quei due che parlano della partita della Roma e sicuramente una vocina dentro di loro gli sussurra:”tanto non capita a te, queste cose capitano agli altri non a te”, cerchi di cancellare per un attimo i pensieri che non si fermano, ti volti da un’altra parte ed incroci gli occhi di una bambina, due grandi occhi azzurri, un foulard a coprire una testa senza capelli, un sorriso da togliere il fiato, una bambola di pezza tra il braccio libero mentre nell’altro, un ago che fa scorrere veleno anche nelle sue vene, una bambina di 12 anni.Butto la testa sul cuscino, chiudo gli occhi e penso ad un aereo che in tre ore ti porta via da tutto quanto, ma quell’aereo non partirà mai… e non c’è più quella maledetta vocina che ti dice:” non può succedere a te, queste cose capitano agli altri, non a te”.                                                                                  Wolf