Isla de tortuga

E allora?


Basta.Non ne posso più-Questa sera mi sfogo. Perché sono esasperato e incazzato. Picchio e faccio male. Sai cosa capita a uno che non si ribella mai? Che quando partono i nervi non lo fermi più: si spezzano gli ormeggi e sei senza controllo amico. Come una barca. Che sbatte sul molo. Di cui non sai più riprendere il controllo.
E allora il mio braccio destro si muove da solo e vado all’attacco prima che tu possa capire cosa succede. Le dita si saldano l’una all’altra come acciaio in un solo maglio. Che finisce dritto sulla tempia di chi ho di fronte. Un pugno come uno sparo. Una bomba al mercato. E la tua testa si gira, grottesca e stupida carne che ricopre un osso, che ricopre materia molle che ricopre forse un cervello. Ma non mi interessa. Perché tutto quello che mi hanno insegnato sulla correttezza, la tolleranza, l’amore non serve a un cazzo: non mi fermi e non mi intenerisci. Perché sono come l’uragano, vortice di aria e violenza incontrollabile a cui puoi solo dare un nome di persona, giusto per provare a renderlo più umano e più controllabile. Ho solo voglia di rifarlo. Questa volta uso l’arto inferiore, fa più male. E come quando calciavo quel piccolo pallone da una distanza siderale verso la porta immensa e avevo paura di non avere la potenza necessaria per fare arrivare la palla in porta e non volevo che nessuno pensasse che ero debole. Allora caricavo la gamba destra, prendevo la rincorsa e calciavo con tutta la rabbia ed il terrore che avevo in corpo. Così ora. Cadi porco, cadi per terra. E’ quello che ti meriti. Ansimo, mi fa male la mano. Se fa male a me chissà cosa senti tu. Finito.