MINICAOS IN LIBERTA'

Omaggio al maestro Enzo Jannaci


 F. de Andrè, Rino Gaetano, L. Dalla, G. Gaber, Battiato, E. Bennato e F. Guccini sono di casa in questo “cantuccio” che risulta, sinora, piuttosto angusto ed inospitale, invece, per i tanti altri cantautori le cui opere hanno lasciato riflessi significativi anche nel sociale in modo diretto od occasionale, oltre ad incidere anche nei temi politici, filosofici, esistenziali e, naturalmente, sentimentali. Fra i più importanti c’è, di certo, il grande Maestro Enzo Jannaci che ci ha lascati alcuni giorni fa e di cui oggi si sono svolti i funerali. In tante sue canzoni come in quelle degli altri colleghi, che non di rado suonano come poesia, vengono ripresi temi cari agli animi liberi che da soli o sospinti dalla stessa società si ritrovano a cercare, solo in se stessi, risposte che sarebbe stato giusto che avessero ricevuto da chi gli sta vicino o da coloro che ci hanno preceduti. Intendo così far proprio il pensiero di quei cantautori che condividono l’obiettivo di tendere a realizzare una società costituita in modo da fornire a tutti gli essere umani i mezzi di sostentamento e di auto realizzazione individuale e collettivo con il mutuo coinvolgimento in quanto solo questa strada può condurre ad una vera forma di investimento socialmente positivo. Un contributo per una rivoluzione che, di certo, non si fa con le parole, ma che da esse può trarre sostentamento e partecipazione.  « Però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia » Queste parole di F. Guccini con le quale conclude “l’avvelenata” mi piace attribuirle anche ai suoi colleghi ed in particolare ad Enzo Jannaci il quale con la sua “Vengo anch’io” ha voluto rappresentare  una storia di solitudine e di alienazione che vede come vittime le persone che non sono ben accolte nel proprio contesto e subiscono la mannaia dell’esclusione  e della emarginazione. Il testo originario differiva da quello inizialmente pubblicato, che certamente avrebbe reso più chiaro il messaggio della canzone, includeva due strofe che furono censurate.  Esse, infatti, si riferivano l'una allo stato di dittatura di Mobutu in Congo e l'altra alla immane tragedia passata alla storia come il disastro di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto 1956 in una miniera di carbone, in Belgio, quando morirono 262 persone, di cui 136 italiani.Le strofe soppresse dicevano: La prima:«Si potrebbe andare tutti insieme nei mercenari  vengo anch’io? No tu nogiù nel Congo da Mobutu a farci arruolarepoi sparare contro i negri col mitragliatoreogni testa danno un soldo per la civiltàVengo anch’io? No tu no». E poi l’altra: «Si potrebbe andare tutti in Belgio nelle miniereVengo anch’io? No tu noa provare che succede se scoppia il grisùvenir fuori bei cadaveri con gli ascensorifatti su nella bandiera del tricolor».Forse troppo a modo mio, ma credo che il buon Enzo Jannaci mi perdoni, ho pensato di celebrare così la Sua dipartita vedendolo abbracciato a Gaber  e Faber indicarci la giusta strada della partecipazione solidale alla quale come razza umana siamo chiamati ad adempiere. La vita, infatti, ci insegna che l'uomo è un animale sociale e tende ad aggregarsi con i suoi simili, purtroppo nel corso della storia l'uomo ha scoperto che poteva anche sfruttare questi suoi simili e, in generale, ne ha approfittato in modo vergognoso. I secoli scorsi sono pieni di guerre, raggiri, razzismo, corruzione e odio verso gli altri esattamente come i giorni attuali. Un conclusione superficiale sarebbe che l'uomo non è nato per la Democrazia ma per sopravvivere alla sua incapacità di donarsi se non in alcuni rari slanci che potremmo definire anche religiosi! L'uomo occidentale ha costruito volutamente un sistema capitalistico, e lo impone, che nulla ha a che fare con la democrazia e che tende a sottomettere una larga parte di umanità a favore di una piccola parte di soggetti che accumulano ricchezza che magari va a disperdersi nel gretto egoismo di soggetti insaziabili come "bestie feroci". Che le musiche di Enzo ...le sue parole e quelle degli autori che hanno con lui collaborato possano fungere da proficuo innaffiatoio di partecipazione in modo da poter ravvivare, fosse anche di un germoglio, l’albero della democrazia.  
 ApprofondimentoMI FA MALE IL MONDO