MINICAOS IN LIBERTA'

N° 6 - è tratto distintivo della dignità umana assumersi il coraggio di affermare che ci sono comportamenti da condannare."


Perché questo sesto post su: “è tratto distintivo della dignità umana assumersi il coraggio di affermare che ci sono comportamenti da condannare.”  Semplicemente perché le emozioni non possono essere tradite; vanno lasciate libere, ma non dimenticate. Anche le briciole in quanto, secondo me, possono essere le più preziose. GABBIE Post n°18 pubblicato il 15 Maggio 2015 da L_OCCHIO_DEL_FALCO Murakami lo scrittore prima di accingersi a scrivere rinforza il suo corpo liberandolo dalle incombenze materiali con una corsa nel parco della sua città. Dopo averlo reso elastico ed efficiente nella forma come un tempio, torna al suo studio e si apre alle visioni da narrare. Ma P. Lui, l'altro, invece, al contrario se non suda non scrive, così sudava. E più sudava più le parole, ad ogni colpo dei muscoli, puntuali, si trascrivevano sul foglio della sua memoria costretta a dirsi: non dimenticare questo passaggio. Sotto la potenza allenata delle sue membra il piano mentale, un solido iceberg di acqua, tornava all'acqua. Il racconto prendeva una forma fluida, bastava non scordarlo. 14 chilometri da percorrere sulle collinette gli valevano un incipit ben impresso. Aveva già in mano la chiave per aprire. "Solo sapessi cosa!" - si domandò. L''intuizione, nascosta in un luogo di non facile accesso, doveva essere sfrondata come un rosaio da polloni e rami improduttivi prima che una sagoma univoca di quella storia si stagliasse con la stessa precisione con cui lo perseguitava da tempo. Continuava a osservarla con ogni dubbio. Eliminava le infauste coincidenze e gli ostacoli di materia corporea, insieme, e per fortuna, anche le nubi che lo trascinavano in fantasticherie del tutto inutili al suo obiettivo. In troppi voli pindarici. Nemmeno l'acqua, gli abbeveratoi, le docce di pioggia, i vapori di una fabbrica esausta attraversata, erano riusciti a focalizzare il labirinto di pensieri che si alleavano pronti al canapè di un palio immaginario: Il tiro all'Altro. Come le fazioni, erano pronti come piattelli lanciati allo sparo di carabine attente. Lanciamoci! D'un tratto temette di perdere il controllo della sequenza, della logica narrativa. Registrò i contorni della cupola semisferica dell'ultimo movimento ripetendolo più volte, marcando i punti di collegamento della mappa di orientamento. Lo Zenit, l'azimut, la magnitudo delle luminose, Crux, Draco,Triangulum, puntò lo sguardo sullo gnomone per un ultimo istante e si lanciò. Anzi spiccò il volo. Dietro di sé la gabbia lasciata spalancata come un sorriso senza denti. Peregrinus si era lasciato guardare a becco chiuso per lungo tempo attraverso una rete. Tra le maglie imprigionato, la sua vista rapace incontrava quella umana senza porre mai fine alla stessa identica domanda: Chi è in gabbia, tu od io? Chi è in gabbia, tu ..  in picchiata L_Occhio_del_Falco ITALIANOinATTESA il 16/05/15 alle 18:28 via WEB Liberatosi dalla <> possa Peregrinus contare sul supporto delle sue "ali" per volare al di sopra ed al di fuori di ogni plausibile rete che, di solito, si stende innanzi a ciascuno di noi con modalità sempre imprevedibili. Un grazie per l'occasione concessa; saluti, M@. Rispondi     L_OCCHIO_DEL_FALCO il 16/05/15 alle 20:32 via WEB Laggiù , all'orizzonte ..M@ voglio dedicare a te, autori, ospiti e organizzatori GUANCIARANCIACHIARA, grazie: A Guanciaranciachiara Non è chiaro per chi lavori ne quanto costi. “Che io non abbia a trattar male gli altri, gli ultimi. Che non siano ammaliati da commissioni fatue”. Si. Lo hai ripetuto per tutto il tempo in questi anni – libero. Lo sei, con onestà, quella che insegnavano i padri, che morirono al di qua e al di là del muro, prima che fosse costruito. Capace di analizzare, pensare oppure ribelle per forza, senza il coraggio di credere in altro. Da una parte o dall’altra, da una gabbia all’altra, però chiuso in gabbia ci sei sempre solo tu. Semplicemente dico: “L’eroe non c’è più, se lo è mangiato una faina macchiabianca. Son finiti i muri, Berlino e pure quello che dovrebbe separare la nostra vita intima, dalla pubblica. Ma in questa gabbia mi ci sento dentro, davvero”. Il pappagallo, quello con il ciuffo più grande, se lo è mangiato al crepuscolo una faina entrata di soppiatto dal tubo di scarico dell’acqua saccheggiandogli la gabbia. Gli ha troncato le zampe. Il veterinario sentenzia rammaricato – inutile, no, non sopravviverà – lui, che richiamava i passanti per mostrare i duetti con la bella Guanciaranciachiara - canti, sussurri e cori di rabbia ed amore che inseguono la libertà, oltre le maglie della rete. “Lontano laggiù, io vedo la mia libertà, le savane al limitare delle grandi foreste, il limitare del cielo a 3200 metri di altitudine – tu di là, io di qua….trallallà. Ti vedo attraverso una reteeee, tra le maglie imprigionato. Chi è in gabbia, tu od io? Ho quasi 70 anni e vedo le Americheeeee…...” “Datemi noci… e frutti di Melida… e semi di girasole - canapa, frumento, avena, miglio - e frutta e verdura - carota, pera, banana, mais – vi racconto una storia. Si, di quando ho messo una ghirlandina tra le piume della mia bella, Fiore con le ali.” Natura morta con Fiori, Pappagalli e frutta - fresco/fertili, uova disponibili… Pet verde, con ciuffo da capo tribù, Carioca si lasciava guardare. E’ Guanciaranciachiara la sua bella. Per lei canta e grida con gli ormoni infuriati, arruffa le piume. Passante che ti prepari ad ascoltare - cogli l’attimo - scatta una foto. Oltre la robusta rete 2x2 c’è la libertà, oltre il ferro zincato un pavimento di cemento: non è bello ma facile da pulire. Una gabbia di qua una gabbia di là. Voi di qua, io di là….trallallà. Scatta una foto, chi è in gabbia, tu od io…. Occhiodelfalco