MINICAOS IN LIBERTA'

Figlio nazista, non ti avrò


Bettina Göring
 Figlio nazista, non ti avrò  Nella mia riflessione di ieri sulla necessità di “vivere” la “memoria degli stermini” di ogni matrice e di ogni tempo, facevo riferimento alla possibilità che l’esercizio dei sentimenti possa contribuire a mitigare le divisioni fra etnie, popoli e aggregati umani di qualsiasi dimensione e origine, plasmando i relativi comportamenti. Partendo dai rapporti bilaterali sino a considerare la tanto bistrattata utopia dell’unicità del “sentire” Umano. Scritto con la “U”; appunto utilizzando l'iniziale maiuscola di “Uomo” al di là dal genere e della straziante suddivisione razzista che resta sempre in agguato. Specificamente avevo espresso che “Amore c’è anche nelle nostre passioni e, soprattutto, verso noi stessi. Fra le tante tipologie c’è pure la “Carità verso il prossimo” e questa forma d’Amore, secondo me, non va negata a nessuno. Neanche ai nemici …soprattutto a loro che ne hanno più bisogno.”    Oggi il successore di Gramellini ha pubblicato sulla STAMPA questo trafiletto riprendendo una notizia già diffusa negli anni passati:  “MATTIA FELTRI Sarebbe stato bello se ieri, lungo la Giornata della Memoria, qualcuno avesse ricordato con affetto Bettina Göring, nipote di Hermann, il Feldmaresciallo, il numero due del Reich di Adolf Hitler, il morfinomane, l’eroe della Prima guerra mondiale al fianco del Barone Rosso, il criminale della guerra successiva. Hermann era lo zio, e padre adottivo, del padre di Bettina. Non c’è nemmeno tutto questo sangue in comune. Bettina è nata nel 1956, dieci anni dopo il suicidio con cui il nonno sfuggì all’impiccagione dopo il processo di Norimberga. Appena è diventata adulta se n’è andata dalla Germania e dall’Europa, via, lontano dalla terra del disastro.   L’hanno rintracciata nel 2009 a Santa Fe, New Mexico, dove vive in una comunità e pratica la medicina alternativa. Si è lasciata intervistare e ha spiegato che di figli non ne ha, per scelta. E per paura che la scelta non bastasse, che il destino o la sorte le giocassero uno scherzo, a trent’anni s’è fatta sterilizzare: «Mi sono sentita responsabile delle azioni della mia famiglia, quindi mi sono sentita responsabile della Shoah. Sono diventata sterile per non creare altri Göring». Come sono incredibili i paradossi della vita. Bettina ha cercato così fermamente di allontanarsi dal nonno che ha finito per sbattergli addosso: lui credeva nelle razze, e che le razze cattive perpetuassero il male che hanno dentro; lei non ha voluto perpetuare il male che credeva di avere dentro di sé.”   Considerata anche la sua brevità ho riportato l’intero articolo per rendere un minimo di chiarezza espositiva. Ciò che però m’interessa porre in evidenza in questa sede sono i venticinque commenti che al momento sono pubblicati. Per la lettura dei quali rimando all’articolo. Commenti contrastanti e in qualche modo rappresentativi della sregolatezza o della savietà che ciascun lettore si riconosce o riconosce agli altri. Ciascuno singolarmente considerato. Leggendolo mi sono chiesto in che modo tale notizia possa essere testimonianza della tipologia di amore che avevo ieri avocato come nobile risorsa per il superamento alle radici delle forze sopraffattrici.   La notizia la si trova già in questo articolo comparso nella Repubblica.it il 1° marzo 2010 del quale ritengo utile riportare almeno la dichiarazione della signora Bettina Göring.  <<"Io e mio fratello ci siamo fatti sterilizzare per non creare altri Goering... anzitutto gli assomiglio, gli occhi, gli zigomi, il profilo, gli assomiglio più io di quanto non gli assomigliasse la sua stessa figlia", ha detto Bettina. Aggiungendo: "Mi sono sentita responsabile delle azioni della mia famiglia, quindi responsabile dell'Olocausto... mio padre non parlava mai di lui, ma mia nonna lo adorava". Goering, capo della Luftwaffe, ordinò i micidiali bombardamenti contro le popolazioni civili in Polonia, Belgio, Olanda e Regno Unito all'inizio della seconda guerra mondiale e fu uno dei più accaniti antisemiti ai vertici del Terzo Reich. Al processo di Norimberga, condannato a morte, si suicidò in cella.>>Mi chiedo se questo tipo di comportamento vada nella giusta direzione, oppure può, essa stessa, rappresentare una forma di “egoismo” individuale. Sono utili approfondimenti; con i riferimenti riportati si possono fare ricerche personalizzate. Considerando sempre che “I posti sono diversi, ma il cielo è, di certo, uno soltanto. Unico Cielo che osserva tutti allo stesso modo. Ogni muro deve servire per proteggere; mai per separare o peggio ghettizzare.”  Approfondimento