"
Il primo uomo che ha recintato un pezzo di terra dicendo: 'È mia' e che ha trovato gente tanto semplice da credergli, è stato il vero fondatore della società civile." Jean Jacques Rousseau Non fa niente. Non fa niente se anche questa celebrazione non serve a “niente”! Apparentemente. Manifestazione solo apparentemente inutile perché il ricordo di quanto è accaduto oltre settanta anni fa, ancora oggi, non può esonerare nessuna persona sensibile a compiere delle profonde riflessioni circa la situazione sociale che è venuta, intanto, a consolidarsi. E, di conseguenza, prendere atto della necessità di confermare, fosse anche solo a livello personale, il perseguimento di un maggior impegno sociale per difenderne i valori così brutalmente attaccati da forze egoistiche e oscurantistiche che si annidano diffusamente nell’organizzazione sociale a tutti i livelli. Forze che si rilevano più nefasti nelle parti cosiddette altolocate per ovvi motivi d’incidenza e inerenza. Non sono in retrovia, infatti, gli oscuri disegni di gruppi di potere economico e politico che, per salvaguardare i propri interessi particolari, s’impegnano pervicacemente, in continue diatribe dialettiche che spesso appaiono semplicemente come spaventapasseri per indurre le masse alla loro infelice auto distrazione. Come dire: felici e contenti di essere stati fatti fessi! Circostanza ripetutamente avallata da tante oziose discussioni in fasulli dibattiti televisivi. Orpelli dialettici senza un reale contenuto almeno rispetto agli obiettivi annunciati palesemente diversi o in contrasto, da quelli di fatto perseguiti.Sono palesi, quindi, l'ipocrisia e la nullità di contenuti insita in tanti discorsi che sono quotidianamente elargiti a svantaggio delle tartassate orecchie dei normali cittadini. Indifesi.Grossa discrepanza intercorre con la sociologia esposta chiaramente da Rousseau; siamo ben distanti se non addirittura avversi ai Principi esposti nella Carta dei Diritti civili e umanitari! Ciò nonostante, anche in questa circostanza, è da salvare lo slogan "viva la Repubblica" inteso come RES PUBLICA o BENE COMUNE proprio per avvalorare il credo che non riconoscerebbe "proprietà privata", ma il prevalente "uso pubblico" del territorio che come "bene giuridico" apparterrebbe a tutti! L'uomo, come tutti gli animali, dovrebbe essere territoriale per soddisfare i propri bisogni di sopravvivenza e non di ricchezza e prevaricazione! Nel senso profondo di questo principio occorre ritrovare anche in questa ricorrenza, i fondamenti per realizzare quella che diffusamente è ritenuta pura utopia e cioè il riconoscimento dell’uguaglianza dei popoli e dei singoli individui quali facenti parte di un tutto unico proiettato verso un unico fine. Utopia che non ha un unico orizzonte dimensionale. Utopia che rende degni i "sogni" di ciascuna singola persona e passando per la famiglia, il condominio, il quartiere, il rione, la città, la regione, la nazione, la comunità internazionale, sino ad accogliere l'intero mondo degli animi sensibili. Ogni piccolo successo che promuova il benessere comune può rappresentare una degna immagine di un'utopia che ci ha fatto da stella polare. Come fosse, "Ella", la nostra Madre comune chiamata “Repubblica Italiana”.