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La Rai spreca e Mediaset incassa


La Rai sprecae Mediaset incassa
Numero di dipendenti e costi generali: sono i due punti deboli della Rai. Se entrambi avessero gli stessi parametri del gruppo del Biscione, dai conti di Viale Mazzini emergerebbe una redditività superiore a quella di Mediaset.di Giuseppe Turani
Da Affari & Finanza, La Repubblica,di lunedì 20 settembreMilano. Sarà che avere il presidente del consiglio che è anche il tuo proprietario aiuta, ma certo i confronti fra i conti della Rai e quelli di Mediaset (e degli altri editori) sono assolutamente devastanti. Se si sommano i risultati dei bilanci degli ultimi cinque anni (compresi quindi anni in cui Berlusconi non era a palazzo Chigi) si ottiene come risultato che Mediaset ha messo insieme un utile netto di 1742 milioni di euro, la Rai invece arriva appena a 145: neanche un decimo di quello che ha fatto Mediaset. E pensare che le due aziende, come dimensioni, non sono molto diverse. La Rai ha fatturato nel 2003 poco più di 2700 milioni di euro, Mediaset è arrivata a poco più di 3 mila milioni. La differenza più grande sta nella composizione di questo fatturato. L'occasione per esaminare questi bilanci è data dalla pubblicazione sul sito di Mediobanca del bilancio Rai 2003 riclassificato dagli esperti della R&S della stessa Mediobanca.Nel caso della Rai più del 51 per cento dei ricavi arriva dal canone, e solo il 38 per cento dalla pubblicità. Nel caso di Mediaset, invece, più del 95 per cento dei ricavi arriva dalla pubblicità. In sostanza, si tratta di due aziende simili (tutte e due fanno Tv), ma una si ritrova con metà dei ricavi che arrivano dal canone (si suppone con spese di acquisizione molto basse). L'altra, bene o male, deve andarseli a cercare tutti e deve anche cercare di mettere poi quella pubblicità dentro programmi che mantengano comunque una certa audience (altrimenti crolla tutto).Mettiamo pure nel conto che la Rai deve fare tante cose (per compiti istituzionali), ma certo il confronto fra le due aziende rimane impressionante. E rimangono impressionanti molte altre cose. La Rai impiega un numero di giornalisti che non ha uguali in Italia: 1688 nel corso del 2003. Mediaset se la cava con meno di un quarto, 411. Ma spesso capita che il Tg5 sia più visto del Tg1 e, comunque, fra i due non c'è poi questa grande distanza. Ma quello che resta agli atti, come si può vedere dalla tabella pubblicata qui a fianco, è che in Italia nessuna azienda editoriale, per quanto complessa e articolata, impiega tanti giornalisti come la Rai (che però ha tutte le testate regionali). Se poi dai giornalisti si passa a considerare i dipendenti in totale siamo di nuovo di fronte a un'esagerazione. In Rai ci sono quasi 11.500 dipendenti contro gli appena 5.600 di Mediaset. E nessun'altra azienda editoriale in Italia arriva alla metà dei dipendenti che ha la Rai.Ma il dato veramente sconcertante, che lascia davvero perplessi, è quello del fatturato per dipendente. Questo indice misura, in qualche modo, quello che in media produce ogni dipendente. Ebbene, la Rai, salvo il gruppo editoriale Monti, è l'azienda editoriale italiana che presenta il rapporto più basso: appena 243 mila euro per dipendente. A Mediaset, giusto per continuare con questo confronto, ogni dipendente "produce" più del doppio: 535 mila euro.E qui, purtroppo, non si sfugge. O i dipendenti Rai fanno veramente poco, o sono in troppi, o l'azienda li impiega in attività che non si traducono in fatturato. Quello che è certo, perché sta scritto nei bilanci, è che in media il dipendente Rai porta a casa meno della metà di quello che porta a casa un dipendente Mediaset.Ma dove si capisce che la Rai è un'azienda aliena, che non vive su questa Terra e con le regole in vigore presso le aziende televisive, è nell'analisi del suo fatturato e dei suoi costi.Proviamo. Per ogni 100 euro di fatturato della Rai, 39,4 se ne vanno per costi diversi di esercizio, cioè il funzionamento della macchina produttiva e per l'acquisto di prodotti. In pratica il 40 per cento dei proventi della Rai se ne va per questa voce. In Mediaset, ad esempio, i costi diversi di esercizio assorbono meno del 29 per cento del fatturato. Insomma, solo qui ci sono dieci punti percentuali buoni di differenza. Che cosa farà mai la Rai che non facciano anche a Mediaset? Portano la colazione in camera ai funzionari? Li trasportano in giro per Roma in Rolls Royce? Non si sa.Subito dopo questa voce, arriva la vera botta: il costo del personale. Alla Rai il costo dei dipendenti assorbe il 32 per cento del fatturato (un terzo). A Mediaset siamo appena al 12 per cento: venti punti percentuali in meno. Se la Rai riuscisse a avere un costo del personale in linea con quello di Mediaset (e degli altri gruppi editoriali) avrebbe un bilancio più ricco del 20 per cento.In sostanza, rispetto a Mediaset la Rai spende (per ogni cento euro di fatturato) 10 euro in più per i costi generali e 20 euro in più per il personale. Se questi costi fossero allineati a quelli dell'azienda del Biscione, la Rai avrebbe un utile più alto di 30 euro (per ogni cento euro di fatturato) e quindi potrebbe presentarsi al mondo denunciano un utile corrente prima delle imposte di 36 euro invece che di 6,1 che dichiara. Una bella differenza. Ma non è finita. Infatti anche i 6,1 euro (sempre su ogni 100 di fatturato) che la Rai denuncia oggi come utile corrente prima delle imposte è un po' (molto) taroccato. Nel 2003 l'azienda ha adottato nuovi criteri per calcolare gli ammortamenti. Se fosse rimasta su quelli vecchi, l'utile appena citato invece di essere uguale a 6,1 euro su 100 di fatturato, sarebbe appena di 2,4 euro. Insomma, se la Rai avesse gli stessi costi di Mediaset avrebbe un risultato finale di oltre 36 euro (per ogni 100 di fatturato) contro i 24,7 di Mediaset: sarebbe cioè più redditizia dell'azienda di Berlusconi. In conclusione: la Rai, come azienda (grazie alla pubblicità e al canone) è assai meglio di Mediaset. Solo che poi, nel corso dell'anno, un buon 30 per cento del fatturato viene impiegato in non si sa bene che cosa (personale e costi vari, appalti, ecc.). La Rai sarebbe una bellissima azienda, e molto redditizia, solo che il 30 per cento del suo utile potenziale viene sprecato in dissennatezze varie e assortite.In realtà, le cose stanno ancora peggio di quel che si è visto fin qui. Nel 2001 e nel 2002 la Rai ha chiuso i propri bilanci in perdita (48 milioni di euro nei due anni) e nel 2003 avrebbe perso ancora. Si è invece presentata con un utile finale di 83 milioni di euro, ma solo perché ha trovato il modo di fare 104 milioni di euro di ammortamenti in meno. A "parità di ammortamenti" nel 2003 la Rai avrebbe perso 21 milioni di euro, esattamente come nel 2001 (quando ne aveva persi 22).La Rai, se vogliamo guardare i veri conti e non le alchimie di bilancio, è un'azienda strutturalmente in perdita: sono tre anni di fila che non guadagna un solo euro. Negli stessi anni il suo concorrente diretto (e unico, cioè Mediaset) porta a casa utili che stanno mediamente fra i 200 e i 400 milioni di euro.Si dirà: ma la Rai ha obblighi che le derivano dal suo essere un servizio pubblico. Può essere, anche se poi non è tanto chiaro che cosa significa oggi, per la Rai, essere un servizio pubblico. Ma il problema cambia solo natura: questo essere servizio pubblico costa cifre spaventose. Negli ultimi cinque anni, se facciamo il confronto con Mediaset, l'essere servizio pubblico è costato 1600 milioni di euro. Una somma con la quale chiunque di noi saprebbe pensare e realizzare qualche servizio assai più pubblico e utile di quello ipoteticamente fornito dalla Rai.In realtà, come abbiamo visto prima, questi 1600 milioni di euro "sprecati" se ne vanno in stipendi (costosissimi, i più cari del panorama editoriale italiano) e in costi vari (acquisti di prodotti, appalti, servizi generali, ecc.). Insomma, qui di pubblico, a quanto pare, c'è assai poco. Sembra tutta roba molto privata, quasi personale.