MINICAOS IN LIBERTA'

"SANTO sì,subito no" della serie "La democrazia oggi" nelle mani dell'Italiano medio e dei suoi sponsor:N.27


“Il primo uomo che recintò un pezzo di terra e disse “questo è mio”, trovando gente abbastanza ingenua da credergli, era il vero fondatore della società civile. Quanti crimini, guerre, omicidi, quanti misteri ed orrori potevano essere risparmiati all’umanità, se quell’uomo che visse erigere la prima steccata o riempire il primo fossato, avesse urlato agli altri uomini: “Attenti ad ascoltare quest’impostore; siete persi che avete scordato che i frutti della terra sono di tutti e che la terra non è proprietà di nessuno.” (Jean-Jacques Rousseau - 1996, p.84).  **************************************************************************************************************CONDIVIDENDOLO PUBBLICO L'INTERO ARTICOLO IN QUANDO AFFINE AL TEMA TRATTATO NEL BLOG.Così il "leader predestinato" inciampa nei numeri della tvNon c'è l'annunciatissimo sfondamento, ma non tramonta l'"epoca berlusconiana"Il Cavaliere santo ma non subito l'agiografia frenata dalle proiezionidi FILIPPO CECCARELLISilvio Berlusconi"SANTO sì, subito no" scherzava nel marzo scorso il presidente Berlusconi, invocatissimo all'inaugurazione del treno Frecciarossa. "Subito no": detto con il solito sorriso e la stessa scaramantica funzione del buffo gesto di diniego con cui da qualche tempo il Cavaliere accompagna quel pezzo di Fratelli d'Italia che dice "siam pronti alla morte". Che poi il potere, in estrema e drammatica sintesi, altro non è che un modo per ingannare la morte. La vittoria rende innocenti, diceva don Gianni Baget Bozzo molti anni prima di incontrare Berlusconi. Ecco: le proiezioni dicono che non c'è l'annunciatissimo sfondamento. Anzi, interrompono il processo di canonizzazione che negli ultimi mesi ha portato quel burlone del presidente del Consiglio a porgere la mano a Bruno Vespa, in tv, e poi anche al candidato del Pdl a Firenze, Galli, perché l'annusassero: "Ecco, è odore di santità". E sono scene pure indecorose, ma a loro modo di rilievo simbolico - e ancora di più oggi che il sogno berlusconiano si rivela irreale. Il presidentissimo s'era prenotato il 40, il 43, il 45 per cento, boom!: quasi mezza Italia, tutta sua. La questione semmai è anche un'altra: che cosa significano le elezioni per un tipo di sovrano quale è Silvio Berlusconi? Vero che la potenza risolutiva dei numeri, per una settimana o due, è destinata ad accorciare la distanza tra consuetudini e novità, rappresentanza e circuito spettacolare, democrazia e post-democrazia. Ma certo il risultato di questo 7 giugno finisce per proiettare un'ombra su quella che il senatore Quagliariello ha designato "epoca berlusconiana". Di che si tratti è ancora più complesso stabilire. Ci saranno ancora elezioni tipo finto o falsato giudizio di Dio, e congressi per lo più salmodianti e a porte chiuse, e G8 da spostare qui o lì senza nemmeno avvisare i ministri, e problemi concreti, concretissimi, come quelli legati all'economia e alla sorte dei precari da impapocchiare impunemente a Porta a porta. Ci saranno occupazioni e spartizioni da mettere in atto alla Rai e purtroppo anche disgrazie cui porre riparo, e casi di cronaca come quello di Eluana (che secondo il premier poteva generare) e scandali alla Noemi, di sicuro. Ma intanto l'arte di governo seguiterà ad esercitarsi nelle forme inaudite che paradossalmente si conoscono bene e soprattutto con le risorse narrative cui Berlusconi, tradito dai sondaggi, ha ormai abituato gli italiani. Ville da mostrare e da comprare in continuazione, lazzi e frizzi in patria e all'estero, elicotteri che trascinano sagome di Superman con il volto del Cavaliere, targhe per mamma Rosa, tinture di capelli suggerite a Mubarak, Apicella a Sanremo, statue romane a Palazzo Chigi, trasferte del Bagaglino "di tasca mia", cammelli in dono da parte di Gheddafi, chissà dove saranno. E non è questa una lagna pregiudiziale, né una divertita constatazione: ma il cosiddetto berlusconismo continuerà probabilmente a ottenere successi ed ammiratori nell'Oriente post-sovietico così come in Sudamerica, dove già esiste, di recente conio, un "Pueblo de la Libertad". Non per caso di tratta di luoghi del mondo dove la democrazia, quale la si è conosciuta in Italia, negli ultimi cinquant'anni, si svolge secondo moduli assai particolari. Anche per questo i risultati elettorali di ieri - "santo sì, ma non subito" e chissà quando - valgono quello che valgono, e non solo per la loro precarietà. Chi si sia concentrato su certi dettagli minimi, su alcuni frammenti di contorno, su parecchi aspetti laterali del berlusconismo arriva all'impervia conclusione che il vuoto politico stava davvero per essere colmato con un pieno di religiosità profana, cioè quotidiana, adorante, personalizzata. Un culto dal basso, un materialismo mistico che con un pezzo del paese innescava identificazioni profonde e oscure. Forse si è sottovalutata l'agiografia del ministro Bondi sul "sole in tasca" del Leader predestinato, trascendente, privo di qualsiasi malvagità, quindi senza peccato. Forse non si sono colte le implicazioni dell'errore del giornalista inglese che nella vicenda Noemi ha scambiato il Signore, cioè Dio, con il Cavaliere. "In delirio per Silvio" titolava l'altro giorno il Tempo sopra la classica foto del bagno di folla. "Villa Certosa è il paradiso terrestre" sosteneva Fede; e "ogni minuto con lui è un dono divino" venerava la velina Alloro. Perché l'idolatria ha esteso il suo tempo e la sua soglia infuocata, ma pure i voti hanno un loro valore, specie se e quando servono a spegnere le fiamme.  (8 giugno 2009)  'A LIVELLA ............................. AD PERSONAM   da:http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/elezioni-in-europa/berlusconi-frenato/berlusconi-frenato.html