MINICAOS IN LIBERTA'

Lo scandalo della Banca Romana nella fiction


Lo scandalo della Banca Romana fu un evento politico-finanziario che coinvolse le forze della sinistra storica, accusate di collusioni negli affari illeciti della Banca Romana, ex Banca dello Stato Pontificio, uno dei sei istituti che all'epoca erano qualificati ad emettere moneta circolante in Italia.  La situazione bancaria in Italia Ancora tre decenni dopo l'Unità, in Italia vi erano ben sei banche centrali con la facoltà di emettere biglietti di banca intitolati al Regno d'Italia: la Banca Romana, la Banca Nazionale di Torino, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito. All'epoca, le maggiori banche italiane si erano impegnate in prestiti a lungo termine soprattutto nel settore dell'industria edilizia e finirono col rimanere strettamente legate a quelle imprese da cui dipese alla fine la loro vita. A causa della crisi del settore edilizio, crollarono numerose banche: il Banco di Sconto e Sete, la Banca Tiberina, il Credito Mobiliare, la Banca Generale. Il tonfo più clamoroso fu quello della Banca Romana per lo scandalo politico-finanziario che ne derivò. Lo scandalo della Banca Romana, e in generale la crisi del sistema bancario, era causato dalla grave depressione iniziata nel 1887-88 e dagli eccessivi investimenti nel settore edilizio, specialmente a Roma e, dopo il trasferimento della capitale, a Napoli, per le operazioni di risanamento seguite al colera del 1884, che si rivelarono fallimentari per la stessa Banca Romana. Per coprire le perdite, l'istituto di credito della capitale non solo iniziò a emettere nuova moneta senza autorizzazione, ma arrivò addirittura a stampare due serie di biglietti con lo stesso numero di serie, in modo da raddoppiare, senza darlo a vedere, l'emissione di moneta in circolazione.L'inchiesta Nel giugno del 1889, il Ministro dell'Agricoltura del Governo Crispi I, Luigi Miceli, aveva disposto un'indagine ispettiva su tutti gli istituti di emissione. L'inchiesta fu affidata al senatore Giuseppe Giacomo Alvisi e al funzionario del Tesoro Gustavo Biagini. L'indagine dette risultati contraddittori: fu riscontrato un disavanzo di nove milioni di lire, reintegrato tuttavia il giorno successivo e spiegato con l'"imperizia" degli inquirenti. Il 30 giugno 1891, il Governo di Rudinì I si oppose a che il senatore Alvisi riferisse in Senato i risultati dell'ispezione da lui condotta "in nome dei supremi interessi del Paese e della Patria"[1]. Prima della sua morte, avvenuta il 24 novembre 1892, Alvisi confidò ad alcuni amici i risultati dell'inchiesta, i quali vennero resi noti il 20 dicembre 1892 dal deputato radicale Napoleone Colajanni: la Banca Romana, a fronte dei 60 milioni autorizzati, per cui tale banca possedeva le sufficienti riserve auree, aveva emesso biglietti di banca per 113 milioni di lire, incluse banconote false per 40 milioni emesse in serie doppia[2]. Per accertare le modalità di quelle emissioni fu proposta un'inchiesta parlamentare a cui tuttavia si oppose il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti che promosse invece un'inchiesta presieduta dal primo presidente della Corte dei Conti Enrico Martuscelli. Il 20 gennaio 1893, Martuscelli riferì l'esistenza delle irregolarità: il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo e il direttore Michele Lazzaroni vennero arrestati, mentre il deputato Rocco de Zerbi, contro cui la Camera dei Deputati aveva concesso l'autorizzazione a procedere per l'accusa di aver appoggiato per denaro la dirigenza della Banca Romana, morì improvvisamente, probabilmente suicida.Il processo Dal carcere Bernardo Tanlongo (l'ex governatore della Banca Romana) affermava di aver dato cospicue somme anche a diversi presidenti del consiglio, per esempio Giovanni Giolitti e Francesco Crispi. Giolitti, in risposta ad interrogazioni ed interpellanze parlamentari, negherà di essere stato a conoscenza della relazione Alvisi-Biagini e di aver ricevuto denaro dalla Banca. Il 21 marzo 1893 fu nominato un comitato di sette parlamentari che il 23 novembre 1893 presentò al presidente della camera la relazione finale nella quale si affermava che fra i beneficiari dei prestiti vi erano 22 parlamentari, fra cui Crispi. Il processo del 1894 si concluse con un'assoluzione degli imputati: per evitare che l'inchiesta travolgesse uomini di spicco della politica italiana, i giudici, nella sentenza, denunciarono la sparizione di importanti documenti, necessari a provare la colpevolezza degli imputati. Il procedimento penale venne quindi archiviato senza emettere alcuna condanna. da: http://it.wikipedia.org/wiki/Scandalo_della_Banca_Romana http://www.scandalobancaromana.com/scandalo.phpLo scandalo della Banca Romana diventa fiction > Il Sole24oreMuseosatira > L'asino "Lo scandalo della Banca Romana" > oltrepensiero.ithttp://www.facebook.com/group.php?gid=161757416748 RIVEDI LE PUNTATEFatele vedere anche ai vostri figlisull'impupazzamento romanzato  con sfumature alla "via col Vento" ...non fa niente ...... Aggiornamento 20/01/2010Roma - (Adnkronos/Ign) - Il presidente del Consiglio si ferma a scambiare alcune battute con i giornalisti al termine di un lungo incontro con l'ex presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini. Il Cavaliere: ''Non credo che il processo breve sia incostituzionale''. Approvato il ddl, ora passa alla Camera. Bagarre in Aula. L'ira di Bersani: ''E' la cosa peggiore''. 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