Bastarda_mente

Che brutta cosa i rimpianti.....!


Ci sono due brutti momenti che si rincorrono periodicamente nella mia vita: quando si avvicina il mio compleanno e la depressione premestruale. In entrambi i casi, ma soprattutto quando arriva la "sindrome", farei bene a girare con un cartello appeso al collo con su scritto "mantenersi a distanza di sicurezza, pericolo di morte" perchè sbrano chiunque e per i più futili motivi...Sono anche i periodi in cui a cicli e a sprazzi si sveglia una antipaticissima malinconia (quanto non la sopporto!!
) e comincio a realizzare che gli anni avanzano inesorabilmente e mi assalgono dubbi terribili, come un velo che avvolge le mie giornate rendendole opache...spente. Mi sento inutile e inadeguata e mi chiedo com'è che nessuno mi abbia ancora buttato a mare...(io non mi ci butto perchè è troppo faticoso e vorrei che mi ci buttasse qualcun altro...che la fatica la facesse lui...
). Sento di aver perso le mie occasioni più preziose, di non aver saputo dire alle persone care le parole giuste al momento giusto, di essere stata troppo paurosa e incerta nel prendere decisioni importanti, capacità e talento che non ho saputo sfruttare, opportunità che non ho saputo afferrare, progetti abbandonati....sono causa di un'emozione che mi logora: il rimpianto.   Rimpianto per ciò che non ho vissuto, per "la rosa che non colsi" per dirla come Guido Gozzano...   Rimpianto per non aver saputo dare fuori quel che c'è dentro.   E allora, specie quando sono sola, cominciano le fantasie compensatorie: immagino di aver avuto il coraggio di cambiare città, di aver preso quella laurea che tanto piaceva ai miei, altre amicizie, altre esperienze....   Una sottile e perversa forma di autoinganno, un'illusione stupida e puerile.  Perchè, di fatto, non saprò mai se sarebbe andata davvero così bene. Se aggredire o ignorare tanti avvenimenti mi avrebbe cambiato la vita in meglio o in peggio.  E' stupido e inutile desiderare un passato che non tornerà più, soprattutto se, con un pizzico di razionalità, mi rendo conto che ciascuno di noi spende la vita come la sua natura, le circostanze, l'esempio gli hanno imposto. Chi non è nato ladro, sfaticato, prostituta o truffatore, difficilmente riuscirà a diventarlo...ed è quindi superfluo che io mi arrovelli pensando e sospirando a ciò che poteva essere e non è stato. Che non è accettazione supina, nè fatalismo...io non sono certo il tipo da accettare la realtà passivamente...ma il riconoscimento di una certa situazione e la mia attitudine a lasciarla evolvere naturalmente, concedendomi la libertà dell'imprevisto. Si, decisamente più saggio lasciarsi andare al gioco, alla leggerezza, alle coincidenze.     Ehm...c'è qualche anima buona che me lo ricorda il prossimo mese? (...che a buttarmi a mare di fatica ne farebbe molta ma molta di più...!)