IdV SONDRIO

i giudici condannano i giudici corrotti... quindi possono condannare gli AVVOCATI corrotti


 Intercettazioni come questa hanno incastrato il gruppo che al Tar del Lazio decideva chi doveva vincere i ricorsi a suon di tangenti. In carcere sono finiti Franco De Bernardi, magistrato della seconda sezione quater, l’avvocato Matilde De Paola e Giorgio Cerruti, considerato uno degli intermediari delle tangenti.Gli altri due, Marco Pinti e Francesco De Sanctis, sono ai domiciliari insieme all’ex presidente della Popolare di Spoleto, Giovannino Antonini, e all’amministratore delegato della ICS Grandi Lavori, Franco Clementi. Fra gli indagati, il fondatore dell’impresa di costruzioni Claudio Salini e due ufficiali, l’ammiraglio di squadra Marcantonio Trevisani, da cinque anni presidente del Centro alti studi per la difesa, la principale scuola di formazione degli ufficiali italiani, e il suo collega Luciano Callini, ai vertici dello stato maggiore della Difesa, nei mesi scorsi consulente del caso dei due marò indagati in India per omicidio.Sarebbero tante le cause pilotate contestate dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Stefano Pesci. E le tangenti ammonterebbero a 10-50 mila euro, ricostruite grazie alle conversazioni intercettate per un anno dai carabinieri del Noe, al comando del capitano Pietro Rajola Pescarini. La promessa di 50 mila euro avrebbe permesso all’ex presidente della Popolare di Spoleto di vincere il ricorso contro il ministero dell’Economia che aveva commissariato la banca per un buco di diversi milioni di euro. La vittoria sarebbe stata propiziata da una cena al ristorante «Il Caminetto», ai Parioli, dove il 27 febbraio scorso Cerruti avrebbe invitato il giudice, Antonini e un non ancora identificato monsignore. «Cerruti, soggetto pregiudicato per reati gravi di criminalità economica», scrive il gip Maria Paola Tomaselli nelle 101 pagine dell’ordinanza, aveva «un proprio personale interesse all’esito favorevole del ricorso avendo egli goduto di un trattamento assolutamente privilegiato durante la gestione della banca da parte di Antonini». Anche la ICS Grandi Lavori avrebbe vinto il suo ricorso pagando una tangente, sconfiggendo quindi il Campidoglio che aveva assegnato a un’altra impresa l’appalto da 25 milioni di euro per la costruzione del ponte della Scafa.