RACCONTO E ASCOLTO

Caporalato


Sono le sei di mattina…una fila silenziosa di ragazzi aspetta…I cancelli della fabbrica sono ancora chiusi, ma forse lì c’è una speranza…Orami la speranza se ne sta andando…33 anni sei vecchio…Ti aggrappi a quella telefonata dell’agenzia interinale…Vai lì, che forse per un paio di settimane c’è lavoro. Non si parla, è ancora buio,, l’umidità ti entra nelle ossa…scruti il tuo vicino di fila…chissà chi sarà il fortunato. Poi arriva lui. Vi mette in fila, disperati nel grigio di quest’ inverno che non se ne vuole andare. Entrate, in silenzio ascoltate gli ordini….rompete la fila e lavorate.  Lavori duro, i tuoi vestiti si imbrattano di sporco che non è tuo, ma ce la stai mettendo tutta. Hai bisogno disperato di quella settimana di lavoro per dimostrarti che nel tunnel c’è una luce… Passa l’ora…Lui torna. Vi chiama, vi avvicinate  “Tu…tu…tu…” gli altri grazie, ma sarà per la prossima volta. Ti senti vuoto, vecchio, disperato…sono le sette e mezza di mattina…torni a casa guardando le strade che si animano di volti che vanno verso una meta, tu torni a casa in silenzio con la morte dentro a spogliarti di quei vestiti imbrattati di uno sporco che non ti appartiene.  Questo post non  è una storia, è una denuncia. La madre del ragazzo non vuol parlare, il ragazzo non parla, ma qui nell'opulento e ligio nord est si assume così...a nero e a disperazione.