I HATE SUPERMARKET

IN FONDO...C'E' CHI STA PEGGIO


In fondo c'è chi sta peggio. E' una frase che sento rimbalzare continuamente, o forse, sentendola troppo spesso sono diventata "iper sensibile al prodotto".E' vero, c'è indubbiamente chi sta peggio. Solo che non immaginavo stessimo partecipando ad una gara. Esistono graduatorie come per i concorsi? Chi ha figli a carico ha maggior diritto alla lamentela ma solo oltre le 50 ore lavorative? O la percezione di un disagio è direttamente proporzionale all'anzianità di servizio?Non capisco. E non è retorica, non capisco veramente. Seguendo la logica di alcuni ragionamenti, la categoria dei lavoratori del commercio praticamente "non ha di che lamentarsi"; sul web la frase più ripetuta sembra essere "in molti vorrebbero lavorare la posto loro la domenica pur di arrivare alla fine del mese", dimenticando, però, che se sei disoccupato, forse non è poi così prioritario fare acquisti durante i week end, vista la triste assenza di prolungati orari lavorativi. Senza contare poi che, davanti alle manifestazioni di disagio di una nutrita categoria, non mi verrebbe mai in mente di levare gli scudi per convincerli che "dopotutto c'è chi sta peggio". Non lo so, avete mai visto un gruppo di commessi pararsi davanti ad un corteo di metalmeccanici per dirgli "non capisco di cosa vi lamentiate"? Surreale no? Ed è anche abbastanza ovvio, non capire. La manifestazione ed il dissenso nascono proprio per far conoscere e condividere le proprie ragioni con chi, per diverse occupazioni e stili di vita, non sa cosa effettivamente significhi svolgere determinati tipi di lavoro e quali problemi comportino. Ogni tipologia di lavoro implica certe difficoltà, che possono essere gravi, come nel caso di mansioni pericolose, responsabilità elevate ecc. Ma dai lontani tempi della rivoluzione industriale si è sempre cercato di apportare dei miglioramenti alle condizioni di lavoro, sia per quanto riguarda la sicurezza che per la qualità della vita. Perchè mai ora dovremmo giocare al ribasso?E' innegabile che i rischi che corre un minatore  non sono neppure lontanamente paragonabili a quelli dei commessi; è altrettanto innegabile che  trascorrere 10-12 ore lavorative ed effettive,  in diverse occasioni senza giornata di riposo, alla lunga possa concorrere a generare concrete possibilità di rischio (vedi incidenti stradali, danni da stress correlato ecc). Mai sentito parlare di inventari che iniziano alle 7 del mattino e finiscono alle 23, con una sola ora di pausa (pizza gentilmente offerta dalla direzione)?  Oppure di allestimenti di punti vendita in cui si sa a che ora si inizia ma non è lecito sapere a che ora si finisce? Casi limite? Certo, ma non così inusuali e sporadici come si vorrebbe far credere.C'è sempre (disgraziatamente) chi sta peggio. Ma forse è giunta l'ora di iniziare a puntare al meglio. Cosa a cui, sicuramente, nessuno di noi è più abituato.Esiste una cura per tutto ciò: si chiama cultura. E non mi riferisco allo sterile "pezzo di carta". Si può continuare ad imparare per tutta la vita, anche senza dover per forza frequentare master e dottorati. Basterebbe ricordare come si fa ad ascoltare. Basterebbe imparare il rispetto delle idee altrui. E a non trincearsi dietro alle proprie convinzioni. Continua...