I HATE SUPERMARKET

CULTURA IN VASETTO (alias...cultura nel cesso?)


Perdonate il gioco di parole del titolo...è un pò arzigogolato ma è quello che mi sta frullando nella testa: il misterioso nesso fra l'attuale modus vivendi, che prevede una cultura sempre più usa e getta (quasi fosse in un vasetto, appunto, alla stregua delle conserve e degli yogurt) ed il suo relativo impoverimento (da qui "vasetto"..come quello che i bimbi utilizzano per le loro funzioni corporali).La vita è sicuramente un continuo divenire, tutto si elabora, muta ed evolve (anche la nostra lingua), quindi non sono sicuramente una paladina del lessico ricercato o una purista del linguaggio. Molte volte inciampo in qualche errore di sintassi e di questo chiedo venia. Tuttavia sono ancora in grado di dispiacermi per questo: ossia sbaglio ma riesco ancora a pentirmene, tento di correggermi, accetto la critica.La maggior parte delle persone con cui mi rapporto, invece, andrebbe perseguita per omicidio culturale intenzionale. VI PREGO: riportiamo in vita l'utilizzo della lingua italiana! Durante una delle mie varie escursioni in rete alla ricerca di notizie, mi sono imbattuta in alcune allarmanti dicharazioni in cui si diceva che, nonostante il nostro dizionario preveda non so quante miriadi di parole, nell'uso comune (e ancor più in quello di internet e degli sms) queste vengono ridotte all'incirca a 500! C I N Q U E C E N TO ! ! !Di questo lento suicidio culturale ho quotidiane ed inconfutabili prove, di cui offro qualche esempio:"Signora questo modulo va compilato fronte e retro..." - due secondi dopo il foglio mi viene restituito privo delle firme sulla seconda facciata. "Mi scusi..mancano le firme.." faccio notare con un sorriso. Risposta sprezzante: "Beh, me lo poteva anche dire che dovevo girarlo...mi dice retro..io guardo sotto!" Ancora più sconcertante il commento del mio supervisore non appena la cliente si è allontanata: "E' colpa tua..parli troppo difficile..le persone non ti capiscono e si offendono.."E' vero: la bravura di una persona sta nel saper esprimere i concetti più elaborati con le parole più semplici, in modo che anche le persone meno argute possano renderli propri...Io però replico questo: 1) visto che i commessi di un supermercato sono considerati alla pari dei cerebrolesi dalla maggior parte della società, questo mi esclude automaticamente dalle persone più argute; 2) le persone semplici non si devono atteggiare a detentori del sapere e poi offendersi quando la loro ignoranza emerge spontaneamente.Non ho mai, e sottolineo MAI, fatto notare a nessuno di "aver sbagliato", e mi rendo conto che  raccontandomi in queste righe di sfogo potrò risultare antipatica e arrogante, visto che lo faccio in questa sede, ma credetemi, il fine è un altro. Sono solo stufa, nonchè rattristata dal fatto che l'ottusità e i luoghi comuni mi imprigionino nello stereotipo di commessa scema, e di venir spesso giudicata da persone che non hanno alcun tipo di competenza per farlo. Espressioni ridicole ora stanno diventando regole grammaticali: "scendi il cane che lo piscio", "aspetti che le esco le monete", "avete i cd ricaricabili (leggi riscrivibili)", "io volessi.." Insomma la lista è lunga. Ma la mazzata vera e propria arriva quando, trinceandomi dietro ad un cordiale sorriso, cerco di comprendere quello che il cliente  mi sta chiedendo e faccio qualche domanda. Improvvisamente IO divento quella scema!!! "Signorina..come non ha capito, parlo italiano sa?"Amici è la fine: VI PREGO AIUTIAMOCI A NON REGREDIRE nell'epoca del progresso..