L'araba fenice

Gli argini e il fiume


 ” Domandare perchè vi sia il male nell’esistenza, è lo stesso che domandare perchè vi sia l’imperfezione, o in altri termini perchè addirittura esista una creazione. Consideriamo come ammesso che le cose non possano andare altrimenti, che la creazione debba essere imperfetta, debba essere graduale, e che sia ozioso domandare: perchè esistiamo? Invece il vero quesito che ci dobbiamo porre è questo: l’imperfezione è la verità finale? cioè il male è assoluto e definitivo? Il fiume ha i suoi argini, le sue rive; ma un fiume consiste tutto nelle rive?….La corrente del mondo ha i suoi argini, non potrebbe altrimenti esistere; il suo fine però non consiste negli argini che la contengono, ma nel suo movimento diretto verso la perfezione. Non è meraviglia che debbano esistere in questo mondo contrarietà e pene, ma che vi siano la legge e l’ordine, la bellezza e il piacere, la bontà e l’amore… L’uomo ha trovato il gran paradosso che il limitato non è racchiuso nei suoi limiti, ma è sempre mobile, e si spoglia quindi ad ogni istante della sua qualità di limitato. In realtà, imperfezione non vuol dire negazione della perfezione, il finito non è in contraddizione coll’infinito; essi sono semplicemente il tutto che si manifesta nelle parti, l’infinito che si rivela nei limiti. Il dolore che è la sensazione della nostra finitezza, non è cosa stabile; non è fine in se stesso, come è il piacere; l’incontrarcisi fa comprendere che esso non ha parte nella vera permanenza della creazione, è quello che l’errore è nella vita intellettuale. Riandando alla storia del progresso scientifico, ci aggiriamo come in un labirinto di errori che la scienza ha accreditati nelle varie epoche. Tuttavia nessuno penserà sul serio che la scienza sia il vero mezzo per diffondere l’errore. La progressiva conquista del vero è il fatto che importa tener presente nella storia della scienza, non le sue innumerevoli aberrazioni. L’errore per sua natura non può essere stabile…come l’errore intellettuale, così il male di qualunque altra specie, ha per sua stessa essenza l’instabilità…Ad ogni attimo viene modificato dal complesso delle cose ed il suo aspetto rimane mutevole; noi ne esageriamo l’importanza immaginandolo in stato di permanenza…E’ come se calcolassimo il peso dell’aria che grava su ogni pollice quadrato del nostro corpo, per dedurre che deve essere tale da schiacciarci. ”